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La doccia, gelata, alla fine doveva arrivare. La crisi energetica si mangerà in un sol boccone buona parte della ripresa messa in moto all’indomani della pandemia. Dopo Confindustria e Bankitalia, ora anche il Fondo monetario suona la campanella. Washington ha infatti consistentemente rivisto al ribasso le previsioni sull’economia, in particolare su Italia e Germania, per cui ora pronostica recessioni sul 2023, seppur lievi.

2023 ALLARME A ROMA (E A BERLINO)

Partendo dall’anno in corso, per il 2022 il Fmi ha ritoccato al rialzo le sue attese, di 0,2 punti sull’Italia per cui indica una espansione del 3,2% quest’anno e di 0,3 punti sulla Germania, prevedendo un più 1,5%. Il problema è però il 2023. Nel suo World economic outlook, l’Fmi ha tagliato di 0,9 punti la stima sul Pil italiano del 2023, portandolo a -0,2%. E crescita negativa è attesa anche in Germania, -0,3% il prossimo anno con un taglio di 1,1 punti rispetto alle stime dello scorso luglio.

Si tratta delle due performance peggiori tra le economie avanzate e nell’Ue sul 2023. Sono anche gli unici casi di recessione prevista assieme alla Svezia (Pil 2023 -0,1%). Non è certo un mistero che Roma e Berlino siano due economie non solo interdipendenti (l’industria dell’auto tedesca, tanto per fare un esempio, compra prodotti essenzialmente dall’Italia). Ma, soprattutto, si tratta di due Paesi ancora fortemente dipendenti dal gas, la Germania più dell’Italia.

OCCHIO, MELONI

Focalizzando l’attenzione sull’Italia, “ci attendiamo che il Paese entri in recessione tecnica nei trimestri a venire, prevalentemente a causa del forte contraccolpo dei rincari dell’energia e dell’alta inflazione sui redditi, mentre i rischi sulle prospettive economiche sono al ribasso”, ha affermato Petya Koeva Brooks, vice capo economista del Fondo monetario. Il futuro governo a trazione Fratelli d’Italia, insomma, avrà un bel da fare, partendo proprio dal lavoro svolto da Mario Draghi.

“L’Italia è uno dei Paesi che hanno fatto meglio del previsto sul 2022, grazie al un forte contributo del turismo, dell’attività in generale e anche delle costruzioni. Prevediamo un forte indebolimento con una leggera contrazione il prossimo anno, dovuta ai prezzi dell’energia e al fatto che l’Italia ha una dipendenza sul gas, per la stretta monetaria nell’area euro e la debolezza della domanda”.

TRA GUERRA E GAS

Guardando al quadro generale, invece, il Fondo monetario ha confermato le previsioni di crescita per l’economia globale di quest’anno al 3,2% ma ha tagliato di 0,2 punti la stima sul 2023, per cui ora prevede una espansione del 2,7%. Nell’editoriale l’istituzione americana rileva come si tratti dei livelli di crescita più bassi da oltre 20 anni: dal 2001, con l’eccezione della fase di contrazione del 2020, causata da lockdown e misure restrittive imposte dai governi a motivo del Covid.

Il Fmi ha poi alzato di 0,5 punti la previsione di crescita dell’area euro di quest’anno, al più 3,1%, ma tagliato di 0,7 punti la stima sul 2023 ad un mesto più 0,5%. Sugli Usa si prevede l’1,6% di crescita quest’anno, l’1% il prossimo che rappresentano un taglio di 0,7 punti sul 2022 e una conferma sul 2023 rispetto alle previsioni del luglio scorso. Nel Regno Unito ha alzato di 0,4 punti la stima di crescita 2022 al più 3,6% e tagliato di 0,2 punti il 2023 al più 0,3%.

LA FRENATA CINESE

Non è tutto. Per quanto riguarda la Cina, a Washington ci si aspetta un 3,2% di crescita quest’anno e un 4,4% il prossimo, stime rispettivamente ritoccate al ribasso di 0,1 e 0,2 punti. Sul Giappone il Fmi ha confermato la previsione di 1,7% di crescita nel 2022 e ha tagliato la stima 2023 di 0,1 punti, al più 1,6%. Invece ha continuato a ridimensionare le previsioni di recessione economica della Russia. Ora per quest’anno pronostica una contrazione economica del 3,4%, mentre sul 2023 stima un ulteriore meno 2,3%. Dati rispettivamente di 2,6 punti 1,2 punti meno gravi rispetto alle previsioni del giugno scorso. E rispetto alle previsioni dello scorso aprile la recessione prevista sul 2022 risulta più bassa di 5,1 punti.

INFLAZIONE, CHE GUAIO

Il nemico numero uno rimane, comunque, l’inflazione. Secondo l’istituzione di Washington, il costo della vita resterà alto anche il prossimo anno, ma segnerà alcune attenuazioni sia nell’eurozona, sia negli Stati Uniti e in generale nelle economie avanzate. “L’alta inflazione resta la minaccia più immediata per la prosperità attuale e futura dell’economia, dato che mina i redditi e la stabilità macroeconomica”, ha chiarito Fmi. “Le banche centrali nel mondo sono ora focalizzate sul ripristino della stabilità dei prezzi e il ritmo di inasprimento monetario ha segnato una forte accelerazione. Ma ci sono rischi sia di fare troppo poco sia di esagerare sull’inasprimento dei tassi. Come a dire, anche meno.

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