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La Via della Seta è in crisi e non certo da ieri. Il virus del debito, come raccontato in più occasioni da Formiche.net, si è insinuato lentamente anche tra le maglie del più grande progetto infrastrutturale che la Cina abbia mai messo a punto, fino a minarne le fondamenta e aprire le prime, importanti crepe. Anche perché Pechino non aveva calcolato le conseguenze degli enormi prestiti concessi ai Paesi inseriti nello scacchiere della Belt&Road. Finanziamenti che il grosso dei governi non ha saputo rimborsare, finendo dritti nelle fauci del Dragone che ha azzannato le economie insolventi, spogliandole di asset e industrie.

Tra questi, il Kenya, uno degli Stati più ricchi dell’Africa. Nairobi è fortemente indebitata con la Cina, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di ferrovie. Negli anni le cose non sono andate come dovevano e più volte il governo kenyota di turno ha dovuto intavolare delicate rinegoziazioni con le banche cinesi. A volte ha funzionato, altre volte no e allora alcuni pezzi di industria, quando non le stesse infrastrutture, sono volate via. Ora il Paese ha deciso di riprovarci, dando la sensazione di essere recidivo, ma prendendo le precauzioni del caso.

Il presidente del Kenya William Ruto chiederà in tal senso alla Cina un prestito di 1 miliardo di dollari per completare i progetti di costruzione stradale attualmente in fase di stallo, proprio a causa dei ritardati rimborsi di Nairobi. E lo farà nell’ambito del forum dedicato alla Via della Seta, a cui il Kenya è stato invitato. Il piano di Ruto, ed è qui l’accortezza, include anche una richiesta di allungamento dei periodi di scadenza dei prestiti esistenti. Tradotto, il Kenya accetterà altri soldi dalla Cina, in cambio di una ristrutturazione del debito pregresso.

Ora, in patria, il governo di Nairobi, soprattutto quello del predecessore di Ruto, Uhuru Kenyatta, è stato spesso criticato per aver prestato il fianco al Dragone (cosa che, per la verità, hanno fatto in molti in Africa) e di aver consegnato parte del sistema economico nelle mani di Pechino, conseguenza di 8 miliardi di dollari di finanziamenti in essere e non del tutto ripagati. Proprio per questo, non sarebbe possibile indebitarsi ulteriormente con la Cina in assenza di garanzie sui prestiti del passato. “Se otteniamo un miliardo di dollari saremo in grado di dare agli appaltatori e le strade saranno completate”, ha chiarito il vicepresidente Rigathi Gachagua.

Il gioco è però pericoloso e anche un po’ ambiguo, per due motivi. Primo, esporsi ancora con la Cina vorrebbe dire aumentare, almeno potenzialmente, il grip di Pechino sul Paese, piuttosto che tentare di allentarne la morsa. Secondo, fino ad oggi Ruto, che guida il Paese africano dal settembre del 2022, ha criticato la passata amministrazione di Kenyatta, proprio per aver permesso al Kenya di legarsi mani e piedi alla Cina. Ora però, sembra aver cambiato idea.

Il Kenya ci ricasca. Nuovi prestiti cinesi in arrivo

Il governo di Nairobi, dopo aver criticato la precedente amministrazione per aver legati il Paese mani e piedi al Dragone, è pronto a chiedere nuovi finanziamenti alle banche cinesi, per completare alcune infrastrutture strategiche. Dimenticando i danni causati da queste stesse operazioni

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