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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato alla nazione nella mattina di sabato 24 giugno, dopo che il capo della società di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha invocato una ribellione armata e ha raggiunto una città chiave della Russia con le sue truppe, Rostov sul Don.

“Il compromesso è fuori discussione, Putin ha preso la sua decisione: proverà a schiacciare la ribellione”. Secondo Dmitri Alperovitch, esperto di politica internazionale e presidente del Silverado Policy Accelerator, questa è la decisone definitiva del capo di Stato russo. “Se Prigozhin sopravvive da uomo libero dopo questo fine settimana, le cose si faranno molto interessanti. Ma le probabilità non sono a suo favore”, spiega a Formiche.net.

Che cosa ha detto Putin?

Putin ha parlato per la prima volta da quando (nella serata di venerdì 23 giugno) il gruppo di mercenari Wagner ha giurato di rovesciare la leadership militare della Russia. Nel suo discorso, ricco di retorica propagandistica, il presidente ha esortato al consolidamento di tutte le forze e ha affermato che quanto sta accadendo è “un tradimento” e “un coltello nella schiena del nostro popolo”.

Il Cremlino ha pubblicato il testo integrale del discorso di Putin. È intitolato “Un appello ai cittadini della Russia”, ed è un evidente tentativo di sottolineare l’importanza dell’unità del Paese, in mezzo alle crescenti spaccature e al malcontento dell’opinione pubblica per l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Putin ha persino fatto riferimento agli eventi del 1917, quando “i russi uccidevano i russi” durante una sanguinosa guerra civile.

Nel discorso, ha nuovamente affermato che la Russia sta ora “respingendo l’aggressione neonazista”: la retorica propagandistica standard del Cremlino per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Sebbene non abbia citato per nome Prigozhin, il suo discorso sembra essere un chiaro avvertimento diretto. Putin ha sottolineato che “saranno prese misure decisive per stabilizzare la situazione” nella città meridionale di Rostov-sul-Don — dove Prigozhin sostiene di aver preso il controllo di tutte le “strutture militari”. Allo stesso tempo, il presidente russo ha elogiato come “eroi” i membri del Wagner Group che hanno combattuto e sono morti a fianco delle forze armate russe in Ucraina.

Prigozhin all’attacco 

Nella notte, Prigozhin aveva annunciato che le sue forze hanno sotto il loro controllo le postazioni cruciali nella città meridionale russa. La mossa è strategica, perché Prigozhin sa quanto conta quella città, e le sue vie di comunicazione, nel sistema di approvvigionamento delle forze russe che attaccano l’Ucraina. Controllarla significa controllare la logistica dell’invasione. “Distruggeremo chiunque si metta sulla nostra strada”, ha dichiarato l’ex intimo alleato del presidente in una serie di video e registrazioni audio pubblicati sui social media. “Stiamo andando avanti e andremo avanti fino alla fine”. Da tempo il gruppo prova risentimento rispetto alle strutture regolari.

C’è in corso una lotta per il potere militare tra le Forze armate russe e la milizia di Prigozhin. Il Cremlino ha usato la Wagner in svariate occasioni per compiere il lavoro sporco senza insegne ufficiali e dunque proteggendo Mosca da plausible deniability. Aspetto quest’ultimo venuto meno con il conflitto ucraino, anche perché il capo della Wagner ha iniziato a raccontare pubblicamente le sue attività come parte di una campagna per accaparrarsi consensi contro il sistema militare federale.

Prigozhin aveva accusato i vertici dell’esercito russo di aver effettuato degli attacchi missilistici nella regione di Kursk contro le retrovie del gruppo Wagner. Quello è stato l’evento che ha scatenato la dichiarazione di guerra (interna) del capo mercenario. I servizi di sicurezza russi, muovendosi attraverso i poteri speciali del Comitato nazionale antiterrorismo, hanno risposto alla dichiarazione di Prigozhin chiedendo il suo arresto. Il rafforzamento della sicurezza in diverse città del Paese è stato rapido, con i carri amarti e i soldati inviati anche per le vie di Mosca.

Limitare la Wagner

Al di là dei litigi che durano da mesi, e della vicenda ancora tutta da chiarire dell’attacco al campo di Kursk, c’è un altro elemento che potrebbe aver prodotto l’all-in dell’oligarca della guerra privata. Una decina di giorni fa il vice ministro della Difesa russo ha annunciato che entro il 1° luglio le “formazioni volontarie” che combattono in Ucraina (in questa categoria fumosa rientrano anche i mercenari della Wagner, definiti “volontari” dal Cremlino per aumentare la cortina fumogena e per spingere la narrazione sull’intervento in Ucraina a sostengo del popolo russo), dovranno firmare dei contratti direttamente con il ministero della Difesa.

Questo significa che dovranno entrare in un processo di regolamentazione e ufficializzazione. E dunque parte della forza di Prigozhin verrebbe meno, perché non sarebbe più lui il riferimento ultimo dei combattenti, ma il governo russo. “Siamo stati vilmente ingannati. Eravamo pronti a fare concessioni al ministero della Difesa, a consegnare le nostre armi, a trovare una soluzione per continuare a difendere il Paese”, ha commentato Prigozhin. “Ma oggi, vedendo che non ci siamo piegati, hanno lanciato un attacco missilistico sui nostri accampamenti di retrovia”. Il ministero della Difesa russo ha smentito questa ricostruzione.

Putin ha deciso: schiaccerà Prigozhin. La previsione di Alperovitch

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