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Il 16 luglio, il canale Telegram affiliato a Wagner “Reverse side of the medal” (Rsotm, 388mila iscritti) ha pubblicato un annuncio che offriva i servizi di Wagner agli Stati africani. Il post (nella foto) include un’immagine del film “Granite”, finanziato dall’oligarca proprietario della società di sicurezza, Yevgeny Prigozhin, che meno di due mesi fa ha sfidato il potere putiniano. Nella card c’era anche un indirizzo e-mail, apparentemente per consentire agli africani interessati di comunicare con Wagner.

Narrazioni e interessi

Il claim era scritto in francese: “La PMC (significa Private Military Company ed è l’acronimo internazionale delle società di sicurezza, ndr) Wagner offre i suoi servizi per garantire la sovranità degli Stati e proteggere il popolo africano da militanti e terroristi”. Il testo in piccolo sottolinea che “sono possibili varie forme di cooperazione”, a condizione che la cooperazione non “contraddica gli interessi della Russia”. Gli interessi della Russia non sono specificati, tuttavia è una nota non da poco se si considera che Prigozhin viene descritto come “un ribelle”, e testimonia che il capo della Wagner ha fatto ciò che ha fatto solo per scardinare il sistema di potere del ministero della Difesa. Ma la sua società resta un asset su cui la Russia deve in qualche modo contare.

In questa fase di riequilibrio del potere in corso tra la Wagner e il Cremlino, il fronte ucraino – dove i contractor hanno da sempre avuto un ruolo importante – è quello in cui ricadono gli effetti tattici e operativi, ma il quadrante africano è quello dal valore più strategico. Da anni, il ruolo della Wagner è determinante per segnare la presenza – e dunque l’influenza russa – nel continente. Una presenza giocata molto attorno ai concetti espressi nella pubblicità di Rsotm o di Granite, che ha permesso alla società di Prigozhin di ottenere contratti all’interno di contesti critici e sfruttarne, come ormai notissimo, le opportunità per guadagni propri e del sistema di potere a cui è connesso a Mosca. Uno degli ambienti più importanti per definire l’attività russa in Africa è la Repubblica Centrafricana (Rca), Paese al centro del continente non solo a livello geografico, ma anche perché simbolo paradigmatico delle complessità interne che hanno prodotto instabilità e povertà in diversi contesti africani.

Wagner a Bangui

Condizioni sfruttate dalla Wagner, e dalla Russia, per promuovere i propri servizi a discapito del ruolo che le organizzazioni internazionali e attività a guida occidentale. Recentemente, Alexander Ivanov, direttore dell’Unione degli ufficiali per la sicurezza internazionale (Cosi), ha rilasciato una dichiarazione sul canale Telegram della Cosi in merito al recente arrivo di decine di agenti Wagner nella Repubblica Centrafricana – un arrivo che segue una partenza documentata anche da Formiche.net, ipotizzando che i contractor non stessero lasciando il Paese, ma fosse in corso solo una rotazione delle truppe. Secondo le autorità statunitensi, Cosi è un’entità di facciata per il Gruppo Wagner nella Repubblica Centrafricana, e dunque quanto dice Ivanov è interpretabile come voce della società.

Nella dichiarazione, ha confermato la rotazione delle truppe Wagner, sottolineando però che il nuovo personale non ha alcun contratto con il ministero della Difesa russo – ossia non sottosta alle nuove regole post-ribellione. Ivanov ha ribadito che sia in Repubblica Centrafricana che in tutto il continente, “il lavoro di sicurezza è svolto da società private che stipulano contratti direttamente con i governi degli Stati sovrani” e che queste società private non hanno nulla a che fare con le entità ufficiali dello Stato russo. Ivanov ha anche indicato che questa rotazione del personale non dovrebbe avere un impatto sulle attività della Russia in Ucraina e ha affermato di essere stato in contatto con Prigozhin.

Ritorno al futuro

In particolare, fa notare Mattia Caniglia, associate director al Digital Forensic Lab dell’Atlantic Council, Ivanov ha dichiarato che nonostante i recenti cambiamenti nella struttura degli “affari africani” di Wagner, Prigozhin “non intende ridurre, ma espandere la sua presenza in Africa”. “Ciò è in qualche modo coerente con quanto osservato da alcuni analisti: Wagner sembra cercare di espandere la sua presenza negli Stati costieri dell’Africa occidentale, sempre più minacciati da una ricaduta dell’insurrezione jihadista dal Sahel, o forse di approfittare delle prossime elezioni in diversi Paesi africani fragili”. La Repubblica Centrafricana è uno di questo secondo genere, visto che si prepara a tenere un referendum costituzionale il 30 luglio che eliminerebbe i limiti del mandato presidenziale e permetterebbe al presidente Faustin-Archange Touadéra di estendere il suo controllo sul potere.

Sebbene in passato Ivanov abbia spesso fatto riferimento alle attività di Wagner nella Rca e in Africa, questa dichiarazione, insieme ad altri commenti recenti, “suggeriscono che il direttore del Cosi potrebbe ora esercitare un ruolo più ampio come portavoce di tutte le attività di Wagner in Africa, mentre Wagner riorganizza la sua struttura sulla scia del fallito ammutinamento del mese scorso”, spiega Caniglia. La dichiarazione rappresenta un’inversione di tendenza nelle recenti comunicazioni sulla presenza di Wagner in Centrafrica. Nelle settimane passate, sia i funzionari locali che quelli russi avevano infatti dichiarato che l’accordo di Bangui era con il Cremlino e non con una compagnia militare privata. Ivanov sembra ritornare a narrazioni precedenti in cui Wagner affermava che il governo centrafricano aveva firmato un’intesa con la società di Prigozhin e non con il governo russo.

Fine della plausible deniability

Questa narrazione sembra confermare quanto riportato da DFRLab nell’edizione del 30 giugno del “Russian War Report”, “in cui abbiamo notato che negare collegamenti diretti con le azioni di Wagner in Africa è diventato più difficile per il Cremlino dopo che i recenti eventi hanno danneggiato il principio della plausible deniability, che in precedenza era stato un aspetto chiave del successo di Wagner in Africa”, aggiunge l’esperto dell’Atlantic Council. “Tuttavia, la Russia non vuole disperdere la rete di influenza costruita dalle sue forze statali per procura e sta ora cercando di riorganizzarsi, di riorganizzarsi e di sviluppare una nuova narrativa intorno a Wagner e alla capacità del Cremlino di condurre una guerra ibrida”.

All’inizio del mese, il governo della Rca ha dichiarato che gli agenti Wagner contribuiranno a garantire il referendum. Questo potrebbe essere visto come un forte segnale da parte di Mosca per ribadire l’importanza strategica della sua influenza nella Repubblica Centrafricana e rassicurare i partner locali del suo continuo sostegno, inviando al contempo un messaggio di continuità e forza agli altri Paesi della regione in cui Wagner opera.

Wagner resterà in Africa. Il caso di studio a Bangui nell’analisi del DFRLab

La Russia non vuole disperdere la rete di influenza costruita dalle sue forze statali per procura e sta ora cercando di riorganizzarsi e di sviluppare una nuova narrazione intorno a Wagner e alla capacità del Cremlino di condurre una guerra ibrida, spiega Caniglia (DfrLab, Atlantic Council)

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