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L’Ucraina ha messo in salvo una buona fetta del suo debito offshore, ovvero detenuto da creditori stranieri. Kyiv, infatti, ha annunciato che i detentori di obbligazioni internazionali hanno formalmente approvato il suo piano di ristrutturazione di oltre 20 miliardi di dollari di debito. Si tratta di un passo decisivo verso il risanamento delle finanze ucraine, da due anni sotto stress a causa degli enormi costi legati alla guerra contro l’aggressione della Russia. Lo scorso giugno il governo di Volodymyr Zelensky aveva intavolato una serie di trattative con gli investitori esteri, per cercare l’intesa su 20 miliardi di debito in scadenza.

Ad agosto, quando ormai la linea rossa era vicina, l’accordo non era stato trovato, aprendo la strada a un parziale default ucraino. Ma ecco in queste ore il colpo di scena: la richiesta di ristrutturazione del debito è stata accettata dai creditori. Con questa decisione il valore nominale dei titoli di Stato dell’Ucraina si dovrebbe ridurre di oltre un terzo, così come espressamente chiesto il principale creditore, il Fondo monetario internazionale, che nel marzo del 2023 aveva accordato a Kyiv un prestito da 15,6 miliardi di dollari.

Ora, sebbene sarà necessaria la fine, o almeno un significativo allentamento, della guerra affinché l’Ucraina possa nuovamente indebitarsi sui mercati dei capitali internazionali, la finalizzazione della ristrutturazione rappresenta un “passo cruciale”, ha affermato il ministro delle Finanze ucraino, Sergii Marchenko. Perché ciò “garantirà all’Ucraina il mantenimento della stabilità di bilancio necessaria per continuare a finanziare la nostra difesa”, ha aggiunto “e rappresenta un passo importante verso il ripristino della stabilità economica a lungo termine”.

Si tratta della seconda ristrutturazione che l’Ucraina è stata costretta a intraprendere in un decennio a seguito dell’invasione russa. La precedente risale al 2015, in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia. Quanto ai dettagli dell’accordo, i detentori di obbligazioni accetteranno una svalutazione del 37% sul valore nominale dei loro titoli, risparmiando all’Ucraina 11,4 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. In cambio, otterranno nuovi titoli per un valore di 40 centesimi del loro credito originale. I pagamenti inizieranno all’1,75% prima di salire al 4,5% nel 2026, al 6% nel 2027 e al 7,75% dal 2034 in poi. I creditori riceveranno inoltre un’obbligazione del valore di 23 centesimi che non pagherà interessi fino ad agosto 2027, ma salirà a 35 centesimi se l’economia ucraina supererà gli obiettivi del Fondo monetario internazionale di almeno il 3% entro il 2028.

Tutto questo mentre lo stesso Fondo monetario ha pianificato una missione in Russia, la prima dall’inizio della guerra in Ucraina e la prima di una istituzione internazionale. L’annuncio dato a Reuters da Aleksei Mozhin, il direttore esecutivo del Fmi per la Russia, ha un peso rilevante per diverse ragioni. I tempi previsti indicano un cambio di scenario, con una sostanziale riammissione della Russia nel sistema dell’economia globalizzata. Questo, considerando che non ci sono state missioni nel 2022 e nel 2023 proprio per le pressioni occidentali e considerando anche che molti Paesi avevano proposto l’estromissione di Mosca dal Fondo, sembra suggerire la presa d’atto che l’ambizioso piano di totale isolamento della Russia possa finire qui.

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