Skip to main content

Il colpo di Stato in Niger, iniziato lo scorso 26 luglio con la detenzione domestica del presidente eletto Bazoum, a differenza di altri recenti golpe nella regione ha innescato una serie di reazioni a catena con conseguenze nazionali, regionali e internazionali. Quindi, per comprendere come il corso degli eventi abbia posto Niamey al centro di numerosi dossier che vanno dalla lotta al terrorismo alla competizione geopolitica regionale e internazionale, bisogna partire dal contesto nazionale.

Un insieme di fattori politici ed economici racchiude la spiegazione di come il potere politico sia stato conquistato da un gruppo di militari e del perché la popolazione stia manifestando il proprio sostegno proprio per la giunta golpista. I primi fattori si ritrovano nella debolezza delle giovani istituzioni democratiche del Paese e nelle campagne di disinformazione ad opera di attori russi in ottica antifrancese, che avevano fomentato il malcontento negli scorsi mesi. Parallelamente, gli strascichi degli anni del Covid-19 e dell’insicurezza provocata dalle insurrezioni terroristiche in corso nelle aree del Lago Ciad e in quelle della regione di Liptako avevano lasciato il terreno fertile per far attecchire queste campagne d’odio verso il governo democratico. Tuttavia, la presidenza Bazoum aveva registrato buoni risultati sia in termini economici che di lotta al terrorismo, in controtendenza ad altri Paesi nella regione. Il golpe è stato, così, facilitato da un contesto regionale da anni in preda a profonda instabilità e dall’influenza esterna di campagne di disinformazione mirate a minare la leadership di Bazoum.

A questo punto emerge la dimensione regionale, dove il Niger ricopriva una posizione strategica per due ragioni: da una parte le sue importanti riserve di uranio e di petrolio, dall’altra la lotta al terrorismo e la democratizzazione del Sahel – specialmente dopo i colpi di Stato in Mali e Burkina Faso, che avevano fatto terminare le missioni francesi e incrinato i rapporti con i partner regionali ed europei. Infatti, il Niger aveva assunto il ruolo di principale partner militare dell’Unione Europea e degli Stati Uniti nel Sahel. Dunque, l’instabilità regionale, ulteriormente messa in discussione dal colpo di Stato in Niger, ha scatenato la dura risposta dell’Economic Community of West African States (Ecowas), che ha emanato un ultimatum per la giunta militare, indicendo sanzioni economiche e minacciando contromisure che non escludono l’uso della forza militare.

In risposta all’ultimatum, Burkina Faso e Mali, Stati membri di Ecowas, hanno dichiarato che ogni intervento in Niger verrà considerato come una dichiarazione di guerra anche contro di loro. La posizione di Ouagadougou e Bamako mostra le dinamiche di potere interne all’Africa occidentale, dove gli interessi di Ecowas, indirizzati da un blocco di Stati guidati dall’egemone regionale, la Nigeria, si contrappongono a quello delle giunte militari che hanno preso il potere negli ultimi anni nel Sahel.

I risvolti internazionali del colpo di Stato in Niger si aggiungono a quelli regionali. La strategia russa per estendere la propria influenza politica ed economica in Africa si scontra con la tradizionale presenza euro-atlantica nel Sahel e si lega al tentativo di Mosca di uscire dall’isolamento internazionale in seguito al conflitto in Ucraina. Il gruppo militare Wagner, già operativo nei vicini Mali, Repubblica Centrafricana, Libia e Sudan come security provider internazionale, confligge con gli interessi del blocco euro-atlantico, in quanto ha sostituito la tradizionale influenza francese o europea.

Non è, tuttavia, solo “colpa” di Mosca se negli ultimi anni la presenza militare del gruppo Wagner si è contrapposto a quello europeo, il cui approccio alle crisi umanitarie e politiche nel Sahel non è sempre stato privo di elementi post-coloniali. Infatti, le missioni di pace sono spesso state organizzate secondo le priorità securitarie ed economiche dell’Ue e dei suoi Stati Membri. In un tale contesto, Mosca e la compagnia militare privata Wagner hanno saputo inserirsi con abilità, stringendo partnership strategiche che hanno progressivamente eroso l’influenza europea. La possibilità che il Gruppo Wagner entri in Niger è concreta, vista la rottura degli accordi bilaterali militari tra Niamey e Parigi, a cui si somma l’offerta di Prigozhin, leader della compagnia militare privata russa, di sostenere la giunta militare nel ristabilire l’ordine nel Paese.

