Skip to main content

Finito il tempo del dividendo di pace garantito dalla Nato, l’era bellica in cui ci troviamo può essere compresa e interpretata solo attraverso lo strumento della nuova ‘pax europaea’, da costruire attraverso la difesa europea. Lo spunto, offerto dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen da Aquisgrana dove le è stato consegnato il premio Carlo Magno, ha una doppia finalità: da un lato cementare ulteriormente la relazione tra Nato e i partner transatlantici, basilare per i destini del vecchio continente dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi; e dall’altro utilizzare il caso ucraino al fine di costruire una nuova strada per la difesa continentale dell’Ue, con la necessità sempre più urgente di investire nella sicurezza.

Il nuovo ordine

La consapevolezza europea parte da un presupposto: dal momento che, come osservato da Von der Leyen gli avversari “delle nostre società democratiche aperte si sono riarmati e rimobilitati e non c’è esempio più grande della brutale e spietata guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina”, occorre prendere provvedimenti strutturali. Il riferimento è agli 800 miliardi di euro per la difesa, passaggio che segna una discontinuità con il recente passato. Ma non è tutto, perché la difesa è una parte del complesso puzzle che andrà messo in ordine al fine di rendere l’Ue pronta al nuovo ordine mondiale che sta emergendo. Quando Von der Leyen chiede di “plasmarlo”, senza “accettare le conseguenze che questo avrà per l’Europa e il mondo”, apre di fatto ad una fase del tutto diversa dell’Europa così come l’abbiamo conosciuta, perché punta alla cosiddetta indipendenza europea. Un elemento che verosimilmente spazia dalla difesa al commercio, dall’approvvigionamento energetico al sistema di regole.

Il concetto ampio di difesa

Restando per un attimo al tema difesa, è utile allargarne il perimetro: così come osservato dal premier Giorgia Meloni in occasione delle ultime comunicazioni alle camere pre-vertice europeo, il concetto stesso di difesa appare con maglie meno rigide rispetto a ieri. Dall’avvento dell’intelligenza artificiale in poi, passando per le reti, i cavi sottomarini, i gasdotti, si sono moltiplicati i settori dove attuare una difesa comune e davvero larga. Per questa ragione la guerra ibrida si è affiancata a quella tradizionale e sempre per la medesima ragione l’investimento richiesto non tocca solo caccia, munizioni e carri armati.

In questa direzione va letto l’allarme lanciato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano sull’aumento esponenziale dei cyberattacchi (“sempre più pervasivi ed efficaci, grazie all’impiego di nuove tecnologie – come l’intelligenza artificiale – e a un’organizzazione degli hacker sempre più strutturata”) che vanno affrontati anche grazie alla collaborazione con l’ACN che è “decisiva”. A contempo ha spiegato che “la sicurezza non può essere garantita affidandoci in automatico soltanto a soluzioni tecnologiche e ingegneristiche: ma cammina sulle gambe delle donne e degli uomini che ne sono responsabili”.

Le prospettive europee e il banco di prova ucraino

Alla luce di tali considerazioni è di tutta evidenza che dall’Ucraina partono anche le prospettive europee per un disegno infrastrutturale del tutto nuovo, che sia pronto a camminare su proprie gambe e comprenda a fondo i cambiamenti geopolitici in atto. Una progettazione che giocoforza andrà impastata con una serie di altri elementi interconnessi, tutti nevralgici: come le divergenze di vedute in Europa su Kiev, il ruolo della Turchia di Erdogan come mediatore/attore, le decisioni dell’amministrazione americana, le intenzioni del paesi arabi e quelle del fronte, le altre emergenze nel versante mediterraneo.

Un momento di confronto anche su queste tematiche si terrà a Roma martedì prossimo, quando Giorgia Meloni riceverà a Palazzo Chigi il presidente francese Emmanuel Macron. Entrambi in queste ore si trovano in Asia, tra Astana e Singapore. Entrambi, che hanno metodi e traiettorie differenti, si confronteranno sui “principali temi dell’agenda bilaterale, europea e internazionale”, in primis l’Ucraina.

