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C’è voluta un’oretta abbondante di riunione a Palazzo Chigi affinché il Consiglio dei ministri alzasse, definitivamente, il velo sulla seconda finanziaria del governo di Giorgia Meloni (qui l’intervista all’economista e vicepresidente dell’Ispi, Franco Bruni). Una gittata di circa 20-23 miliardi per puntellare quelle poche misure su cui cui il governo a trazione Fratelli d’Italia ha sempre puntato, senza fare troppi voli pindarici. Non è un caso che, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio, lo stesso premier abbia rivendicato, ancora una volta, l’aderenza alla realtà della finanziaria. Ora gli ostacoli sono essenzialmente due, al massimo due e mezzo. Primo, i mercati, che da settimane tengono d’occhio l’Italia.

La Nota di aggiornamento del Def è passata tutto sommato indenne attraverso le forche caudine dei mercati, a parte un breve sussulto dello spread tra Btp e Bund. Ed è lecito pensare che con una finanziaria ampiamente anticipata e illustrata, sia lo stesso. Secondo, l’Europa. Bruxelles ha sì digerito lo scostamento di deficit del 5,2% per il 2023 e, soprattutto, del 4,3% per il 2024, ma qualche appunto potrebbe arrivare anche se un sostanziale via libera è da mettere assolutamente nel conto. Quanto all’esame del parlamento, è da attendersi il tradizionale assalto alla diligenza, anche se c’è da scommettere che l’impianto terrà.

Chiariti tali aspetti, i pilastri della legge di bilancio sono noti. E cioè la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (coperte con i quasi 16 miliardi di extradeficit) ne rappresentano il cuore. Le nuove aliquote per scaglioni di reddito saranno così determinate: fino a 28 mila euro, 23%, oltre 28 mila euro e fino a 50 mila euro, 35%, oltre 50 mila, 43%. Inoltre si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che viene parificata a quella già vigente a favore dei pensionati. La riforma dell’Irpef per il 2024 costerà, nel suo complesso, circa 4,1 miliardi.

Rimanendo poi nel campo fiscale, ci sono novità anche nel campo della tassazione sulle imprese. Sul fronte dell’Ires, l’imposta sulle imprese dovrebbe scendere dal 24% al 15% per chi fa assunzioni con una maggiorazione prevista se si assumono giovani, donne o ex beneficiari del reddito di cittadinanza. L’aumento della deduzione sulle nuove assunzioni per il 2024 è accompagnato dall’abrogazione dell’Ace, l’agevolazione dell’aiuto alla crescita economica.

Non è finita, perché ci sarà anche spazio per la minimum tax sulle multinazionali, che arriverà a partire dal primo gennaio con un’aliquota al 15%, mentre per le aziende che torneranno in Italia dopo aver delocalizzato all’estero saranno previste agevolazioni ad hoc per il cosiddetto reshoring. Arriva poi per il 2024 una maxi-deduzione per chi assume a tempo indeterminato, con una corsia privilegiata per determinate categorie, tra cui giovani ammessi agli incentivi all’occupazione giovanile, donne ed ex percettori del reddito di cittadinanza. Per i titolari di reddito d’impresa e per gli esercenti arti e professioni, poi, il costo imponibile del personale di nuova assunzione con contratto indeterminato è maggiorato, ai fini della determinazione del reddito, di un importo pari al 20%.

In manovra troveranno spazio le misure per la lotta alla denatalità. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di misure a sostegno delle famiglie, con redditi medi e bassi, con più di due figli. Si ragiona anche a misure per aiutare le mamme a conciliare lavoro e famiglia. Il gruzzoletto dovrebbe arrivare in parte dai fondi non utilizzati per l’assegno unico, servirebber per dare aiuti più corposi a chi ha tre figli. Per il sostegno ai redditi potrebbe arrivare la proroga della detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefit fino a 3mila euro (per chi ha figli).

Già, ma le coperture, da dove salteranno fuori? Parte delle coperture, al netto dell’extra deficit da quasi 15 miliardi, arriverà dalla spending review che dovrebbe portare in dote almeno 2 miliardi per il prossimo anno. La revisione spetta ai singoli ministeri ma Giorgetti ha già messo in chiaro che ci penseranno le forbici del Mef (probabilmente con un taglio lineare del 5%) se ci sarà chi non fa i compiti. Nel menù potrebbe entrare anche la revisione delle tasse sui giochi online oltre all’anticipo della gara del Lotto.

 

Cuneo fiscale, minimum tax e spinta alla natalità. Ecco la manovra di Meloni e Giorgetti

Palazzo Chigi alza finalmente il velo sulla finanziaria, che dovrebbe cubare fino a 23 miliardi. Confermato il taglio del cuneo per il 2024 e il riassetto degli scaglioni Irpef, oltre a una riduzione dell’Ires. Il premier rivendica il realismo alla base della legge di Bilancio. Ora palla ai mercati e all’Europa

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