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La scorsa settimana ha visto il Presidente iraniano Ebrahim Raisi impegnarsi in un tour diplomatico dell’Asia meridionale, visitando il Pakistan da lunedì a mercoledì prima di recarsi giovedì in Sri Lanka per un viaggio di un giorno. Il peso di questi viaggi è tutt’altro che trascurabile, poiché evidenziano determinate realtà geopolitiche su cui l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale talvolta non si sofferma abbastanza.

Le visite di Raisi mostrano infatti come l’accrescersi dell’instabilità della regione mediorientale, processo a cui Teheran ha contribuito in modo più o meno diretto, non abbia minato la capacità d’azione diplomatica del Paese sciita nel quadrante meridionale del continente asiatico. Durante il suo tour diplomatico il leader iraniano ha concordato con il Pakistan lo sviluppo di un accordo di libero scambio, mentre in Sri Lanka Raisi ha inaugurato l’avvio di un progetto idroelettrico con il sostegno dell’Iran, a riprova della concretezza dell’avvicinamento iraniano ai Paesi della regione. Un avvicinamento che non si limita ai due Paesi visitati dal Presidente iraniano. In una telefonata con il Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, lo scorso aprile, Raisi ha espresso l’interesse a espandere gli scambi commerciali con Dhaka. Pochi mesi dopo, le Maldive hanno ristabilito legami formali con l’Iran dopo un’interruzione di sette anni.

E, come nota Michael Kugelman su Foreign Policy, questo recente sforzo diplomatico iraniano nella regione ha luogo mentre anche Cina e Russia stanno intensificando gli impegni in Asia meridionale. Le attività della Cina in Asia meridionale sono ben note: alimentata in gran parte da investimenti infrastrutturali e dalla diplomazia dei vaccini, oltre che da strumenti di soft power, Pechino si è fatta notare nella regione. Oltre alla sua amicizia di lunga data con l’India, la Russia è un investitore energetico chiave in Bangladesh e potenzialmente in Nepal. Ha anche aumentato l’impegno diplomatico e militare con il Bangladesh e l’anno scorso ha iniziato a fornire petrolio al Pakistan.

Kugelman sottolinea anche il ruolo giocato sia dall’accordo di riavvicinamento saudita-iraniano dello scorso anno nel facilitare una maggiore cooperazione tra le capitali dell’Asia meridionale e Teheran, sia dai crescenti legami dell’Iran con la Cina, sviluppatisi sopra le fondamenta dell’accordo strategico stipulato dalle due potenze nel 2021, legami che creano opportunità di partnership in una regione in cui Pechino è l’attore esterno più potente.

Questo non impedisce alla leadership persiana di stringere contatti anche con la potenza indiana, nonostante la sua rivalità con Pechino. Le relazioni tra India e Iran si sono un po’ affievolite a causa della riduzione delle importazioni indiane di energia dall’Iran, e più di recente per via dell’attuale crisi mediorientale (con l’India che ha appoggiato Israele nella sua guerra contro Hamas, e affronta le gravi minacce degli attacchi sponsorizzati dall’Iran alle navi commerciali nel Mar Rosso); questo non ha però impedito a S. Jaishankar, ministro degli Affari Esteri indiano, di recarsi a Teheran a gennaio per discutere di un possibile rafforzamento nella collaborazione tra i due Paesi.

Tuttavia, la retorica anti-occidentale tipica di Teheran potrebbe rivelarsi controproducente nella sua azione in Asia meridionale. In Sri Lanka, Raisi ha dichiarato che Israele dovrebbe essere portato davanti alla giustizia per le sue azioni nei territori palestinesi e ha criticato l’Occidente per il suo “colonialismo e la sua arroganza”. In Pakistan Raisi si è spinto anche oltre, minacciando di distruggere Israele se avesse sferrato un altro attacco all’Iran. Seppure questo approccio potrebbe rivelarsi produttivo nei Paesi a maggioranza musulmana dell’Asia meridionale, di certo non lo sarebbe in Paesi come lo Sri Lanka, che gode di legami amichevoli con Israele e cerca anche buone relazioni con l’Occidente.

“Gli investimenti e gli altri aiuti dell’Iran in Asia meridionale sono relativamente modesti, il che significa che l’Iran non ha il potere di convincere gli Stati della regione a tollerare la sua stridente retorica anti-occidentale”, suggerisce Kugelman, aggiungendo che Teheran potrebbe avere più successo nel gestire i suoi legami con l’Asia meridionale mantenendo l’attenzione sulle relazioni bilaterali piuttosto che sulla sua agenda globale.

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