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Questo matrimonio non s’ha da fare. Lo ha detto chiaro e tondo l’Antitrust del Regno Unito a Microsoft e Activision Blizzard, in relazione alla loro fusione dal valore di 68,7 miliardi di dollari. Non si può procedere per i motivi che erano stati già espressi lo scorso febbraio dalla Competition and Markets Authority (Cma), ovvero una distorsione del mercato di riferimento. Una trattativa del genere, se andasse a buon fine, potrebbe infatti comportare “prezzi più alti” per gli utenti e un predominio di Microsoft, abbassando drasticamente il potere di “scelta o delle opportunità di innovazione” di tutti i gamers del mondo. Così aveva scritto due mesi fa il Cma e così è stato ribadito definitivamente nella giornata di mercoledì, infliggendo una mazzata morale (ed economica) al gigante di Redmond.

L’operazione non era piaciuta nemmeno negli Stati Uniti, dove era stata espressa preoccupazione dalla Federal Trade Commission (Ftc) per le distorsioni che avrebbe comportato. Anche l’Unione europea voleva vederci in modo più chiaro e ha pertanto avviato una propria indagine. Quella della Cma fa riferimento al solo mercato britannico, ma una decisione del genere potrebbe fortemente influenzare anche quelle che potrebbero presto arrivare (22 maggio quella europea, in agosto quella statunitense), innescando uno stop mondiale. Con cui Microsoft sarebbe doppiamente beffata dato che, siccome l’accordo aveva previsto un epilogo simile, dovrà pagare comunque 3 miliardi di dollari ad Activision. Avrebbe sicuramente preferito sborsarne quasi 66 miliardi in più entro la metà di quest’anno, termine entro cui le due parti avevano fissato la conclusione dell’accordo.

Purtroppo, però, Microsoft già possiede troppo, secondo l’autorità di Sua Maestà. Oltre ad avere Windows e una ben strutturata piattaforma cloud, l’azienda è proprietaria di Xbox e di una serie di giochi. Acquisendo anche Activision, che detiene videogiochi ultrapopolari come Call of Duty, Candy Crush e World of Warcraft, va da sé che diventerebbe quasi un monopolio. In Gran Bretagna, fa sapere la Cma, detiene una quota dei servizi di cloud gaming che oscilla tra il 60% e il 70%. Non sono state ritenute soddisfacenti neanche le promesse della società di lasciare Call of Duty libero sulle altre piattaforme per il prossimo decennio, come invece si credeva.

Il presidente del gruppo di esperti indipendenti che sono dietro l’indagine, Martin Coleman, ha affermato che i videogames rappresentano “il più grande settore di intrattenimento del Regno Unito” mentre il “cloud gaming sta crescendo rapidamente”, offrendo alle persone “una scelta più ampia su come e dove giocare. Ciò significa che è fondamentale proteggere la concorrenza in questo mercato emergente ed entusiasmante”. Microsoft, ha aggiunto, “gode già di una posizione di forza e di un vantaggio rispetto ad altri concorrenti” in questo campo e un tale accordo “rafforzerebbe il vantaggio dandogli la possibilità di indebolire concorrenti nuovi e innovativi”.

Sembrerebbe esserci dunque poco spazio per una retromarcia da parte dell’Antitrust. Tuttavia, Microsoft non si arrende e rimane “pienamente impegnata in questa acquisizione e presenterà ricorso”, ha affermato il presidente Brad Smith. Anche Activision lo ha promesso, con il suo ceo Bobby Kotick che ha sottolineato come “non è la notizia che volevamo, ma è ben lungi dall’essere l’ultima parola su questo accordo”. Entrambe dovrebbero infatti rivolgersi alla Competition Appeal Tribunal, che dovrebbe rilasciare la sua sentenza entro l’anno.

Nel frattempo, la decisione della Cma ha avuto già conseguenze in borsa. L’andamento dei due titoli è però differente, per non dire opposto. Mentre Activision perde il 12% a Wall Street, Microsoft guadagna l’8%. Tra i due promessi sposi, c’è chi ha da versare più lacrime per questo matrimonio mancato. Fatte salve ulteriori sentenze.

Per l'Antitrust Uk il matrimonio tra Microsoft e Activision Blizzard non s'ha da fare

La Competition and Markets Authority (Cma) ha bloccato la fusione dei due colossi per le storture che avrebbe provocato nel mercato, dando all’azienda di Redmond un vantaggio eccessivo sulla concorrenza. La sentenza potrebbe innescare un effetto domino a livello mondiale, con Usa e Ue che potrebbero prendere decisioni simili

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