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In previsione del summit dei Brics che si terrà sul suo territorio nell’Agosto di quest’anno, il governo del Sudafrica si è adoperato per concedere l’immunità diplomatica a tutti i leader politici che si dichiareranno intenzionati a prendervi parte. Nonostante il Sudafrica abbia insistito sul fatto che questo non sia un provvedimento ad personam, il motivo di questa scelta è quasi ovvio: così facendo, Johannesburg offre la possibilità a Vladimir Putin di partecipare a questo importante meeting senza conseguenze sulla sua persona.

Il presidente della Federazione Russa è infatti oggetto dal marzo scorso di un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale per la presunta deportazione forzata di minori ucraini in territorio russo. Come paese membro della Corte, il Sudafrica sarebbe quindi tenuto ad arrestare Putin qualora mettesse piede sul suo territorio.

“Si tratta di un conferimento standard di immunità che facciamo per tutte le conferenze e i vertici internazionali che si tengono in Sudafrica, indipendentemente dal livello di partecipazione”, ha affermato in un comunicato rilasciato martedì 30 maggio il Dipartimento per gli Affari Esteri di Johannesburg, aggiungendo che questo provvedimento è stato elaborato in riferimento alla conferenza stessa, e non ai singoli individui che vi prenderanno parte.

Al netto delle formalità diplomatiche, i segnali sono però altri: già dall’aprile scorso in Sudafrica è stata istituita una commissione interministeriale con lo scopo di chiarire secondo quali criteri legali il presidente Putin sarebbe stato passibile di ogni forma di provvedimento. Grazie ai lavori di questa corte è emerso che, secondo l’articolo 98 dello Statuto di Roma (il documento fondante della Corte Penale Internazionale), quest’organismo giudiziario internazionale non può chiedere ad uno Stato di agire nei confronti di un individuo di un Paese terzo se esistono degli obblighi di diritto internazionale tra i due paesi, a meno che non venga prima raggiunto un accordo con lo stato terzo per la revoca dei suddetti obblighi.

In ogni caso, non vi sono ancora certezze che Putin si rechi personalmente in territorio sudafricano per partecipare ai lavori del summit. Al momento, l’unica presenza russa ad essere confermata al meeting dei Brics è quella del ministro degli Esteri Sergey Lavrov, all’interno della sessione che vedrà coinvolti i ministri degli Esteri dei Paesi membri e che si terrà questa settimana sempre in Sudafrica.

La decisione di Pretoria di conferire, anche se in modo apparentemente indiretto, l’immunità al presidente Putin non va interpretata come un fulmine a ciel sereno. Già nell’aprile di quest’anno il Sudafrica aveva reso pubblica la sua intenzione di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale in seguito all’emanazione del mandato di arresto per Vladimir Putin, salvo poi rettificare la dichiarazione nel giro di poche ore.

Anche nel 2015 si era verificata una situazione simile quando il Sudafrica non aveva proceduto ad arrestare l’allora presidente sudanese Omar al-Bashir, accusato di crimini di guerra e genocidio per i fatti avvenuti nella regione del Darfur. Nonostante le rimostranze dei giudici della Corte, non ci fu nessuna conseguenza per il Sudafrica.

Il permettere a Putin di recarsi in Sudafrica ha anche un valore politico sul piano internazionale. Pretoria era già stata accusata per aver mantenuto una certa ambiguità rispetto alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina iniziata nel 2022, evitando di prendere posizioni diplomatiche al riguardo. Inoltre, all’inizio di maggio 2023, l’ambasciatore statunitense in Sudafrica ha accusato il governo presieduto da Cyril Ramaphosa di aver rifornito la Russia di materiale militare.

Facilitando al presenza del leader russo sul proprio territorio, il Sudafrica prende una posizione ancora più nettamente di contrasto con il suoi partner occidentali, e in particolare con quelli del G7, di cui il gruppo Brics che si riunirà proprio in territorio sudafricano è sempre più considerato come diretto rivale.

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