Skip to main content

I numeri parlano chiaro. Qualunque proiezione dice che se la sinistra si mette insieme vince qualunque elezione. Quindi gli sforzi del governo di centrodestra nel cambiare la legge elettorale per assicurarsi in maniera quasi matematica la vittoria si scontrano contro questa realtà fattuale: c’è una maggioranza di italiani a cui può piacere Giorgia Meloni come premier, ma se torna alle urne, e vota solo in base alle percentuali, fa perdere il centro destra.

Questi numeri raccontano poi un’ulteriore verità politica.

Oggi, come ottant’anni fa alla fine della Seconda guerra mondiale, gli italiani non sono schiacciati sulle due ali, di destra o di sinistra, ma si affollano al centro con tendenze a destra o sinistra. Meloni lo sa e infatti per seguire le tendenze nazionali ha spostato il suo partito dalla destra estrema al centro.

Quindi, al di là delle alchimie partitiche attuali, se Fratelli D’Italia, Forza Italia e Pd si accordassero minimizzerebbero l’impatto di M5S e Lega e governerebbero con sicurezza l’Italia non per anni ma per decenni.

Ormai sono tre anni che Meloni governa, tutto si trascina nel giorno per giorno, senza piani a lungo termine, ma cercando sempre e solo di non cadere per il prossimo inciampo, il prossimo dissidio, il prossimo complotto grande e piccolo fatto dal nemico del cuore.

Così però non si gestisce il Paese, si sta al potere, per quanto si riesce a stare in equilibrio sulla corda. Ma è esercizio buono per un circo non per amministrare lo stato.

Ed è un esercizio pericolosissimo per i prossimi mesi quando nulla è chiaro nel quadro internazionale.
In Medio Oriente Israele ha respinto sì la minaccia regionale dell’Iran ma il premier Benjamin Netanyahu con un atteggiamento oltranzista a Gaza ha fatto risorgere il mostro (peraltro mai sopito) dell’antisemitismo nell’occidente.

In Ucraina la pace con la Russia appare sempre più incerta mentre il riarmo in Europa procede con decisione spostando tanti equilibri continentali e mondiali.

In Asia la Cina ha lanciato un guanto di sfida agli Stati uniti come succedeva ai tempi dell’Urss e della guerra fredda. Intorno tutti i paesi della regione prendono le misure e aumentano le spese militari, pensando che l’America non correrà loro in soccorso e comunque non possono piegarsi a Pechino.

Questi movimenti tellurici sono di quelli che spostano masse continentali, come nell’800 portarono al tramonto dell’impero spagnolo, la nascita di movimenti nazionali e repubblicani nelle Americhe e in Europa.

I Savoia di Torino presero la strada giusta e conquistarono la penisola. I Borbone di Napoli, con ben più forza e storia dei pedemontani, sbagliarono quasi tutto e persero.

Oggi l’Italia per sopravvivere ha bisogno di una riforma elettorale sì, ma per eliminare il bipolarismo farlocco che non ha mai funzionato davvero e anzi ha coltivato ricatti, tradimenti e instabilità generale.

Inoltre, per affrontare le guerre in corso e venture l’Italia deve scegliere da che parte stare. Oggi come 80 anni fa la scelta è semplice: Washington o Mosca?

Se gli italiani scelgono Mosca quelli che sono per Washington non possono entrare al governo, e viceversa.

La scelta deve essere continuativa, non può riproporsi alla elezione di ogni sindaco. Cioè, in un momento di guerre calde e fredde l’Italia ha bisogno di stabilità e idee.

Queste sono le condizioni per averle entrambi. Certo se poi la convergenza al centro non porta idee e stabilità, o porta solo stabilità senza idee allora la stabilità si perde presto e il paese va alla malora comunque.