Dall'Ucraina alla nuova difesa, perché la pax europeae segna uno spartiacque

Dall’Ucraina partono anche le prospettive europee per un disegno infrastrutturale del tutto nuovo, che sia pronto a camminare su proprie gambe e comprenda a fondo i cambiamenti geopolitici in atto. Una progettazione che giocoforza andrà abbinata con una serie di altri elementi interconnessi, tutti nevralgici: come le divergenze di vedute in Europa su Kiev, il ruolo della Turchia di Erdogan come mediatore/attore, le decisioni dell’amministrazione americana, le intenzioni dei paesi arabi e quelle del fronte, le altre emergenze nel versante mediterraneo e il ruolo dell’Italia

Dal Pharma alla Difesa. L’idea di Palantir per potenziare la cantieristica Usa (con l’IA)

Di Riccardo Leoni e Andrea Macaluso

Mentre i cantieri cinesi sfornano navi da guerra a un ritmo industriale, la produzione americana è ferma ai tempi delle lavagne e delle telefonate. A lanciare l’allarme è Mike Gallagher, ex deputato al Congresso e oggi capo della divisione Difesa difesa di Palantir. Senza un’accelerazione tecnologica nel settore navale, gli Stati Uniti rischiano di non essere pronti a contenere la minaccia cinese. Secondo Gallagher, questa accelerazione potrà essere favorita in primis dallo Stato, nel solco di quanto fatto durante la pandemia da Covid-19

Così WeChat è entrata nello scontro Usa-Cina sul fentanyl

Il procuratore generale della Carolina del Nord, Jeff Jackson, ha pubblicamente accusato WeChat di essere diventata “un pilastro” del sistema di riciclaggio del denaro dei cartelli della droga, contribuendo a finanziare la crisi da fentanyl che ogni mese uccide migliaia di americani. È un cambio di paradigma per le accuse americane contro l’app di Tencent

Trump e Iran vicini a un accordo. Netanyahu pronto all’attacco?

Israele vede negativamente un accordo Usa-Iran. Il premier Netanyahu teme che possa compromettere la sicurezza dello Stato ebraico e della sua eredità politica. Ma Donald Trump pressa per un’intesa che possa aprire ad altre implementazioni: una linea apprezzata anche dal Golfo. Ma se Israele attacca l’Iran, tutto rischia di saltare e precipitare in un complesso conflitto regionale

La sfida Conte-Schlein per Chigi rischia di minare il campo largo. Parla Ignazi

I risultati elettorali nelle città non certificano l’unità del campo largo. Il problema principale resta la rivalità fra Pd e Movimento 5 Stelle. Conte ambisce a tornare a Palazzo Chigi e tenterà di sbarrare la strada del governo a Schlein. Le questioni di politica internazionale restano divisive, a partire dal conflitto in Ucraina. Mentre su Gaza c’è una sensibilità comune. Colloquio con il politologo Pietro Ignazi

Il modello SpaceX ormai ha raggiunto il plateau? L’opinione di Roberto Vittori

Il nono volo di prova del sistema Starship ha messo in luce criticità che rallentano l’ambizione di SpaceX verso Luna e Marte. L’instabilità in fase di rientro e il fallimento di più sistemi chiave indicano un possibile cambio di fase nel programma. Mentre l’approccio del “fail fast, fix faster” mostra i suoi limiti operativi, gli avanzamenti in ambito spaziali potrebbero tornare a essere guidati da soggetti istituzionali, sempre che ne siano capaci. Il commento dell’astronauta Roberto Vittori

Un Bitcoin contro la Cina. La cripto arma americana

Dalla Conferenza di Las Vegas il vicepresidente J.D. Vance infila le criptomonete nell’arsenale per battere il Dragone sul terreno della competitività. E anche alla Casa Bianca si accelera per la creazione di un mercato ad hoc

Kennedy Jr. chiude i rubinetti alla ricerca. L’Europa resta a guardare?

Tra tagli al Nih e stop ai vaccini, Washington fa un passo indietro su ricerca e innovazione. Bruxelles può guidare – o inseguire. Nel frattempo la Cina supera gli Usa nei trial clinici per i medicinali

Non Taurus, ma quasi. Berlino fa nuovi passi avanti sull'Ucraina

A meno di un mese dall’insediamento del nuovo cancelliere Friedrich Merz, la Germania cambia radicalmente approccio al conflitto ucraino. Più fondi, più cooperazione industriale e meno limiti all’uso delle armi sono le nuove parole d’ordine di Berlino

Cosa ottiene Meloni in Uzbekistan. 14 accordi siglati e “via Roma” a Samarcanda

Le relazioni sono solide da tempo e il governo sin dal 2023 si è impegnato nel portarle ad un altro livello con il partenariato strategico sulla base di interessi comuni, da cui nasce la volontà di cooperare su molte materie. Tutte le intese bilaterali

×

Iscriviti alla newsletter