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Si dibatte da settimane sullo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. La misura è il risultato di un accordo raggiunto lo scorso ottobre tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, che ha poi ratificato la decisione a inizio febbraio. L’ultimo sviluppo ha ravvivato la preoccupazione del settore automotive italiano, di cui si sono fatti portavoce anche diversi esponenti della maggioranza – tra cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, secondo cui l’accordo è “folle e sconcertante” e rema contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei.

Tuttavia, il più grande produttore di auto in Europa è di diverso avviso. “La Germania ha già dato la sua approvazione finale al risultato del trilogo”, ha dichiarato a Euractiv un portavoce del Ministero dell’Ambiente tedesco, rimarcando che Berlino si atterrà al piano di eliminazione graduale dei motori a combustione interna nonostante le voci critiche che si levano “soprattutto dalle file del governo italiano”.

Probabilmente il prossimo banco di prova è il 7 marzo, quando l’accordo sarà sottoposto all’approvazione ministeriale di tutti i Paesi. Per la Germania si tratta solo di un “ulteriore passo formale verso la conclusione”. Si voterà a maggioranza qualificata, dunque basteranno almeno 15 Stati membri e il 65% della popolazione europea. E il risultato sembra già scritto: all’ultimo Consiglio hanno votato a favore 25 Paesi Ue su 27.

Tutti i maggiori automaker tedeschi, così come i colleghi nel resto del mondo, hanno già presentato i loro piani per elettrificare l’intera gamma dei propri veicoli. Ed è cosa nota che stiano scommettendo sulla relazione con la Cina per portare a compimento questa opera di riconversione elettrica. La scelta, al momento, è praticamente obbligata, dato lo strapotere di Pechino su tutti i settori di tecnologie pulite – incluso quello dell’auto elettrica, dove la Cina già controlla controlla la produzione del 60% dei veicoli, il 76% delle batterie, l’86% degli anodi e il 69% dei catodi a livello globale, stando all’ultimo rapporto Iea.

I Paesi dell’occidente geopolitico possono sottrarsi alla presa cinese, e ci sono già movimenti a monte della filiera produttiva, nel campo delle materie prime critiche: pochi giorni fa l’Italia si è unita ufficialmente alla Mineral Security partnership a guida Usa, per rafforzare la partnership tra i Paesi like-minded e assicurarsi l’approvigionamento dei materiali. Ma la strada è ancora (molto) lunga, e nel mentre il Dragone non sta certo con le mani in mano.

Stando a una nuova analisi di Reuters, il gigante cinese Catl (che è il maggior produttore di batterie per auto al mondo) si starebbe avvantaggiando della posizione dominante per portare avanti una guerra dei prezzi. L’azienda avrebbe offerto alle case automobilistiche cinesi dei prezzi scontati sulle batterie, secondo le fonti citate dalla testata britannica. In cambio, gli automaker avrebbero dovuto impegnarsi a stipulare la maggior parte dei contratti di fornitura di batterie con Catl.

L’obiettivo è consolidare la propria quota di mercato, che è già immensa, pari al 37%. “La mossa dimostra il vantaggio di Catl in termini di costi derivante dai suoi investimenti nell’estrazione e nella raffinazione del litio e la sua determinazione a respingere la sfida di rivali cinesi più piccoli come Calb ed Eve Energy, che hanno fabbriche in fase di avvio quest’anno”, hanno detto gli analisti a Reuters. Da parte sua, l’agenzia governativa cinese per la regolamentazione dei costi e dei prezzi ha dichiarato giovedì che intende “rafforzare la cooperazione” con l’azienda, senza fornire ulteriori dettagli.

In alcuni casi, la quota di Catl arriverebbe all’80% delle attività dei produttori di auto elettriche cinesi. Alcuni, come Nio, si stanno attrezzando per ridurre la dipendenza facendo partire nuove fabbriche di batterie. Ma è difficile rivaleggiare con il titano in piena espansione: l’azienda sta costruendo nuovi impianti di batterie anche di fuori dalla Cina, segnatamente in Germania e Ungheria, e ha stretto accordi per rifornire BMW, Daimler (leggi: Volkswagen), Ford Motor, Hyundai, Honda, Tesla, Toyota, Volvo e non solo.

Se funziona, il piano di Catl consoliderebbe il suo strapotere nel comparto mandando fuori mercato i competitor. Che già sentono la pressione: a gennaio la stessa Tesla ha dovuto ridurre i prezzi del 20% per conservare la propria competitività. “È in corso una guerra dei prezzi. L’abbiamo vista qualche settimana fa a livello di veicoli. Ora la stiamo vedendo a livello di batterie”, ha dichiarato a Reuters Eric Norris, presidente di Energy Storage presso Albemarle Corp, il più grande produttore mondiale di litio per veicoli elettrici. Catl, ha spiegato, sta cercando di trarre vantaggio dalla sua integrazione “per ridurre i prezzi e guadagnare quote”.

Batterie auto elettrica

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