In Italia serve una riforma di centro contro il bipolarismo farlocco. L'opinione di Sisci

Oggi l’Italia per sopravvivere ha bisogno di una riforma elettorale sì, ma per eliminare il bipolarismo farlocco che non ha mai funzionato davvero e anzi ha coltivato ricatti, tradimenti e instabilità generale. Inoltre, per affrontare le guerre in corso e venture l’Italia deve scegliere da che parte stare. Oggi come 80 anni fa la scelta è semplice: Washington o Mosca? Il commento di Francesco Sisci

Kyiv, Odessa, Zaporizhia. Mosca lancia il più grande attacco aereo dall'inizio della guerra

Mosca ha lanciato il più grande attacco aereo dall’inizio dell’invasione, con oltre 800 droni e una dozzina di missili contro Kyiv e altre città. Per la prima volta colpito un edificio governativo. Il bilancio è di quattro vittime, ma potrebbe salire ulteriormente

L'Ue smetta di andare col cappello in mano. Gli auspici di Pittella sulla plenaria di Strasburgo

Sono tanti i segnali, anche autorevoli, che indicano come il tempo dell’Europa inerme e indolente debba finire con grande urgenza. Piuttosto, occorre concentrarsi sui dossier strategici facendo in modo di elaborare politiche di difesa comune efficaci, superando i veti e lavorando per una maggiore integrazione. Questo servirà anche a stabilire un rapporto più saldo con l’alleato transatlantico. Preoccupa la situazione francese. Colloquio con l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella

L’effetto Mattarella e le diverse prospettive di Trump e Putin

Le parole del Presidente della repubblica Sergio Mattarella al forum Ambrosetti hanno lasciato il segno ed anticipato gli sviluppi sui vari scenari internazionali. Il corsivo di Gianfranco D’Anna 

Dbeibah contro Rada? Tensioni in Libia per una resa dei conti che coinvolge Haftar

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

Si delinea un quadro di ambiguità, appelli alla calma e potenziali alleanze trasversali, potenzialmente influenzate da attori regionali. Coinvolte le principali milizie per uno scontro che Turchia e Uae osservano a distanza e l’Italia, con Onu e Ue, lavora per evitare

Chi c'è dietro l'attacco ai cavi sottomarini nel Mar Rosso

Microsoft ha segnalato un “deterioramento del servizio” sulla piattaforma cloud Azure a seguito del danneggiamento di cavi sottomarini nel Mar Rosso. E i sospetti ricadono sui ribelli yemeniti

Perché Mattarella sull'Ue mi ricorda Rutilio Namanziano. La versione di Cazzola

Mattarella a Cernobbio ribadisce il valore dell’Ue come spazio di pace e cooperazione. Cazzola avverte: i nemici più pericolosi sono interni, pronti a minarne i valori. L’Europa deve decidere se difendere l’Ucraina anche senza gli Usa. Sul Medio Oriente, denuncia antisemitismo e propaganda filopalestinese, riconoscendo a Israele un ruolo chiave nella sicurezza regionale

L'India non vuole unirsi a Cina e Russia. Taiwan? Nessun legame con l'Ucraina. Parla Kupchan

Con la parata di Pechino Xi vuole far capire sia all’opinione pubblica interna che agli attori rivali, in primis gli Stati Uniti, che la Cina è pronta a ritagliarsi il suo posto nel mondo. E che non è da sola a farlo (anche se qualcuno potrebbe fingere una vicinanza di comodo). Il rischio escalation tra Cina e Usa esiste, ma non è da escludere anche un percorso di riavvicinamento, soprattutto sul piano commerciale.  Intervista a Charles Kupchan, professore della Georgetown University

A Gaza la Riviera e la Cisgiordania sono ancora il problema. Il punto con Dentice dopo 23 mesi di guerra

Oggi, a 23 mesi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il negoziato sugli ostaggi a Gaza si intreccia con le prospettive di annessione in Cisgiordania. Come avverte Giuseppe Dentice, dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Istituto S. Pio V, la “riviera di Gaza” e il piano E1 “rischiano di trasformare il conflitto in una condizione permanente, capace di ridefinire gli equilibri regionali e internazionali”

Fiducia ed energia. Le parole dell'ambasciatore Peronaci nel suo primo videomessaggio

Il videomessaggio dell’Ambasciatore d’Italia a Washington Marco Peronaci

×

Iscriviti alla newsletter