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Motori avanti tutta e, perché no, anche ben oltre la scadenza del 2026. L’Italia ha una gran fame di investimenti, ora più che mai visto che l’aumento dei tassi da parte della Bce rischia di rimettere sotto pressione le finanze pubbliche, togliendo spazio alla spesa produttiva. E allora è tempo di pensare in grande sul Pnrr, che per l’Italia vale poco più di 200 miliardi di euro. Sempre che tutte le caselle vadano al loro posto. Cosa che, almeno per il momento sembra essere, come ha chiarito nel corso del suo intervento al Senato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

DARE GAS AL PNRR

Premesso che ad oggi l’Italia ha centrato tutti gli obiettivi del Pnrr, sia per il 2021, sia per il 2022, adesso bisogna dare ancora più gas. “Nei prossimi mesi sarà necessario accelerare l’attuazione degli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha sottolineato Giorgetti. “L’impianto delineato nel provvedimento (per le semplificazioni delle procedure legate al Pnrr, ndr), già ampiamente illustrato e condiviso con le istituzioni europee, si limita ad aggiornare la governance del piano alla luce dell’esperienza acquisita nella prima fase di attuazione, tenendo conto in particolare del fatto che nei prossimi anni si dovrà procedere in maniera più approfondita nell’attuazione degli investimenti rispetto alle riforme, che sono ormai in una fase avanzata di attuazione”.

LO STATO DELL’ARTE

Insomma, bisogna aumentare i giri. Ma come stanno le cose, attualmente? In questo momento “è in corso la valutazione, da parte della Commissione europea, della terza domanda di pagamento presentata nel mese di dicembre scorso, per un valore di circa 19 miliardi di euro, importo che prevediamo di acquisire nel prossimo mese di maggio”, ha chiarito il responsabile di Via XX Settembre. Delle risorse del piano, ad oggi “l’Italia ha ricevuto in totale 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento e 42 miliardi di euro a rimborso della prima e seconda domanda di pagamento”.

OLTRE IL 2026?

Attenzione, c’è poi un tema di scadenze. Tecnicamente gli investimenti del Pnrr vanno messi in cantiere entro il 2026. In quell’anno è infatti previsto lo stacco da parte di Bruxelles dell’ultimo assegno. Sempre che sia davvero l’ultimo. Con l’esplosione dell’inflazione e dei costi delle materie prime, infatti, tutto potrebbe essere messo in discussione, anche la tempistica. Lo sa bene anche lo stesso Giorgetti. Per il quale un “aggiustamento del Pnrr è necessario, credo sia indubbio da parte di tutti”.

E se “anche eventualmente anche oltre 2026? Questo non lo so. Dico solo che rispetto a quando i piani sono stati redatti è successo qualcosa che ha mandato i dati in tilt. Non dovrebbe violare nessun tabù poterne parlare”.  Secondo Giorgetti “serve un assestment onesto della situazione, delle condizioni di costo che si sono verificate ma in ogni caso, ha tenuto a sottolineare oggi siamo impegnati a rispettare tutti gli obiettivi e le milestone che ci siamo dati”. Insomma, tutto può cambiare.

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