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Il rapporto di Safeguard Defenders sulle stazioni di servizio di Polizia cinese d’oltremare nell’Unione europea, presentato presso Commissione speciale del Parlamento europeo sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione (INGE 2), mette in luce ancora una volta la necessità di una promozione di una maggiore responsabilità strategica europea, anche da parte degli Stati membri.

In particolare l’Italia è lo Stato che ospita il maggior numero di stazioni cinesi rispetto al resto dell’Unione europea, per un totale di 11 su 100 in tutto il mondo, e avrebbe condotto diverse operazioni di polizia congiunte in città italiane, tra cui Roma.

Una prospettiva inedita delle nostre relazioni con la Cina, che coinvolge aspetti che non cominciano dall’economia per intrecciarsi di conseguenza con la sicurezza, ma sono sin da subito una questione che riguarda la nostra sovranità e giurisdizione territoriale.

Basti pensare che, oltre al numero delle stazioni di polizia cinesi, sono 330.000 cittadini cinesi in Italia, secondo i dati 2021 dell’Istat. Solo la Francia nell’Ue ne ospita di più. Pertanto su questi presupposti il terreno fertile per la Cina di una potenziale influenza.

Come ho avuto modo di sottolineare al dibattito della commissione INGE2 “è anche chiaro che la Cina stringe accordi solo in funzione di un’agenda secondaria che prevede la repressione dei diritti e delle libertà, ma anche un comportamento malevolo e sleale nei confronti dell’Unione europea e i suoi Stai membri”.

Oltre a guardare a noi stessi e agire prontamente credo tuttavia che sia nella nostra vocazione esercitare un’azione di contrasto all’infiltrazione cinese nel vicinato, in particolare nel Mediterraneo allargato. Penso in particolar modo ai Balcani.

Il problema delle stazioni di servizio di Polizia cinese d’oltremare è infatti un problema globale e pertanto necessita un approccio globale. È in questo senso urgente fondamentale la sinergia tra Ue e Nato.

Come europei avvertiamo sempre più la necessità di avere una visione comune come del resto comuni sono i nostri valori. Insieme a Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea, ASEAN, Quad, AUKUS e altri Paesi che condividono comunanza di idee, ovvero l’alleanza delle democrazie, dobbiamo opporci alla proposta di morte e oppressione del Partito Comunista Cinese.

L’Ue e i suoi Stati membri devono evitare di creare nuove dipendenze, sia all’interno che all’esterno. Solo così potranno esistere politicamente, attestare i valori e custodire l’ordine liberale internazionale.

Stazioni di polizia cinese, più sinergia tra Nato e Ue. Scrive Bonfrisco

Di Cinzia Bonfrisco

Oltre a guardare a noi stessi e agire prontamente credo che sia nella nostra vocazione esercitare un’azione di contrasto all’infiltrazione cinese nel vicinato, in particolare nel Mediterraneo allargato. Penso in particolar modo a Balcani. L’intervento di Cinzia Bonfrisco, europarlamentare/Delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della Nato

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