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Pare che Napoleone non fosse l’unico a pensare che “un soldato combatterà a lungo e duramente per un pezzo di nastro colorato”. In “Orders of Merit and Ceo Compensation: Evidence from a Natural Experiment”, un working paper finanziato dal Centre for Applied Research in Finance (Carefin) della Bocconi, Linus Siming (Dipartimento di Finanza dell’università privata milanese) non si limita a condividere l’opinione, ma si spinge oltre, raccogliendo prove convincenti della correttezza dell’aforisma di Napoleone.

Grazie a un esperimento quasi-naturale, l’autore osserva che gli amministratori delegati chiedono retribuzioni maggiori dopo che un cambiamento della legislazione svedese li ha esclusi dall’assegnazione di onorificenze statali (specificamente, ordini di merito), suggerendo che tali onorificenze funzionavano da sostituti, almeno parziali, della retribuzione.

“Mentre gran parte della letteratura corrente si occupa di incentivi monetari (come bonus o stock option) o di benefit aziendali (come auto o aerei privati), il ruolo giocato dai beni posizionali –ovvero beni che non sono importanti per il loro valore commerciale, ma per la loro desiderabilità – rimane piuttosto inesplorata nella ricerca accademica”.

Risulta un solo altro paper recente che punta nella stessa direzione e suggerisce che “gli amministratori delegati delle imprese comprese nella lista Fortune 100 delle imprese più ammirate guadagnano in media il 9% in meno rispetto a chi ricopre la stessa posizione in imprese comparabili”. Questa può essere una delle ragioni per cui il lavoro di Siming ha suscitato l’interesse della stampa internazionale (vedi The Economist, A bit of coloured ribbon).

Il presupposto dell’idea dell’autore (e di Napoleone) è semplice: “Gli amministratori delegati (come i soldati) sono efficacemente motivati nelle loro azioni dal pubblico riconoscimento dei loro sforzi, ottenuto attraverso l’assegnazione di ordini di merito. Un incentivo reputazionale di questo genere può sostituire quelli monetari al punto che, ceteris paribus, gli amministratori delegati che lo hanno ricevuto saranno disposti ad accettare una remunerazione inferiore rispetto a quelli che non ne sono stati insigniti. Anche se formulare un’aspettativa simile può essere facile, la raccolta dell’evidenza empirica presenta molte difficoltà, dal momento che non è facile stabilire, ex ante, se un amministratore delegato riceverà o meno un riconoscimento”.

I governi sono avvisati: “La prossima volta che dovranno decidere se tagliare un’onorificenza, sappiano che ciò ha un prezzo e che saranno gli azionisti a pagarlo per bilanciare la perdita subita dai loro amministratori delegati”.

Una medaglia al petto? Vale più dei bonus per i top manager

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