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Non sono giorni facili per l’Italia e il Pnrr, che per lo Stivale vale oltre 200 miliardi di euro (qui l’intervento dell’economista Luigi Paganetto). L’occhio di Bruxelles è ben aperto su Roma, anche se il governo di Giorgia Meloni è fortemente intenzionato a condurre la nave in porto. Ovvero a garantire il raggiungimento di tutti target di investimenti, che poi sono la garanzia che l’Ue chiede per lo sblocco dei fondi. Tutto questo mentre il Tesoro è ancora in attesa di incassare la terza rata: 19 miliardi che l’Europa ha rimandato a fine aprile e congelati per via di alcune perplessità in ambito energetico e infrastrutturale (porti ed energia su tutti).

Giancarlo Giorgetti conosce lo stato dell’arte. E per questo, incontrando il commissario alla Programmazione e al Bilancio, l’austriaco Johannes Hahn, ha inteso rassicurare l’Europa. D’altronde Hahn, insieme al suo collega Paolo Gentiloni, è nei fatti l’uomo che ha in mano le chiavi del Pnrr. Colui che insomma è chiamato a decidere se un Paese è o meno meritevole di ricevere i fondi previsti dal Recovery Plan.

La nota arrivata al termine dell’incontro a Via XX Settembre è stringata, ma ce ne è abbastanza per avere la cifra del confronto. “Al centro del cordiale colloquio lo stato dell’arte del bilancio Ue 2024, il quadro finanziario pluriennale, il Pnrr e la situazione economica generale”, hanno spiegato dal Mef. Sia il ministro dell’Economia, sia il commissario “hanno convenuto che i profondi cambiamenti, guerra in Ucraina, inflazione, costi energetici, richiedono una riflessione su una maggiore flessibilità nell’attuazione dei progetti. Giorgetti, pur ribadendo l’approccio prudente del governo italiano, ha sottolineato le problematiche che il Paese si trova ad affrontare: le spese legate alla gestione dell’immigrazione, dei rifugiati, della guerra impongono risposte comuni da parte dell’Europa”.

Al Tesoro, comunque, il bicchiere è mezzo pieno. “Sono soddisfatto”, ha spiegato Giorgetti, “perché entrambi abbiamo individuato nella flessibilità lo strumento per modificare e portare a termine quei progetti in difficoltà a causa di eventi straordinari. Sul bilancio europeo, a Bruxelles non può essere sottovalutata l’instabilità economica alla quale assistiamo nei paesi nord africani, mentre sul fronte degli investimenti e dello sviluppo penso che sia importante concordare a livello europeo un sistema di garanzie pubblico e privato per rilanciare gli investimenti strategici”.

La trasferta romana di Hahn era cominciata con un altro incontro, non meno importante di quello poc’anzi descritto, con il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Un colloquio “incentrato sulla futura revisione del Quadro finanziario pluriennale e sulle nuove risorse proprie, in vista delle proposte in materia che la Commissione europea dovrebbe presentare nei prossimi mesi e del successivo negoziato che dovrebbe auspicabilmente concludersi entro la fine del 2023”. Fitto, che annunciato l’intenzione del governo di riferire in parlamento sul Pnrr, ha ribadito “la necessità che, alla luce del mutato contesto internazionale ed economico, l’Unione Europea faccia ricorso alla massima flessibilità nell’uso delle risorse disponibili”.

L'Italia non fallirà la missione. Fitto e Giorgetti rassicurano sul Pnrr

Prima il ministro per gli Affari europei, poi il responsabile del Tesoro, hanno incontrato il commissario Ue alla Programmazione e al Bilancio, Johannes Hahn. Con un obiettivo, anzi due. Far capire a Bruxelles che Roma vuole i suoi fondi e che guerra e inflazione impongono meno rigidità sugli investimenti

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