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Prima quasi un cavaliere bianco, tutto generosità a buon mercato. Poi, quando il vento gira, anche il volto della Cina cambia. Eccola la metamorfosi del più grande finanziatore globale delle economie più fragili, o meglio, non avanzate, che, come raccontato da Formiche.net, da una parte ha elargito fior di prestiti ai Paesi in via di sviluppo, salvo poi richiedere il tutto indietro al primo cenno di morosità.

Il tema è attuale, tanto da essere uno dei punti all’ordine del giorno del G20 in India, al via tra poche ore a Bangalore. E oggetto di analisi sull’autorevole rivista Foreign Policy, nella quale si dà conto proprio dell’ambiguità tutta cinese in materia di aiuti all’economia. “Nell’arco di un decennio, la Cina è emersa come una gigantesca banca preferita dai Paesi in via di sviluppo, versando centinaia di miliardi di dollari in prestiti a progetti infrastrutturali globali nell’ambito della sua vasta Belt and Road Initiative“, si legge nell’editoriale.

“Ma poiché i suoi mutuatari non riescono a pagare le rate dei prestiti, la Cina sta scoprendo il suo vero volto. Desiderosa di recuperare il proprio denaro, Pechino si sta trasformando da investitore generoso a severo esecutore, mettendo a rischio la stessa buona volontà che ha cercato di costruire con iniziative come la Bri. Nello Sri Lanka, le turbolenze finanziarie hanno permesso a Pechino di prendere il controllo di un porto strategico, e ora il Dragone sta assillando Pakistan, Zambia e Suriname per ottenere il rimborso”.

Insomma, giù la maschera. “Per due decenni, i Paesi destinatari dei finanziamenti cinesi stavano conoscendo Pechino come un benevolo finanziatore di grandi infrastrutture”, ha dichiarato Bradley Parks, direttore esecutivo dell’azienda di ricerca AidData. Ora, ha aggiunto, “il mondo in via di sviluppo sta conoscendo la Cina in un ruolo molto nuovo, e questo nuovo ruolo è quello del più grande esattore ufficiale di debiti al mondo”.

Attenzione però, perché bussare alla porta e battere cassa ha un prezzo e il prezzo si chiama popolarità. “Inseguire i debiti non pagati non farà guadagnare molti amici alla Cina”, si legge ancora su Foreign Policy. Perché “complica le più ampie aspirazioni di Pechino di estendere la propria influenza e di stringere nuove relazioni attraverso accordi economici. Secondo gli esperti, questa tensione ha messo Pechino di fronte a un compromesso impossibile: può riscuotere il suo denaro senza danneggiare la sua immagine? Risposta, la Cina non può avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Palla a Xi.

Buona o cattiva? I Paesi più fragili scoprono il vero volto della Cina ​

​Finché si è trattato di finanziare le economie in via di sviluppo, Pechino ha mostrato tatto e garbo. Ma al primo cenno di insolvenza, la maschera è stata tolta, trasformando il Dragone in un gigantesco esattore globale. L’editoriale di Foreign Policy che inchioda Xi​

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