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Il governo tedesco sta lavorando a un nuovo piano di restrizioni sul 5G. “È evidente che esistono notevoli dipendenze strutturali” dai fornitori cinesi Huawei e Zte (accusati dai governi di Stati Uniti e altri Paesi occidentali di spionaggio per conto di Pechino), si legge nel documento visionato da Politico. La Germania ha “un urgente bisogno di agire… anche per evitare un secondo caso Nordstream – ma nel settore delle telecomunicazioni ancora più critico e con conseguenze molto più gravi. Dopo tutto, la rete mobile 5G è il ‘sistema nervoso centrale’ della Germania come centro per gli affari”, recita ancora il documento.

Secondo uno studio della società Strand Consult, Austria, Bulgaria, Germania, Paesi Bassi, Ungheria e Italia si affidano ad aziende cinesi per oltre la metà delle loro reti 5G. Cipro addirittura per la totalità.

L’idea al vaglio dei funzionari, rivelata ieri sia da Politico sia da Reuters dopo le anticipazioni della rivista Der Spiegel, è quella, sul modello francese, di imporre agli operatori di telecomunicazioni di abbandonare i fornitori cinesi per la parte core (o backbone) delle reti entro il 1° gennaio 2026 e di eliminare gradualmente la dipendenza nella parte Ran, fatta di antenne e stazioni, entro tre anni. Inoltre, il governo sta valutando la possibilità di limitare l’uso di apparecchiature cinesi a un massimo del 25% nella Ran, nonché di vietarne completamente l’uso in aree geografiche sensibili come la capitale Berlino.

Huawei ha risposto alle indiscrezioni di stampa dichiarando che “rifiuta la pura politicizzazione della sicurezza informatica” compiuta dal ministero dell’Interno tedesco. Secondo Huawei “un simile approccio avrà un impatto negativo sulla transizione digitale in Germania, frenerà l’innovazione e aumenterà in maniera significativa i costi sia di costruzione sia operativi per gli operatori di rete”. Di conseguenza, “i consumatori tedeschi dovranno pagare i costi aggiuntivi”. Huawei si definisce, quindi, “un fornitore affidabile di tecnologie innovative con un ottimo record di sicurezza”.

Due mesi fa il quotidiano economico tedesco Handelsblatt aveva rivelato che le aziende tedesche hanno iniziato a fare i conti con la possibile decisione del governo di ordinare la graduale rimozione della tecnologia cinese di Huawei e Zte dalle reti 5G. Le stime per Deutsche Telekom, Vodafone e Telefónica ammontano a diversi miliardi di euro. Le aziende potrebbero chiedere un risarcimento. Ma il governo non sembra disposto ad accogliere le loro richieste.

A giugno la Commissione europea ha diffuso una nota definendo “giustificate e conformi” alla toolbox 5G pubblicato a fine 2020 le decisioni assunte dai Paesi che hanno l’obiettivo di limitare o escludere Huawei e Zte dalle reti 5G. E ha invitato gli altri a fare lo stesso “il prima possibile”, come ha dichiarato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno. Dei 27, soltanto dieci hanno imposto restrizioni. “Huawei si oppone fermamente ed è in disaccordo con i commenti fatti dai rappresentanti della Commissione europea”, ha spiegato la società in una nota.

Ecco i piani tedeschi per limitare il 5G cinese

È “evidente che esistono notevoli dipendenze strutturali” da fornitori come Huawei e Zte, ammette Berlino. Che corre ai ripari: si valuta l’eliminazione graduale e il divieto su aree sensibili come la capitale

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