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La dichiarazione di Pierluigi Bersani sul caccia F35 di ieri sconcerta per i contenuti e il metodo.

La ricerca del consenso non può prescindere infatti da una consapevolezza del significato delle proprie parole in termini di strategia per il Paese e da una conoscenza dell’argomento.

Ci sono almeno due aspetti nell’analizzare il problema: quello strategico-militare e quello tecnologico-industriale; dopo si parlerà del costo.

Il nostro Paese ha scelto aerei a decollo verticale (utilizzando principalmente due navi portaereomobili, prive di rampa di lancio) come uno dei mezzi più importanti per offrire copertura aerea alle nostre navi e ai nostri militari nelle diverse situazioni in cui essi operano.

Gli aerei utilizzati fino ad oggi (Sea Harrier della Bae), sono ormai a fine esercizio, privi addirittura di un’adeguata ricambistica. Non prevedere il loro rimpiazzo (l’F35 è offerto in una versione a decollo verticale, appunto) significa eliminare una parte fondamentale della nostra potenzialità operativa con serie preoccupazioni sulla sicurezza dei nostri uomini. A meno che non si voglia mettere in discussione il nostro ruolo internazionale e le nostre alleanze. Ma allora il discorso cambia.

Da un punto di vista tecnologico l’F35 è la punta più avanzata della ricerca mondiale nel campo dell’aeronautica, dell’elettronica, dei materiali. Essere coinvolti in questo progetto significa partecipare a una grande sfida tecnologica che coinvolge parte del nostro sistema industriale con ricadute dirette (molte aziende anche di piccole dimensioni sono già coinvolte nelle realizzazione di componenti del nuovo aereo) e indirette in termini di acquisizione di tecnologia. Non dimentichiamo infine che per produrre questo aereo è stato costruito con risorse pubbliche un nuovo stabilimento a Cameri, all’interno di una base della nostra aviazione.

Tutto questo senza dimenticare lo scenario complessivo in cui ci troviamo, i rapporti fra l’Occidente e le nuove potenze mondiali. Uno dei fattori di equilibrio fino a oggi è stata la superiorità tecnologica dello stesso Occidente. Oggi russi e cinesi stanno riprendendo gli investimenti nel campo aereonautico con ciò squilibrando la situazione attuale.

Consapevoli di tutto ciò possiamo affrontare i punti di forza e di debolezza del progetto F35, i ritardi, il problema dei costi, senza dubbio elevati e non ancora finali, valutando tutte le variabili e i diversi scenari che si comporranno scegliendo le soluzioni più opportune per il nostro Paese. Ora purtroppo siamo fermi solo a una propaganda elettorale che non ha ancora imparato a parlare ai cittadini con serietà e concretezza.

Nicolò Tivoli

Perché sugli F35 Bersani sbaglia

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