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La “guerra” delle batterie si fa sempre più aspra sul fronte di mercato. Dopo l’annuncio di Catl della nuova batteria superperformante che verrà introdotta a partire dal 2024, la competizione globale ruota intorno alla tecnologia che riuscirà a scalare le gerarchie di preferenza per i produttori di auto, oltre a contenere i costi.

Poiché il settore globale delle batterie non è standardizzato, i margini e i costi differiscono da paese a paese, oltre a tecnologia per i tipi di batterie predilette dai produttori. Attualmente, sono dominanti due tipologie di batterie al litio: quelle con catodi contenenti nichel, manganese e cobalto (Nmc) e quelle con litio ferro e fosforo (Lfp).

In generale, le proiezioni sull’adozione di queste e altre tecnologie potenzialmente disruptive, come le batterie allo stato solido o al sodio, da parte dell’industria dei veicoli elettrici sono molto discusse. La roadmap tecnologica dei grandi produttori, come Tesla, Volkswagen, Bmw, Ford, Toyoya sono rimaste fedeli a una varietà di catodi più comuni e scelti da un compromesso tra costi, prestazioni e sicurezza.

Come evidenziato nella figura, la panoramica dei catodi utilizzati oggi sul mercato dei Bev/Hbev è tendenzialmente una prevalenza di batterie ad alte prestazioni, ad alto costo e ad alto contenuti di nichel (Nmc 811) con una progressiva riduzione dell’utilizzo del cobalto, e batterie a prestazioni medie, a basso costo e senza l’utilizzo del costoso nichel e delle preoccupazioni legate all’approvvigionamento di cobalto. Ad oggi, la Cina rappresenta oltre il 75% della fornitura globale di catodi e anodi (perlopiù costituiti da grafite, seppur stia prendendo quota il silicio metallico) e circa il 78% della fornitura globale di batterie. La dipendenza più marcata risulta, perà, per le celle Lfp con la Cina che controlla circa il 99% della produzione grazie a Catl e Byd. Ne sa qualcosa Tesla.

Ed è in questo contesto che stupisce la scelta dell’azienda coreana, Samsung Sdi, leader nel settore dell’elettronica e produttore di batterie di aggredire il mercato delle celle al litio ferro fosfato. Tra gennaio e maggio di quest’anno, Sdi ha totalizzato il 4% del mercato, dietro alla cinese Calb (5%), alla coreana Sk On (6%), alla giapponese Panasonic (8%), a Lg Energy Solution (14%) e alle cinesi Byd e Catl (55%).

Secondo il Financial Times, su stime Bernstein, Catl, Samsung e Lg sono le prime tre aziende per spesa in R&d rispetto alle vendite, il che rappresenta un vantaggio competitivo ben più solido considerando la rapida evoluzione tecnologica delle batterie. Tutte e tre, infatti, stanno scommettendo sulle batterie allo stato solido (che prevede l’utilizzo di un elettrolita solido al posto di quello liquido impiegato nella batterie al litio), con Samsung che punta sulle batterie con celle cilindriche e alla prima produzione di test entro la fine del 2023 per i clienti automotive.

L’azienda coreana ha dunque annunciato il suo primo impianto di produzione di Lfp nel sito in prossimità della città di Ulsan. Secondo fonti raccolte da Business Korea, i vertici di Samsung Sdi starebbero ancora valutando se concentrarsi su batterie per gli Ev o gli accumulatori di energia domestici e industriali (Ess). L’azienda attualmente prevede per questa linea produttiva un aumento di circa 10 GWh di capacità industriale, con impianti a Cheonan, in Corea, e uno pianificato in Malesia.

Secondo le fonti aziendali, la scelta sarebbe ricaduta per la crescente richiesta di batterie Lfp, più accessibili per i clienti automotive e delle utility energetiche. La guerra dei prezzi lanciata da CATL, oltre alla nuova tecnologia lanciata, segnala la volontà del colosso cinese di consolidare la sua posizione di mercato, insediata perlopiù da competitor domestici. In un’ottica di rincorsa alla Cina, le aziende coreane come Lg, Samsung e Sk On stanno accelerando nella produzione di celle Lfp perché vedono in esse un alternativa alle batterie ad alto contenuto di nichel per competere sui prezzi con i cinesi.

A differenza dell’ecosistema cinese, che vede una forte integrazione tra aziende chimiche, come Ganfeng e Tianqi, e attività estrattive, le concorrenti coreane e giapponesi hanno fatto ricorso ad accordi di fornitura a lungo termine per assicurarsi litio, nichel e cobalto prima e dopo il 2021, come ricostruito dall’Iea nel suo ultimo rapporto sul mercato dei materiali critici.

Samsung Sdi sta, inoltre, espandendo la sua presenza industriale in Europa. L’azienda coreana starebbe, infatti, pianificando una gigafactory a Goed, in Ungheria, paese che ha già accolto Catl. La scelta ricadrebbe anche in prospettiva della costruzione di un impianto per la produzione di veicoli elettrici a Debrecen, in Germania, collocato a poche centinaia di chilometri dal sito di Samsung. Il battery maker investirà quasi 500 miliardi di won coreani.

Inoltre, per beneficiare dell’Inflation Reduction Act – che ha portato alcune aziende cinesi ad investire in Corea per bypassare le clausole sugli approvvigionamenti previste dalla legge – Samsung SDI ha firmato un memorandum of understanding con l’azienda australiana Syrah Resources Ltd, che estrarrà grafite naturale in Louisiana per la fabbricazione di anodi. L’accordo verrà formalizzato una volta concluse le fasi di test, con circa 10.000 tonnellate di materiale anodico di grafite entro il 2026. Si tratta anche di un segnale della volontà di Samsung di diversificare le forniture dalla Cina, principale produttore mondiale di grafite.

Negli Usa, Samsung ha siglato una joint venture con Stellantis (StarPlus Energy) per una gigafactory da 33 GWh e un accordo con General Motors per la produzione di celle in Indiana per catturare l’espansione del mercato Ev statunitense in seguito agli effetti benefici dell’IRA. Due contratti monstre che portano la capacità dell’azienda a quasi 100 GWh.

Dunque, se fino a cinque anni fa le batterie al litio ferro fosfato erano state ritenute alla fine della corsa, per l’avvento delle più performanti Nmc, ora che su di esse la Cina ha costruito il suo dominio commerciale grazie a Catl e Byd e l’ascesa del suo mercato Ev, i competitor devono fare i conti con la realtà: se l’innovazione tecnologica è la scommessa sul futuro, la capacità di restare sul mercato è condizione essenziale per potersi sedere al tavolo.

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