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Il tema centrale del libro è la riduzione del numero dei parlamentari. Sono esaminate le ragioni e le conseguenze della riforma che venne approvata prima dal Parlamento e poi, attraverso il referendum, dagli elettori. La scelta di Angelo Lucarella è giusta. Si tratta infatti dell’unico intervento con effetti demolitori del sistema disegnato dalla Carta del 1948, tanto per le motivazioni che lo hanno accompagnato, quanto per il tipo di opinione pubblica che è stata alimentata e per l’assenza di interventi riformatori di sostegno, che pure erano stati promessi. Ne è conseguito un incremento della delegittimazione dell’intera attività politica, come emerge dalla assai ridotta partecipazione ai voti successivi alla riforma. L’Autore, dimostrando un’acuta sensibilità ai problemi costituzionali, si occupa anche della riduzione a diciotto anni per l’esercizio del diritto di voto al Senato, che ha portato ad una sostanziale parificazione delle due Camere, col conseguente dilemma sulla inutilità di una delle Camere proprio per effetto della sopravvenuta parificazione. Con questo intervento il giovanilismo ha prevalso sul costituzionalismo. La riduzione del numero dei parlamentari era stata prevista in tutte le riforme costituzionali esaminate dal Parlamento negli ultimi vent’anni. Ma sempre inserita all’interno di una revisione complessiva della struttura e delle funzioni delle due Camere.

Questa volta invece la riduzione è stata effetto non di una strategia riformatrice, ma di una ideologia demolitrice, che in realtà ha un significativo precedente. Infatti la riforma costituzionale proposta nel 2014 dal governo Renzi, e approvata dal Parlamento nell’aprile 2016, prevedeva che il Senato avrebbe avuto 100 componenti, 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale. Gli slogan a sostegno della riforma parlavano di “taglio delle poltrone” e nella campagna referendaria, che si concluse con la bocciatura della legge nel referendum del 4 dicembre 2016, primeggiavano manifesti dei sostenitori che rappresentavano poltrone rosse e dorate in bilico, con una scritta che inneggiava al “taglio delle poltrone”.

La rappresentanza democratica, conquistata dopo la lotta di Liberazione, era diventata, per bocca degli stessi parlamentari, una poltrona, il Parlamento un “poltronificio”, il mondo politico una “casta”. La riforma proposta dal M5S, durante il Governo Conte 1, sostenuto da M5S e Lega, e che è oggetto del libro, è in netta continuità ideologica con quella precedente e costituisce il tassello di un’alternativa plebiscitaria alla democrazia rappresentativa. Infatti il disegno di riduzione del numero dei parlamentari era accompagnato da altri due progetti, uno per il referendum propositivo e l’altro per l’introduzione del vincolo di mandato. Il referendum propositivo avrebbe reso possibile la contrapposizione di una proposta di iniziativa popolare alla legge approvata dalle Camere. Il vincolo di mandato attribuiva ai capi dei partiti il massimo del potere parlamentare perché unici legittimati alla interpretazione del contenuto del mandato elettorale. I due progetti poi si arenarono e rimase in piedi solo quello al quale sono dedicate le pagine di questo libro.

Il progetto, superata la prima lettura, doveva, per effetto dell’art. 138 Cost., essere sottoposto ad una seconda lettura a distanza di almeno tre mesi. Ma nel frattempo il governo giallo-verde cadde e cominciarono le trattative per un governo giallo rosso, M5S e PD, quello che sarà il Conte due. Il M5S pose al PD, come condizione per l’alleanza, il voto favorevole alla riduzione del numero dei parlamentari. Il PD ottenne che decadessero gli altri due progetti costituzionali. Il 5 settembre 2019 venne varato il Conte 2. Nel settembre 2020 si tenne il referendum confermativo con esito positivo. Prima del voto il PD depositò un progetto di legge che prevedeva alcune riforme per ammortizzare delle conseguenze negative della legge, in particolare nel funzionamento delle Camere, e sostenne che si sarebbe battuto perché il progetto venisse approvato.

Ma poche settimane dopo, nel gennaio 2021, il governo Conte cadde e di riforme “ammortizzatrici” non si parlerà più. Il tema è trattato nel libro non tanto all’interno delle dinamiche parlamentari quanto all’interno del processo di indebolimento della nostra democrazia. Si sottolinea, correttamente, che per effetto combinato della riduzione del numero dei parlamentari e della legge elettorale si è con[1]centrato il potere politico nelle mani di una ristretta oligarchia parlamentare. Conseguentemente, la società è stata lasciata a sé stessa; per effetto di questo abbandono, nella società prendono piede processi sociali di involgarimento complessivo che coinvolgono soprattutto la lingua e i comportamenti e si riverberano nel mondo politico. Ma la democrazia, osserva Lucarella, non può fare a meno di cittadini democratici. Perciò oggi per rinvigorire la democrazia è necessario superare l’“imbarbarimento” sociale. Nel 1997 Einaudi pubblicò otto saggi di Edward P. Thompson, “Società patrizia Cultura plebea”. L’analisi antropologica riguardava l’Inghilterra del Settecento, ma la lettura di alcune pagine di questo libro sollecita preoccupanti parallelismi che riguardano le condizioni della nostra civiltà democratica.

 

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