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La comunità d’intelligence statunitense “ritiene” che nel corso di quest’anno “il governo cinese utilizzerà” programmi e iniziative come la Via della Seta “per promuovere modifiche alle norme internazionali che favoriscano la sovranità statale e la stabilità politica rispetto ai diritti individuali”. È quanto si legge nella relazione annuale pubblicata il 6 febbraio scorso dall’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti.

Ieri Bloomberg ha rivelato che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, avrebbe assicurato a Kevin McCarthy, Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che governo italiano intende uscire dalla Via della Seta. La stessa testata ha spiegato anche che i consiglieri diplomatici di Meloni stanno ancora valutando i dettagli e i tempi della decisione, temendo una reazione economica da parte della Cina. Una decisione non dovrebbe essere presa prima del summit dei leader G7 della prossima settimana a Hiroshima, in Giappone. D’altronde, c’è tempo fino a fine anno per evitare il rinnovo automatico del memorandum d’intesa che nel 2019 (con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi) ha reso l’Italia il primo e unico Paese G7 ad aderire all’iniziativa espansionistica di Xi Jinping.

“La decisione italiana è anche un test per la coesione del G7 verso la Cina”, ha osservato Alexander Alden, nonresident senior fellow dell’Atlantic Council, intervistato da Formiche.net. “Uno dei temi del summit è l’alternativa alla Via della Seta e in questo senso sarà importante valutare la coesione e la solidarietà verso l’Italia che potrebbe decidere di fare la cosa giusta uscendo dal progetto Via della Seta”, ha spiegato.

Nel documento gli organismi americani d’intelligence evidenziano che anche nel 2023 “Pechino cercherà di espandere la sua influenza all’estero e i suoi sforzi per essere vista come baluardo dello sviluppo globale attraverso diverse iniziative, tra cui la Belt and Road Initiative” (cioè la Via della Seta) “e le nuove politiche bandiera di Xi: la Global Development Initiative e la Global Security Initiative”. Pechino, si legge, ancora “ha cercato di utilizzare questi programmi e iniziative per promuovere un’alternativa a guida cinese dei forum e dei contesti internazionali di sviluppo e sicurezza spesso governati dagli Stati Uniti e dall’Occidente”.

În particolare, il partito-stato cinese “continuerà a promuovere” la Via della Seta, “adeguando al contempo la propria risposta alle critiche dell’opinione pubblica e alle sfide della sostenibilità, impegnandosi ad approfondire la cooperazione in materia di energia pulita, veicoli elettrici e cambiamenti climatici. Diversificherà la selezione dei progetti nel tentativo di migliorare l’immagine dell’iniziativa e minimizzare le critiche internazionali”, scrive la comunità d’intelligence statunitense.

Durante il briefing quotidiano con la stampa, Wang Wenbin, portavoce del ministro degli Esteri cinese, ha risposto così a una domanda sugli articoli di giornale che danno il governo italiano come prossimo a non rinnovare il memorandum: dalla firma nel 2019 Cina e Italia hanno accresciuto i loro rapporti con una “fruttuosa cooperazione ed entrambe le parti dovrebbero attingere ulteriormente alla cooperazione legata alla Nuova Via della Seta”.

Così Xi usa la Via della Seta per... Il report degli 007 Usa

Secondo la comunità d’intelligence statunitense “il governo cinese utilizzerà” diversi programmi e iniziative (tra cui quello a cui ha aderito l’Italia nel 2019 sotto Conte) “per promuovere modifiche alle norme internazionali che favoriscano la sovranità statale e la stabilità politica rispetto ai diritti individuali”. Cresce l’attesa per la scelta di Roma, intanto da Pechino arrivano segnali chiari

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