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Big trouble in cryptoland. Gli ultimi giorni hanno portato una raffica di sviluppi sul fronte delle criptovalute, soggetto di rinnovata attenzione da parte dei regolatori statunitensi dopo gli spettacolari crolli del 2022. La Securities and Exchange Commission, l’ente statunitense di vigilanza dei mercati, sembra intenzionata a isolare l’economia classica da quella crypto. E lo vuole fare spingendo le banche a tagliare i legami con chi compra criptovalute e limitando la capacità di questi ultimi di collegarsi al sistema finanziario reale.

Gli obiettivi della stretta regolatoria parlano da soli. A fine gennaio la Fed ha rigettato l’applicazione di Custodia, una banca legata a doppio filo al mondo crypto. Settimana scorsa la Sec ha multato Kraken, una borsa crypto, e le ha ingiunto di interrompere il servizio di staking, un sistema per guadagnare interessi sui propri depositi di criptovalute, che nelle parole di Gurbir Grewald (Enforcement Director della Sec) offriva agli investitori “rendimenti […] slegati da qualsiasi realtà economica”.

Poi nel fine settimana è stata la volta di Paxos, la realtà che “conia” BUSD. Si tratta di una stablecoin, una criptovaluta che riflette artificialmente il valore di valute classiche, tendenzialmente il dollaro statunitense, ed è la terza più usata al mondo. BUSD è anche strettamente legata a Binance, la più grande piattaforma di scambio del settore, che la utilizza internamente come il proprio “dollaro”. Ma da lunedì, in seguito alle istruzioni della Sec, Paxos ha cessato l’emissione di nuovi BUSD.

In generale, le stablecoin rappresentano per i cripto-investitori sia un antidoto alla forte volatilità del settore, sia un “ponte” utile tra finanza tradizionale e quella crypto. La novità è nella definizione: per la Sec ora si tratta di securities – la tesi che il presidente Gary Gensler porta avanti dall’inizio del suo mandato –, e domenica è emerso che l’ente vuole multare Paxos per aver venduto BUSD senza registrare la stablecoin come tali.

In contemporanea, l’azione regolatoria impatta anche le tradizionalissime banche – che nell’ottica del criptoverso sono rampe di accesso e di uscita per convertire valute tradizionali in crypto. Ma per il Consiglio dei governatori della Fed statunitense, “è altamente probabile” che emettere o detenere crypto come capitale principale “non sia conforme a pratiche bancarie sane e sicure”. Questa decisione di gennaio è diventata un bollettino, entrato in vigore la scorsa settimana, e nei fatti scoraggia l’avvicinamento delle banche tradizionali al settore crypto.

Gli effetti già si vedono. Settimana scorsa Binance ha dichiarato che avrebbe sospeso i trasferimenti bancari in dollari, dopo che il suo partner bancario, Signature Bank, ha annunciato che non avrebbe più supportato le transazioni di criptovalute al di sotto dei 100.000 dollari. Si tratta di una delle principali banche al servizio delle criptovalute, che però ha iniziato a ritirarsi dal crypto-business nel 2022.

Difficile non leggere la stretta regolatoria alla luce del collasso catastrofico di FTX, a suo tempo la seconda piattaforma di scambio crypto più grande al mondo. La raffica di azioni è arrivata dopo anni di indagini a rilento e timidi dibattiti tra regolatori su come gestire al meglio il settore crypto, in rapida crescita. Ma dopo FTX, i regolatori hanno indurito i toni e iniziato a stringere. “Dal punto di vista dell’industria, sembra proprio che sia in corso un bombardamento a tappeto”, ha dichiarato Kristin Smith, ceo della Blockchain Association (un gruppo industriale di riferimento) al Wall Street Journal.

Mentre i dirigenti delle aziende crypto si preparano a dare battaglia legale, gli investitori hanno iniziato a fuggire dai bersagli sospetti. Nell’arco di 24 ore, da domenica a lunedì, quasi 3 miliardi di dollari sono defluiti da Binance, mentre lunedì mattina circa 144 milioni di BUSD sono stati riscattati in dollari tradizionali. Hanno sofferto anche le criptovalute più classiche, il cui valore è crollato, interrompendo un rally che aveva riacceso la speranza degli investitori dopo un 2022 a dir poco burrascoso.

Per i meno entusiasti, invece, la stretta regolatoria è un bene: oltre a isolare la finanza tradizionale dall’ecosistema crypto, riducendo il rischio di contagio nel caso di collassi come quello di FTX, ora si potrà vedere se il criptoverso riesce davvero a camminare sulle proprie gambe. È un battesimo di fuoco: che succede al sistema monetario del web3 quando si allentano i legami con il dollaro statunitense, la valuta di riserva mondiale? La risposta è nei mesi a venire.

Sec Crypto

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