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L’Autorità Antitrust avvia un’istruttoria nei confronti di TikTok per la sfida “cicatrice francese”, quella in cui i ragazzini si danno dei forti pizzicotti in volto fino a lasciarsi un segno. Secondo l’Autorità mancano adeguati sistemi per vigilare sui contenuti pubblicati da terzi e non vengono applicate le linee guida delle società proprietarie della piattaforma, che contemplano la rimozione di contenuti pericolosi che istigano a suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta.

L’ISTRUTTORIA ANTITRUST

L’Antitrust ha contestato a TikTok, app bandita nelle scorse settimane da tutte le istituzioni dell’Unione europea, la mancata predisposizione di adeguati sistemi di monitoraggio per vigilare sui contenuti pubblicati dai terzi, secondo i parametri di diligenza richiesti, e soprattutto in presenza di fruitori del servizio particolarmente vulnerabili quali i minori. Secondo l’Autorità, inoltre, le società non avrebbero applicato le proprie Linee Guida, che contemplano la rimozione di contenuti pericolosi relativi a sfide, suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta. Infine, si è contestato lo sfruttamento di tecniche di intelligenza artificiale suscettibili di provocare un indebito condizionamento dell’utenza.

L’INDAGINE DEL COPASIR

Nelle scorse settimane La Repubblica aveva rivelato l’apertura da parte del Copasir di un’indagine conoscitiva su TikTok, sia per i presunti legami tra l’app e il Partito comunista cinese (e la sua macchina della propaganda) sia per la gestione dei dati. Enrico Borghi, senatore del Partito democratico e membro del Copasir, aveva poi spiegato a Formiche.net che “le azioni che il Comitato compie fanno parte di un percorso di riservatezza che non intendo violare. Posso solo assicurare che sul tema si è adeguatamente vigili e operativi”. Il dibattito è in corso anche nel nostro Paese, e riguarda il divieto solo per i funzionari pubblici, non i cittadini qualunque. Ma “il fatto che gli Stati Uniti e l’Unione europea abbiano aperto un’istruttoria formale nei confronti di TikTok non può essere ignorato, né si può tacere circa il rischio da un lato della profilazione, schedatura e cessione dei nostri dati e della nostra popolazione più giovane in particolare e, dall’altro, del rischio di ingerenza e di influenza su milioni di nostri concittadini. Insomma”, concludeva il senatore, “non possiamo diventare fornitori ufficiali e inconsapevoli di informazioni per un’autocrazia che ritorce poi questi big data contro di noi”.

L’ALTOLÀ DEL GARANTE PRIVACY

Nei mesi scorsi anche il Garante per la protezione dei dati personali aveva mandato un segnale forte a TikTok. L’Autorità, con un provvedimento d’urgenza adottato il 7 luglio scorso, aveva avvertito la piattaforma che è illecito utilizzare dati personali archiviati nei dispositivi degli utenti per profilarli e inviare loro pubblicità personalizzata in assenza di un esplicito consenso. Nelle settimane precedenti il social network aveva informato i propri utenti che, a partire dal 13 luglio, le persone maggiori di 18 anni sarebbero state raggiunte da pubblicità “personalizzata”, basata cioè sulla profilazione dei comportamenti tenuti nella navigazione su TikTok. E aveva modificato la sua privacy policy prevedendo come base giuridica per il trattamento dei dati non più il consenso degli interessati, ma non meglio precisati “legittimi interessi” di Tik Tok e dei suoi partner. Il Garante aveva immediatamente avviato un’istruttoria sulla modifica della privacy policy e chiesto informazioni al social network.

IL DIALOGO CON IL GOVERNO

Il 17 gennaio scorso, Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, e il Collegio del Garante per la protezione dei dati personali (composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza) si erano incontrati con i rappresentanti italiani di TikTok. Nel corso della riunione sono state approfondite le questioni relative al trasferimento dei dati degli utenti verso Paesi terzi, in particolare la Cina, e le modalità di verifica dell’età degli utenti presenti sulla piattaforma di video sharing. Durante la riunione TikTok aveva confermato la volontà di rispettare le normative europee in materia di privacy e l’impegno a intensificare la collaborazione con le istituzioni italiane, con l’obiettivo di fornire le massime garanzie di sicurezza e riservatezza per i dati degli utenti italiani iscritti alla piattaforma. All’incontro “faranno seguito ulteriori riunioni, anche allo scopo di verificare l’attuazione degli impegni per gli utenti europei anticipati daTikTok”, si leggeva in una nota.

Dopo Garante privacy e Copasir, è l’ora dell’istruttoria Antitrust su TikTok

Dossier aperto per la sfida “cicatrice francese”, quella in cui i ragazzini si danno dei forti pizzicotti in volto fino a lasciarsi un segno. Secondo l’Authority non vengono applicate le linee guida che contemplano la rimozione di contenuti pericolosi che istigano a suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta

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