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La Regione Piemonte ha lasciato cadere a vuoto le manifestazioni d’interesse con cui Cerieco, società controllata dal governo cinese, si era proposta nelle scorse settimane per acquisire l’aeroporto Aeritalia e un’area di 50.000 metri quadri ex Fiat a Mirafiori. “Grazie per l’interesse, ma l’aeroporto di Torino non è in vendita. Abbiamo grandi progetti per il suo rilancio mantenendo il controllo pubblico”, ha detto Fabrizio Ricca, assessore alle Partecipazioni, citato dal Corriere della Sera sottolineando che “le infrastrutture strategiche, come l’aeroporto di Torino, non vanno alienate”. Lo scalo, intitolato a Edoardo Agnelli, è di proprietà di Tne, la società che nel 2007 acquisì le aree ex Fiat per 50 milioni, e che uscirà a fine anno dalla procedura di concordato. Secondo quanto ricostruito da Formiche.net, l’offerta cinese non è mai stata formalizzata né lo scalo può essere ceduto.

IL RILANCIO DELLO SCALO

L’operazione era garantita da Bank of China, aveva assicurato il rappresentante dell’azienda di Pechino. “Si tratta di un’infrastruttura di interesse pubblico, non intendiamo vendere e quindi non incontreremo la delegazione cinese”, ha spiegato Ricca elencando poi i progetti futuri: “raddoppio del servizio di elisoccorso del 118, i nuovi laboratori del Politecnico da realizzare con fondi del Pnrr e le nuove rotte dell’Aeroclub di Torino”.

SVILUPPO DEI DRONI?

Alberto Preioni, presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte, ha dichiarato che “un aeroporto, seppure destinato al traffico turistico, è un’infrastruttura troppo strategica per venderla a soggetto che è diretta emanazione di una potenza straniera e dei suoi interessi tanto più che lo scalo di corso Marche a Torino sarebbe destinato, come apprendiamo dai giornali, allo sviluppo di droni e altri velivoli di nuova generazione”. E ancora: “In un momento storico come quello che stiamo attraversando sono evidenti i rischi e le implicazioni che questo avrebbe, con un Paese governato da una dittatura, e con posizioni politiche quantomeno ambigue se non ostili verso l’Occidente, che si insinuerebbe nel nostro tessuto produttivo e in un settore critico qual è quello delle mobilità verticale. Rivendichiamo un sovranismo di buonsenso e torniamo a invocare una golden power regionale che blocchi qualsiasi tentativo di infiltrazione o scalata straniera a settori strategici del Piemonte. In particolare quando questi beni sono direttamente controllati dalla Regione, in questo caso attraverso Tne. Confidiamo”, ha concluso Preioni, “che anche il Comune di Torino, a sua volta rappresentato nella compagine di Tene, seguirà questa linea. Siamo consapevoli che, nell’attesa di un nuovo potenziale acquirente, questa scelta comporterà la perdita di un immediato introito per le casse pubbliche. Ma siamo certissimi che nessuna cifra possa, né ora né mai, comprare la nostra sicurezza e la nostra sovranità”.

LE ALTRE MIRE CINESI SUL PIEMONTE

A marzo la scure del Golden power si era abbattuta sulle mire cinesi sull’industria piemontese. I poteri speciali erano stati utilizzati da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, relativamente a Efort Intelligent Equipment, leader nella robotica e legata al governo di Pechino. Con un Dpcm del 10 marzo, infatti, il governo ha imposto alcune prescrizioni sul contratto per la concessione (in licenza non esclusiva) di una libreria software da parte dall’azienda novarese Robox alla società cinese. A giugno dell’anno scorso il governo presieduto da Mario Draghi era intervenuto esercitando i poteri speciali su un’operazione di trasferimento di tecnologia da Robox a Efort Intelligent Equipment. Con l’opposizione a quell’accordo (riguardante una licenza tecnica per accedere a codici sorgente e file per un controvalore di 1 milione di euro) era stata congelata di fatto l’intera operazione che comprendeva anche l’aumento della partecipazione di Efort Intelligent Equipment dal 40% al 49% (per 2 milioni) in Robox.

(Foto: Facebook, Aero Club Torino ASD – Aeroporto di Torino Aeritalia)

Il Piemonte stoppa le mire cinesi sull’aeroporto di Torino

Aeritalia “non è in vendita”, ha spiegato l’assessore Ricca (Lega) respingendo le manifestazioni d’interesse di Cerieco, società controllata dal governo di Pechino. L’operazione sarebbe stata garantita da Bank of China

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