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Francesco Cossiga, presidente della Repubblica dal 1985 al 1992, si definitiva “dilettante” in materia di intelligence. In realtà, ne era grande osservatore e conoscitore. Tra i suoi lasciti c’è “la capacità di comprendere come, operando in un campo chiaro e senza sottrarsi alle responsabilità che ne deriva, perseguire l’interesse nazionale”, dice Lorenzo Guerini a Formiche.net. Il deputato del Partito democratico e presidente del Copasir, già ministro della Difesa, interverrà domani, alla Camera dei deputati, alla cerimonia di conferimento del Premio Francesco Cossiga per l’Intelligence, promosso dalla Società Italiana di Intelligence (Socint), presieduta da Mario Caligiuri, al prefetto Gianni De Gennaro, già capo della Polizia, direttore generale del Dis e Autorità delegata.

Quali sono i principali lasciti di Cossiga quando parliamo di intelligence e sicurezza nazionale?

Ci ha lasciato innanzitutto una grande capacità di studio dei fenomeni, un elemento fondamentale perché conoscerli è già un pezzo del lavoro. E ancora, la consapevolezza della ragion di Stato, l’importanza di leggere i fatti nella loro profondità storica, di non fidarsi di conclusioni affrettate e scontate ma penetrare nelle zone grigie e la comprensione del valore della tecnologia nell’attività di intelligence.

Uno dei temi su cui è stato forte il suo impulso fu l’intelligence economica.

L’economia è uno dei campi in cui anche gli Stati si confrontano e in cui c’è necessità di salvaguardia dell’interesse nazionale. Per questo, conoscere queste attività è fondamentale per il decisore politico.

Che cosa bisognerebbe riscoprire oggi di Cossiga?

Nel dibattito sui temi della sicurezza, è necessario avere uno sguardo ampio sui fenomeni, senza focalizzarsi esclusivamente sulle questioni emergenti, ma mantenendo una giusta distanza per comprenderli meglio. Viviamo nell’era del presentismo assoluto nel dibattito pubblico, elemento che, va detto, non si riscontra negli apparati e in chi si occupa di sicurezza. È fondamentale anche la capacità di comprendere come, operando in un campo chiaro e senza sottrarsi alle responsabilità che ne deriva, perseguire l’interesse nazionale.

Nei giorni scorsi il Copasir ha pubblicato la relazione sull’Africa, di cui lei è stato relatore. Nel testo viene sottolineata l’importanza di conoscere ed essere consapevoli della complessa realtà africana. C’è un po’ di Cossiga anche in questo?

La consapevolezza degli scenari in cui ci troviamo è un elemento fondamentale, anche nel dibattito pubblico, politico e culturale, per trovare una bussola con cui orientarsi. Coltivare questa consapevolezza è un compito essenziale per un dibattito maturo sull’attività e sugli obiettivi dell’intelligence.

Tra i lasciti di Cossiga c’è anche la riflessione che ha portato alla nascita della legge 124 del 2007 che ha riformato il sistema dell’intelligence in Italia.

In molti servitori dello Stato l’eredità di Cossiga come pensiero sui temi della sicurezza è molto presente. Si è riusciti a raccogliere questa eredità di pensiero e azione, visibile anche nella legge 124, sia sul piano degli strumenti, sia su quello dell’equilibrio del sistema, del controllo e dell’utilizzo degli apparati di intelligence. La legge, che può sicuramente essere soggetta a verifiche e aggiornamenti alla luce di un contesto attuale segnato da sfide geopolitiche e dalla forza dirompente delle tecnologie, ha un impianto molto positivo e avanzato frutto anche di un’ampia condivisione in parlamento.

Di che cosa c’è bisogno oggi?

Oggi c’è bisogno di trasversalità nell’analisi e nel coordinamento delle azioni non soltanto dell’intelligence ma di tutto l’impianto che direttamente o indirettamente a che fare con la sicurezza nazionale, il cui concetto è molto ampio e si estende oltre la dimensione militare. Anche per questo, ho proposto l’adozione di una strategia di sicurezza nazionale traversale e olistica.

Cossiga ci ha lasciato una visione di sicurezza nazionale. Parla Guerini

Alla vigilia della cerimonia di conferimento del Premio Francesco Cossiga per l’Intelligence al prefetto Gianni De Gennaro, il presidente del Copasir ricorda l’ex Capo dello Stato: “Ci ha lasciato l’importanza di leggere i fatti nella loro profondità storica e la comprensione del valore della tecnologia nell’attività di intelligence”. Sulla legge 124 che ha riformato il comparto: “Impianto molto positivo e avanzato”

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