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Ieri, sabato, forze aeree e navali cinesi hanno condotto una grande esercitazione militare intorno a Taiwan, l’isola di fatto indipendente ma de jure parte di una sola Cina. Il giorno prima a Camp David, in America il presidente USA Joseph Biden, il Primo Ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sud coreano Yoon Suk Yeol si sono incontrati per rafforzare la cooperazione militare trilaterale, tesa evidentemente contro Pechino.

Nelle stesse ore la seconda società immobiliare cinese, Evergrande, dichiarava ufficialmente di essere in bancarotta negli Stati Uniti, dove era quotata in borsa. Molti giornali del mondo hanno sostenuto che questo poteva essere l’inizio di una crisi finanziaria in Cina.

Probabilmente non è così. La Cina ha una moneta non liberamente convertibile quindi è impossibile una fuga improvvisa di capitali che causi il crollo della sua Borsa. Inoltre Pechino ha oltre 3.000 miliardi di dollari di riserve ed è in grado di difendersi da qualunque attacco speculativo anche sul mercato di Hong Kong.

Resta comunque il punto che il settore immobiliare, per 25 anni principale motore economico nazionale, oggi è fermo. Tentativi di riattivare l’economia su altre basi sono in corso ma i risultati si vedranno in un arco di tre o nove mesi. Per allora sapremo se e quanto l’economia si sarà rimessa in moto.

Lo stallo economico cinese e la tensione politica intorno al paese non aiutano le difficoltà della Germania, oggi sull’orlo di una recessione. La Germania è il principale partner economico europeo della Cina. Le difficoltà tedesche è possibile che si riflettano poi in Italia, di fatto, per tanti versi terzista della Germania.

Non vi sono certezze che questo scenario oscuro si realizzi, ma di certo l’orizzonte è estremamente incerto, volatile. È quindi possibile che le elezioni europee dell’inizio di giugno 2024 si svolgano in mezzo a una crisi economica europea e forse italiana e in un clima internazionale molto teso in cui i problemi asiatici si sommeranno a quelli di una guerra in Ucraina ancora inconclusa. Nei giorni scorsi l’Atlantic Council avvertiva che gli Usa e i suoi alleati devono essere pronti a un conflitto su due fronti, europeo e asiatico.

Allora forse i partiti di governo, che contano di vincere quelle elezioni, dovrebbero pensare oggi a come attivare l’economia per evitare la crisi incombente.

Le opposizioni possono avere interesse a vivere giorno per giorno e aspettare lungo il fiume che il governo di Giorgia Meloni venga travolto dagli eventi. Meloni viceversa ha un interesse a evitare o limitare la crisi economica che potrebbe arrivare fra tre o sei mesi.

In questo scenario, se vuole vincere le elezioni, il governo deve concentrarsi sull’economia. La questione dei migranti può passare in cavalleria. È un problema solo se questo spauracchio viene agitato, e oggi nessuno ha interesse ad agitarlo.

L’economia è diversa. Essa colpisce tutti che si voglia nasconderla o no. Qui non ci sono arcani. Nel breve periodo servono i fondi del Pnrr per rilanciare la crescita e nel medio lungo periodo servono le liberalizzazioni per traghettare il paese attraverso tempi che si promettono procellosi.

Se il governo deciderà di affrontare di petto questi due dossier, certo complicati pagherà un prezzo nei sondaggi di opinione delle prossime settimane, ma avrà l’opportunità di vincere le elezioni in giugno.

Se viceversa cercherà di navigare evitando di affrontare i problemi nelle prossime settimane potrebbe salire nei sondaggi di opinione ma crollare alle europee. Per affrontare le grandi sfide politiche ed economiche di questi due dossier forse c’è anche bisogno di riquadrare la squadra di governo che fino adesso forse non ha espresso il meglio di sé.

L’opposizione in questa situazione dovrebbe incalzare il governo preparandosi nel dettaglio e con puntualità sia sul Pnrr sia sulle liberalizzazioni. Non è più il momento di cercare rifugi in facili slogan populisti. Ci sono gravissimi problemi politici internazionali e serie questioni economiche che non permettono trovate estemporanee.

Il governo e l’opposizione dovrebbero farlo pensando al loro successo elettorale. Per una volta infatti l’interesse del paese e quello delle forze politiche può coincidere. Se i partiti non affronteranno per tempo i gravi problemi che si stagliano all’orizzonte non importerà chi vince le europee perché allora il paese potrebbe essere già in balia delle onde.

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