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L’emergenza automotive, come scaturita dalla doppia riflessione a Le Figaro di Elkann e De Meo e dalle riflessioni politiche portate avanti dai conservatori di Ecr negli ultimi anni, chiama in causa direttamente le future politiche dell’Ue, anche con i movimenti per rompere il cerchio del 2035. Un punto è stato fatto oggi in occasione della plenaria a Strasburgo, dove le posizioni sono state ripetute, ma con una nuova consapevolezza: accanto al quadro economico e legato al welfare, c’è l’aspetto geopolitico ed energetico. Il blackout di qualche giorno a in Spagna, inoltre, ha dimostrato che una completa dipendenza dall’elettrico è un rischio che l’Europa forse non può correre, stando così le cose a livello infrastrutturale e logistico. Come dunque provare a far convivere le esigenze delle imprese con i programmi legati alla transizione e alla salvaguardia ambientale?

Quale destino dell’automotive europeo

Dalle colonne di Le Figaro, i vertici di Stellantis e Renault hanno lanciato un allarme sulla situazione del mercato europeo. John Elkann e Luca de Meo hanno chiesto una netta revisione delle normative al fine di chiudere questa parentesi e provare a comporre una strategia del tutto nuova per l’Ue. Il mercato automobilistico europeo non è tornato a livelli pre-Covid ed è in declino ormai da cinque anni, hanno spiegato, con il picco fatto segnare lo scorso anno quando sono stati venduti appena 15 milioni di veicoli, rispetto ai 18 milioni dal 2019. Secondo presidente di Stellantis “al ritmo attuale, il mercato potrebbe più che dimezzami entro un decennio”. De Meo ha aggiunto che le regole europee prevedono che le auto siano sempre più complesse, sempre più pesanti, sempre più costose, ma con il rischio che poi “la maggior parte delle persone semplicemente non se le possa più permettere”. L’Europa deve quindi tornare all’auto di successo per rilanciare il suo mercato e auspicano una regolamentazione differenziata per le auto di piccole dimensioni.

Secondo Federauto l’intervista è “un clamoroso cambiamento di rotta nella posizione dei costruttori di autoveicoli nella lunga e tormentata vicenda della decarbonizzazione dei trasporti imposta per legge”, aggiungendo che “una parte importante dell’industria europea dell’automotive, per numeri e per tipo di veicoli, ha chiesto di modificare le politiche europee, avendo ‘scoperto’, e dichiarato esplicitamente, che tali politiche finiscono per favorire le vetture ‘più complesse, pesanti e costose’, penalizzando invece quelle più piccole che costituiscono la polpa del mercato”.

La scelta dei conservatori

Sul tema fra i primissimi a muoversi nel mesi scorsi c’è stato Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia/Ecr al Parlamento Europeo che spiega a Formiche.net la ratio della scelta dei conservatori. Ovvero che il rinvio delle multe ovviamente deve essere salutato come una notizia positiva, ma non è sufficiente da solo a sanare un sistema intero che richiede di rivedere regole su veicoli pesanti e neutralità tecnologica. Fidanza sul punto è intervenuto oggi a Strasburgo per discutere l’emendamento della Commissione che consente ai costruttori di dilazionare le emissioni su base triennale anziché annuale. “Da molto tempo chiediamo invano una risoluzione urgente sulla crisi che colpisce il settore dell’automotive e oggi finalmente dopo tante insistenze ne parliamo”. L’occasione è la procedura d’urgenza sui livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi per il periodo 2025-2027.

Affrontare alla radice il tema green

Secondo il vicepresidente di Ecr il tema delle multe non viene disinnescato solo spostando i termini, ma “investe purtroppo il comparto dei veicoli pesanti, nonostante la quota di immatricolazioni di veicoli pesanti a zero emissioni sia stata appena del 2,3% a livello europeo”. Ma non è tutto, perché “è imprescindibile affrontare più alla radice la crisi del settore automotive”. Il riferimento, prosegue, è alla possibilità di anticipare al massimo “la revisione dell’intero Regolamento, rispettando pienamente il principio di neutralità tecnologica, costantemente violato in nome del sacrificio della nostra industria all’elettrico cinese, e difendendo quindi con forza imprese e lavoratori europei da un declino che ci stiamo imponendo da soli”.

E aggiunge: “Il fronte aperto dall’Italia a favore di una revisione del Green Deal europeo si sta allargando sempre più, a dimostrazione dell’esigenza di offrire una risposta pragmatica e non ideologica ad un problema reale di imprese e cittadini: in questa direzione spicca il ruolo dell’Italia di Giorgia Meloni, che si conferma sempre più attore protagonista nelle dinamiche europee e che si caratterizza per critiche costruens. Così continua a guadagnare posizioni tra gli alri governi europei, come conferma l’endorsement della Welt di due giorni fa”, conclude.

Il sondaggio

Sul punto lo scorso dicembre era stato diffuso il sondaggio PollingEurope-Ecr Group che ha interpellato 5000 cittadini appartenenti ai 27 stati membri. I risultati raccontano tutti i dubbi dei cittadini europei nei confronti delle politiche nate dopo la svolta Timmermans che ha deciso di proibire i motori endotermici entro il 2035, sostituendoli con i veicoli elettrici. Gli europei, pur concordando che il futuro non è dei motori e diesel o a benzina, ritengono un rischio puntare tutto solo sull’elettrico e preferirebbero un approccio più laico verso la neutralità tecnologica.

Inoltre lo scorso anno l’Italia ha presentato un testo per rivedere il percorso per la piena decarbonizzazione, senza modificare il target ma creando le condizioni per salvare l’industria europea. In questo modo, spiegò il ministro Adolfo Urso si punta ad “evitare che alla fine di tutto e senza revisione ci ritroviamo con zero industria nell’Ue”.

Automotive, il sistema va sanato così (senza ideologie). La traccia di Fidanza

Il capodelegazione di Fratelli d’Italia/Ecr al Parlamento Europeo nel giorno della pubblicazione dell’allarme lanciato dalle colonne di Le Figaro dai vertici di Stellantis e Renault sulla situazione del mercato europeo: “Il rinvio delle multe ovviamente deve essere salutato come una notizia positiva, ma non è sufficiente da solo a sanare un sistema intero che richiede di rivedere regole su veicoli pesanti e neutralità tecnologica. Il fronte aperto dall’Italia a favore di una revisione del Green Deal europeo si sta allargando sempre più”

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