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A 48 ore dall’annuncio del governo di procedere con una imposta straordinaria sui margini extra maturati dalle banche nel 2022 per effetto del rialzo dei tassi (aliquota al 40% sull’eccedenza di almeno il 5% tra i profitti 2022 e 2021 ma con un tetto massimo pari allo 0,1% degli attivi di ogni istituto), è lecito chiedersi se e come una simile decisione potesse essere gestita diversamente.

La Borsa, dopo il terremoto iniziale costato alle banche nove miliardi di capitalizzazione, ha smaltito e ripreso fiato. Ma forse proprio questo è il punto. In molti si chiedono se il mercato, gli investitori, i trader e gli stessi manager alla guida degli istituti, non richiedessero un trattamento diverso, un tocco più morbido. Perché, si sa, quando ci sono di mezzo i mercati bisogna prestare la massima attenzione. Magari l’imposta straordinaria (bocciata per la cronaca da Moody’s nelle scorse ore) poteva essere raccontata in modo più approfondito, spiegandone ratio e impatto sul sistema, invece che fermarsi alla sintesi estrema?

Domande direttamente girate a Marcello Presicci, manager nel settore della comunicazione e delle relazioni istituzionali, docente alla Luiss Business School e presidente dell’Advisory Board Fondazione Educazione Finanziaria, costituito dall’Abi, l’Associazione delle banche italiane il cui comitato di presidenza si è riunito con urgenza in pieno agosto per trovare una posizione comune e ufficiale.

QUEL CONFRONTO MANCATO

“Sicuramente, parlo da osservatore e da formatore, si tratta di una mossa politica notevole da parte dell’attuale esecutivo. Come è noto la misura è stata in passato accennata ma mai realizzata nella sua congruità dalla sinistra o da altre forze politiche minori. Non a caso la decisione di tassare le banche sugli extraprofitti è stata accolta con soddisfazione proprio dai partiti d’opposizione, generando una strana commistione di rivendicazioni politiche in cui sfumano i confini tra sinistra e destra”, premette Presicci.

Che poi arriva al punto. “Credo che questa mossa porterà certamente un vantaggio, in termini di consenso, sull’elettorato di destra populista e anti-establishment che fondamentalmente non ama molto il sistema bancario. Tuttavia avrei optato per una strategia comunicativa e relazionale differente, volta a coinvolgere maggiormente in principio proprio le banche. Ricordiamo che si tratta di un processo decisionale molto delicato, visti anche i precedenti negativi in termini di extra profitti energetici (governo Draghi) con i vari ricorsi e impugnazioni da parte delle aziende energetiche. In virtù di questo una concertazione preventiva con gli attori implicati sarebbe stata più idonea, quantomeno per calibrare dapprima alcuni tecnicismi e percentuali di impatto precise”.

COMUNICARE BENE PER CAPIRE TUTTI

Di qui una prima considerazione. “Non a caso il ministro Giorgetti è intervenuto all’indomani del Consiglio dei ministri ribadendo come ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, la misura prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo. In secondo luogo quello però che la presidente Meloni ha contestualizzato al meglio è stata la conseguenza di questa misura, vale a dire la critica alla politica monetaria della Bce colpevole di aver alzato i tassi a ripetizione, senza mai un attimo di tregua, facendo schizzare il costo del denaro e, quindi, rendendo più vessatorie per i cittadini le condizioni di prestiti e mutui. Ho trovato questo passaggio comunicativamente convincente. Meno convincente il timing comunicativo, come può una misura così importante come una tassazione straordinaria venir diffusa insieme a provvedimenti come gli algoritmi dei voli, le licenze dei taxi, i piromani?”.

RISPARMIATORI AL CENTRO

Presicci sposta poi il baricentro sulla stessa misura voluta dal governo Meloni, con le dovute precauzioni. “Non entro nel merito della legittimità o meno della norma poiché le due correnti di pensiero, tassa giusta o freno al libero mercato, hanno entrambe solide logiche di pensiero per corroborare questo ragionamento. Credo, e spero, che la norma non si riverberi negativamente in ultima istanza sui clienti o che non vada, soprattutto, a minare la fiducia sul sistema Italia percepita all’estero. Sui titolari di conti correnti è opportuno ricordare come il responsabile del Mef aveva già sottolineato tempo fa come le banche avessero fatto registrare significativi miglioramenti sul fronte della redditività per effetto del miglioramento del margine di interesse, dopo le decisioni di politica monetaria della Bce”.

Ma “allo stesso tempo, però, lamentava, come gli interessi sul credito erogato alla clientela che ‘non sta trovando un altrettanto solerte adeguamento degli interessi riconosciuti alla clientela sulla raccolta. Una dinamica che il governo non può trascurare’. Alla luce di queste parole non sorprende quindi tanto il provvedimento in sé sugli extra profitti delle banche, quanto la poca chiarezza nella sua illustrazione e l’assenza di coinvolgimento a priori degli stakeholder di riferimento”.

MAI DIMENTICARE LE BANCHE

C’è spazio poi per una ultima considerazione, sul versante bancario stavolta. “Corre l’obbligo rammentare le parole del presidente dell’Abi Antonio Patuelli quando affermava, a margine dell’Assemblea annuale dell’Abi, come le banche ‘sopportano da anni una pressione fiscale più elevata del 3,5% rispetto alle altre imprese, con un’Ires del 27,5% rispetto all’aliquota ordinaria del 24%, cui si aggiunge il 26% di ritenuta di acconto per i dividendi dei risparmiatori azionisti’. L’irritazione dei bancari non può quindi sorprendere l’opinione pubblica. In conclusione, come affermato dal più importante banchiere italiano lo scorso maggio, auspichiamo che questi prelievi aggiuntivi vengano utilizzati per far fronte alla maggiore emergenza sociale del Paese, quella della crescita delle disuguaglianze, adottando misure per chi si trova in maggiore difficoltà. L’apertura di Carlo Messina (ceo di Intesa, ndr) quindi è stata condizionata ad un utilizzo giustificato per il sociale”.

Oltre gli extraprofitti. Il governo è scivolato sulla comunicazione, dice Presicci (Luiss)

“Avrei optato per una strategia comunicativa e relazionale differente, volta a coinvolgere maggiormente in principio proprio le banche”. Il commento del docente della Luiss Business School e presidente dell’Advisory Board Fondazione educazione finanziaria, costituito dall’Abi, Marcello Presicci

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