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Il nesso (più opportunistico pre-elettorale che ideologico) tra il via libera turco all’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato e il contesto socio-politico in cui il governo Erdogan sta procedendo tra terremoto e urne di primavera, suggerisce una serie di riflessioni circa il processo di adesione del due paesi da un lato e sui riverberi politici che ne deriveranno dall’altro.

La due giorni della Nato a Bruxelles sta approfondendo proprio tali interstizi geopolitici, fatti di impegni, relazioni e trattative. Con la Turchia ci sarà un colloquio ad hoc domani, anche perché proprio Ungheria e Turchia sono rimasti gli unici due soggetti a mettere in discussione il via libera. Una tela di Penelope che Erdogan ha intenzione di gestire, fino all’ultimo filo.

Qui Turchia

Fino ad oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si è opposto all’adesione di Svezia e Finlandia all’Alleanza Atlantica per motivi di sicurezza, mettendo l’accento sul fatto che la Svezia avrebbe ospitato alcuni militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). È questo il gruppo terroristico nemico di Erdogan, che ne chiede l’estradizione.

Le elezioni turche del prossimo maggio, dunque, rappresentano uno spartiacque preciso perché al momento è difficile immaginare che il governo turco decida, in un senso o nell’altro, prima delle urne in quanto il Presidente è impegnato in una delicatissima campagna elettorale: complessa non solo perché arriva dopo un periodo caratterizzato dal crollo della lira turca e dal calo della sua popolarità, ma perché l’elemento esterno rappresentato dal tragico terremoto che ha causato 45mila vittime, potrebbe in qualche modo rappresentare un fattore determinante ai fini elettorali.

Erdogan infatti potrebbe aver recuperato consensi, in quanto è visto come una garanzia per la fase della ricostruzione: non solo ci sono circa 200mila abitazioni crollate, ma anche un intero tessuto sociale che ha altri pensieri più vitali (come appunto casa, cibo e sopravvivenza) rispetto al recarsi nelle cabine elettorali. Un soccorso esterno è intanto giunto dall’Arabia Saudita, che ha annunciato di voler depositare 5 miliardi di dollari nella Banca Centrale turca.

Qui Nato

Jens Stoltenberg ha mostrato segni di ottimismo, osservando di aver visto alcuni “progressi” nel processo in stallo e aggiungendo che il completamento delle adesioni è una priorità assoluta. “Stiamo facendo progressi”, ha detto, ricordando che Stoccolma “ha mantenuto” un accordo con Ankara siglato lo scorso anno che avrebbe dovuto definitivamente aprire la strada all’adesione alla Nato. “È giunto il momento di finalizzare il processo di ratifica”, le sue parole a chiudere il cerchio.

La risposta turca si ritrova in una sorta di soluzione di compromesso, che poggi sulla prospettiva di accettare la Finlandia senza far passare la domanda della Svezia. In sostanza il processo di Finlandia e Svezia potrebbe essere trattato separatamente, al fine di non far apparire Erdogan (in campagna elettorale) troppo accondiscendente e, al contempo, provando a non disattendere gli impegni presi con Bruxelles.

Qui Ungheria

Il no ungherese però ha registrato dei potenziali cambiamenti. Una delegazione parlamentare ungherese ha dichiarato di sostenere la candidatura della Svezia alla Nato dopo aver incontrato il presidente del parlamento svedese per appianare ciò che il partito di governo ungherese ha definito “controversie politiche”. Si tratta di un passo concreto in una direzione diversa rispetto a quella fino ad oggi imboccata da Budapest.

“Sosteniamo l’adesione della Svezia alla Nato – ha dichiarato il vicepresidente del parlamento ungherese, Csaba Hende – Abbiamo chiarito che il governo ungherese, il presidente ungherese, il primo ministro e la maggior parte dei parlamentari ungheresi sostengono chiaramente l’adesione della Svezia alla Nato. Sarebbe opportuno che i politici svedesi, i rappresentanti del governo e i membri del Parlamento europeo, sulla base di fatti completamente falsi, non indichino o insinuino che vi è una mancanza di stato di diritto in un Paese”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Aron Emilsson, presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento svedese, che ha incontrato la delegazione ungherese.

Finlandia e Svezia nella Nato, la tela di Penelope nelle mani di Erdogan

Le elezioni turche del prossimo maggio rappresentano uno spartiacque preciso perché al momento è difficile immaginare che il governo turco decida, in un senso o nell’altro, prima delle urne. Intanto dall’Ungheria arriva un’apertura

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