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Creare un’unica, grande, Zona economica speciale (Zes) per il Sud, ponendo fine all’esperienza, finora non troppo felice, dei piccoli distretti meridionali posti alle spalle dei principali porti del Mezzogiorno. Questo il progetto del governo per avere al posto di tante piccole realtà a regime fiscale avvantaggiato, una sola, con l’obiettivo, dichiarato, di premiare le aziende già presenti sul territorio e quelle che intenderanno insediarvisi in futuro.

Giova ricordare come una Zes, concetto nato con il Decreto legge 91 del 2017 e finora applicato a otto realtà, tra loro distinte, altro non è che una zona geografica stabilita e riconoscibile al cui interno vigono procedure semplificate e regimi fiscali meno pressanti. Al momento le cifre e le percentuali non sono note, ma il governo di Giorgia Meloni, ha comunque intenzione di alzare il tiro. Anzi, lo ha già fatto, per mezzo di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e garante del Pnrr, uno dei membri di governo a cui è stata affidata, tra le altre cose, il rilancio del Mezzogiorno. Perché, quello che conta è la filosofia di fondo, concepita per dare a tutto il Meridione la medesima possibilità di crescita, senza privilegiare secondo logiche alterne le aree selezionate, così come avviene oggi.

E così, nell’ambito di un decreto appositamente cucito su misura per il Sud e presentato dallo stesso Fitto nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, ha visto la luce la Zes unica per il Meridione. Un decreto, come poc’anzi detto, che nasce dalla presa d’atto che la precedente organizzazione delle Zes, limitate alle aree retroportuali del Sud, non ha consentito di raggiungere appieno gli obiettivi posti alla base dell’introduzione di tale strumento, ovvero la necessità di attrarre investimenti nelle aree del Mezzogiorno maggiormente connesse ai flussi commerciali internazionali.

Ora, fra i vantaggi della Zes unica, c’è sicuramente l’estensione dello speciale credito d’imposta a tutto il Sud, come peraltro spiega la norma che istituisce le stesse Zone economiche speciali: le nuove imprese e quelle già esistenti, che avviano un’attività economica o investimenti, possono usufruire di procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, con accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati. Lo stesso credito d’imposta vale anche per l’acquisto di immobili strumentali agli investimenti. Le percentuali di credito variano in base alle dimensioni aziendali: 45% per le piccole e micro imprese; 35% per le medie imprese; 25% per grandi imprese. Per beneficiare del credito d’imposta le aziende devono restare sul territorio almeno sette anni dopo il completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni.

Lo stesso Fitto ha rivendicato la bontà del riassetto delle Zone. “Il decreto Sud approvato dal Consiglio dei ministri trasforma le attuali otto zone economiche speciali in una Zes unica che riguarda l’intero territorio del Sud, consentendo importanti passi in avanti sulle semplificazioni nelle autorizzazioni e nell’uso delle risorse della fiscalità. Ci sarà una unica struttura che gestirà la Zes quindi il costo della riorganizzazione della governance è inferiore al costo delle attuali otto strutture di governance delle Zes, per questo si tratta di una grande opportunità per il mezzogiorno ed una novità storica”.

Ma il destino del Sud dello Stivale non è solo in cima al taccuino del governo. Anche le grandi aziende del Paese hanno a cuore il rilancio del Mezzogiorno, a cominciare dalle banche. In una recente lectio magistralis, tanto per fare un esempio, il ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina, è tornato a ribadire come la questione meridionale sia legata a doppio filo alle speranze di crescita dell’Italia intera, senza dimenticare i numerosi accordi stretti dalla banca torinese nell’ambito delle Zes pre-esistenti. Come a dire, non c’è Italia senza Sud. E lo stesso vale per Unicredit. Dal momento che il regime fiscale agevolato e la burocrazia meno contorta previsti nelle Zes non può che giovare al mercato del lavoro, il numero uno di Gae Aulenti, Andrea Orcel, ha mandato un messaggio chiaro, dicendosi pronto in una recente intervista al Messaggero, ad assumere fino a 4 mila nuove risorse, di cui mille in Italia.

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