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Dopo Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina, anche l’India si è unita alle fila del ristretto gruppo di Paesi che hanno effettuato con successo un atterraggio sul suolo lunare. Seguita da tutti con il fiato sospeso, il successo della missione Chandrayaan-3 partita il 14 luglio, è arrivato dopo quasi 4 anni dall’ultimo fallimentare tentativo e segna così un traguardo significativo per l’intero settore spaziale indiano che ha dimostrato notevoli capacità tecnologiche. Il modulo lunare senza equipaggio, un lander con all’interno un rover, è infatti atterrato oggi alle 14:34 ora italiana vicino al Polo sud della Luna. Questa zona, finora ancora inesplorata, è stata scelta per il suo promettente potenziale di contenere riserve di acqua ghiacciata e materiali preziosi.

La missione

Mentre Chandrayaan-3  atterrava con successo sulla Luna, nella diretta video (disponibile sotto) seguita da più di 7 milioni di persone si vede il primo ministro indiano (in collegamento dal Sud Africa per presenziare alla riunione dei Paesi Brics), Narendra Modi, sventolare sorridente la bandiera del Paese, con in sottofondo i festeggiamenti dei diversi esperti e scienziati dell’Indian space research organisation (Isro) che coordinavano le operazioni. “L’India è ora sulla Luna e il cielo non è il limite”, ha commentato Modi. Si è trattato infatti di un atterraggio impegnativo e non senza rischi – soprattutto nell’ultimo tratto – che ha richiesto un’accurata pianificazione e algoritmi avanzati per superare la superficie accidentata e piena di crateri che rende molto complesso l’allunaggio.

Il riscatto

La riuscita della missione Chandrayaan-3 rappresenta un vero e proprio riscatto per l’India spaziale dopo il fallimento del tentativo del 2019. L’Isro in quell’occasione aveva infatti perso il contatto con il razzo poco prima del contatto con la superficie. Un riscatto che si esprime anche nella dimensione della competizione geopolitica, considerando la strategicità crescente del settore spaziale e l’accesa competizione internazionale intorno all’esplorazione e allo sfruttamento della Luna. Il successo indiano arriva infatti a pochi giorni dal fallimento di un’impresa simile da parte di Mosca e poco prima che un lander dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa, lo Smart lander for investigating moon, venga lanciato il 25 agosto con l’obiettivo di atterrare in circa 5 mesi vicino al cratere Shioli, a 13 gradi di latitudine sud sulla Luna.

Il flop russo

La notizia del successo indiano arriva quindi con tempismo, proprio dopo il fallimento di Mosca. Luna-25, un lander del peso di circa 1750 chili che trasportava un pacchetto di strumenti scientifici di circa 30 chili, sarebbe dovuta essere la prima missione russa sulla Luna dopo circa 47 anni con un atterraggio previsto vicino al cratere Boguslawsky, a circa 70 gradi di latitudine sud, nella regione polare meridionale della Luna. L’obiettivo di Luna-25, analogamente a quello di Chandrayaan-3  era di studiare il ghiaccio del polo sud della Luna per comprendere la formazione del satellite. L’analisi del ghiaccio avrebbe permesso agli scienziati di “teorizzare come l’acqua sia apparsa sulla superficie del satellite naturale della Terra e se questo processo sia legato alla comparsa dell’acqua sulla Terra”, secondo uno scienziato citato dall’agenzia di stampa statale russa Tass e ripreso dal Financial Times. Tuttavia, durante una manovra pianificata il 19 agosto, si è verificata una “situazione di emergenza a bordo della stazione automatica, che non ha permesso di eseguire la manovra con i parametri specificati”, portando così al fallimento della missione. La manovra avrebbe dovuto posizionare la navicella in un’orbita di “pre-atterraggio” intorno alla Luna, ma un’anomalia a bordo ha causato una deviazione dai parametri previsti, spingendo il veicolo fuori rotta e causando la collisione con la superficie lunare. Adesso “una commissione interdipartimentale appositamente costituita si occuperà di chiarire le ragioni della perdita di Luna-25”, come si legge nel comunicato di Roscosmos. La missione Luna-25 era però già partita con il piede sbagliato, accumulando anni di ritardi per problemi tecnici e risorse limitate. Non solo, a causa della guerra la missione aveva anche perso la preziosa collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa) che prevedeva di testare un sistema di telecamere di navigazione sul lander. Tale fallimento evidenzia la necessità per la Russia di rivedere le proprie strategie e competenze industriali nello spazio, in un contesto in cui la tecnologia spaziale sta avanzando rapidamente e le sfide aumentano a una velocità senza precedenti. Questo ha rappresentato un duro colpo per l’agenzia spaziale russa, che sperava così di dimostrare le proprie capacità tecnologiche nell’esplorazione spaziale e di competere con altre nazioni nella corsa all’esplorazione lunare. Ora la sfida lunare è ancora più aperta.

[Immagine: Isro]

India potenza spaziale. Il successo della missione sulla Luna

È proprio il caso di dire: missione compiuta. Con il successo dell’atterraggio della missione Chandrayaan-3 sul Polo sud lunare (che arriva a pochi giorni dal fallimento russo), l’India è diventato il quarto Paese al mondo ad aver ottenuto un risultato simile, facendola tornare alla ribalta della competizione spaziale

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