In conclusione, i diversi fili che si intrecciano nel Sahel formano un’intricata tela che avrà profonde conseguenze geopolitiche. Se la giunta militare reggerà alle pressioni internazionali, il Sahel sarà composto da una costellazione di Stati guidati da regimi autoritari ostili ai principi democratico-liberali. Questo insieme di Paesi, che unisce geograficamente l’oceano Atlantico al mar Rosso, divide l’Africa del nord da quella subsahariana e diventa fondamentale anche per l’economia e la sicurezza del Mediterraneo, già minacciata dagli effetti destabilizzanti delle sfide ambientali e climatiche.

Aspettando lo scadere dell'ultimatum, i rischi per l'Europa da un Sahel (tutto) autoritario

Di Raffaele Ventura

I diversi fili che si intrecciano nel Sahel formano un’intricata tela che avrà profonde conseguenze geopolitiche. Se la giunta militare reggerà alle pressioni internazionali, la regione sarà composta da una costellazione di Stati guidati da regimi autoritari ostili ai principi democratico-liberali. L’analisi di Raffaele Ventura, Università di Trento e Geopolitica.info

Cosa spiega sul Niger il dilemma di Washington in Burkina Faso

L’espansione delle attività dei gruppi jihadisti in Burkina Faso richiederebbe un aumento dell’assistenza militare americana, ma il Paese è guidata da una giunta golpista con cui l’amministrazione democratica di Joe Biden fatica – politicamente a lavorare. Test per il futuro del Niger

Tecnologie critiche, il governo allarga il Golden Power alle operazioni infragruppo

Nel decreto legge Omnibus atteso lunedì in Consiglio dei ministri c’è una norma che amplia i poteri speciali su intelligenza artificiale, semiconduttori, cibersicurezza, tecnologie aerospaziali, stoccaggio dell’energia, quantistica e nucleare

Problemi di fiducia. Sisci spiega perché la domanda cinese non riparte

Il sinologo commenta per Formiche.net i dati sui depositi a lungo termine della Repubblica Popolare, esempio plastico del calo della fiducia da parte degli investitori domestici. E ne delinea anche le cause

Dati transatlantici, una nuova era o l’alba di Schrems III?

Da settembre le aziende europee e statunitensi inizieranno ad appoggiarsi al nuovo Data privacy framework concordato da Bruxelles e Washington. Ma si preannuncia un’altra sfida legale che riguarderà i poteri (americani e non) nel campo dell’intelligence

Le incriminazioni di Trump, il loro peso elettorale e quello politico. Il punto di Spannaus

Secondo il professore statunitense, la messa in stato d’accusa di “The Donald” non danneggerebbe la sua corsa alla nomination repubblicana. Discorso diverso invece per quanto riguarda le elezioni presidenziali del 2024. Il cui esito, dice Spannaus, potrebbe mettere a rischio l’architettura istituzionale del paese

La fermezza dell’Ecowas spiega perché la situazione in Niger è cruciale

Per Vines (Chatham House), la linea decisa che Ecowas sta tenendo sulla crisi in Niger è frutto della leadership del presidente Tinubu. L’organizzazione vede il Niger come una linea rossa davanti all’erosione dei patti sociali in Africa. L’ultimatum del 6 agosto è determinante

Non solo grano, l'amb. Mesic racconta come cambia geopoliticamente la Croazia

Intervista all’ambasciatore croato in Italia: “La decisione rappresenta un nostro contributo nel contesto della crisi alimentare mondiale. Dal primo gennaio 2023 la Croazia è entrata a far parte dello spazio Schengen e dell’eurozona, realizzando due obiettivi cruciali della politica estera. A tempo debito speriamo anche di diventare il membro dell’Ocse”

Le lacrime di Pichetto Fratin e le scalate di Casini. Queste le avete viste?

Delega fiscale e Reddito di cittadinanza hanno scaldato le temperature delle aule parlamentari, quindi perché non rinfrescarsi con una bella scalata? Torna la rubrica fotografica “Queste le avete viste?”

La Francia non può supervisionare Niger e dintorni. Gli scenari di Parsi

“I governi africani? Non sono così propensi a concedere legittimazione a un puro atto di forza. Roma? Deve far capire agli alleati che non chiediamo solo assistenza rispetto al fronte Mediterraneo stretto al Nord Africa, ma siamo capaci di fornire anche solidarietà attiva”. Conversazione con l’esperto analista e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Vittorio Emanuele Parsi

×

Iscriviti alla newsletter