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Finlandia promossa, Svezia rimandata. A dare i voti il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che alla vigilia di una delle campagna elettorali più difficili del suo ventennio al potere, decide di aprire alla ratifica dell’ingresso del Paese scandinavo nella Nato e promette che il Parlamento del suo Paese, ovvero il Türkiye Büyük Millet Meclisi se ne occuperà a breve.

L’annuncio giunge dopo che Erdoğan ha incontrato il suo omologo finlandese Sauli Niinisto ad Ankara, a 24 ore dalla visita di quest’ultimo nella regione sud-orientale della Turchia, colpita dai tragici terremoti del febbraio scorso. La data cerchiata in rosso dovrebbe essere maggio, prima delle urne turche previste per il 14, proprio a dimostrazione di una plastica convergenza di interessi e aspirazioni.

Via libera

Svezia e Finlandia avevano chiesto l’adesione alla Nato a causa dell’intensificarsi dell’escalation del conflitto fra Russia e Ucraina. Già in occasione del vertice Nato del giugno scorso le loro richieste furono accettate, ma la posizione ambigua della Turchia di fatto rappresentava un freno (al pari dell’Ungheria). Ankara, però, aveva sospeso i colloqui trilaterali nel gennaio scorso dopo che in Svezia si erano verificati episodi di intolleranza, con manifestazioni pubbliche in cui erano state bruciate copie del Corano. Di fatto, al di là delle proteste, sul tavolo c’era il rapporto tra Erdogan e Putin che costituiva un deterrente all’accordo e che sarà interessante verificare ora come evolverà.

Luce verde anche da Mate Kocsis, leader del partito al governo Fidesz in Ungheria: ha assicurato che il parlamento ratificherà l’adesione della Finlandia alla Nato il prossimo 27 marzo, replicando la postura turca (“Sulla questione della Svezia decideremo in un secondo momento”). Il processo adesione della Svezia, invece, dipenderà dai passi concreti intrapresi da Stoccolma, ha precisato il leader turco, che comunque ha confermato la volontà di avviare il processo di ratifica in parlamento.

Le parole di Erdogan

“Le nostre relazioni si sono rafforzate negli ultimi mesi e riconosciamo l’importanza del sostegno della Finlandia all’ingresso della Turchia nell’Ue. La Turchia continua la sua lotta senza quartiere alle organizzazioni che hanno le mani sporche di sangue, siamo determinati a sradicare chi agisce contro il nostro Paese e il tema dell’allargamento Nato è stato valutato in questi termini. Con Finlandia e Svezia è stato firmato un protocollo a Madrid proprio per il contrasto a organizzazioni di questo tipo. La Finlandia ha capito la nostra sensibilità al tema e agito di conseguenza, così abbiamo dato il via libera alla ratifica del parlamento. L’ingresso della Finlandia giocherà un ruolo importante per la sicurezza globale e rafforza ulteriormente l’Alleanza”. L’obiettivo è il rafforzamento dell’Alleanza atlantica così in grado di mantenere la sicurezza e la stabilità globali.

Scenari

Non sembra preoccupato da questo doppio binario decisionale l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb, secondo cui alla fine sia la Finlandia che la Svezia diventeranno membri della Nato al più tardi al vertice di luglio. “La situazione è stabile. Siamo già membri de facto”, ha affermato su Twitter.

In sostanza, con questo via libera, la Nato procede spedita verso l’irrobustimento di una sorta di lunga linea che corre dalla Scandinavia al Mar Nero, quella via d’acqua strategica nel fianco sud-orientale dell’Europa, che dopo la guerra in Ucraina, ha visto raddoppiare il proprio peso specifico (e le esigenze di attenzioni e sinergie). E lo fa contando su un player che ha moltiplicato il proprio peso specifico in varie aree sensibili, come ad esempio Libia e versante caucasico e dopo che i “consigli” d’oltreoceano sono serviti anche a placare certe contrapposizioni regionali. 

@FDepalo

Finlandia sì, Svezia forse. Il poker di Erdogan con la Nato (e l'Ue)

In sostanza, con il via libera turco, la Nato procede spedita verso l’irrobustimento di una sorta di lunga linea che corre dalla Scandinavia al Mar Nero, quella via d’acqua strategica nel fianco sud-orientale dell’Europa che, dopo la guerra in Ucraina, ha visto raddoppiare il proprio peso specifico (e le esigenze di attenzioni e sinergie)

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