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Le forze di centro sinistra hanno condiviso sin dai tempi della famosa intervista di Berlinguer a Giampaolo Pansa la presenza italiana nella Nato, ma hanno sempre criticato (giustamente) l’eccessiva predominanza politica e militare degli Stati Uniti all’interno dell’Alleanza. Oggi la situazione è cambiata. È vero che nel comunicato congiunto del recente vertice tra il presidente Donald Trump e Giorgia Meloni a Washington si ribadisce solennemente l’impegno degli Stati Uniti e dell’Italia a favore della Nato. United States – Italy Joint Leaders’ Statement. Tuttavia i segnali di un minore impegno degli Stati Uniti sono più che evidenti. Ciò si inquadra nel contesto di un indebolimento complessivo degli Stati Uniti nell’ arena internazionale dovuto soprattutto alle ondivaghe politiche protezioniste di Trump nonché alle tensioni che nelle ultime settimane hanno segnato il Pentagono, il Dipartimento di Stato e lo stesso Consiglio di sicurezza nazionale. Quale occasione migliore per aumentare il peso politico, militare e finanziario dell’Europa nell’alleanza atlantica?

Ma non è così. Il Pd per il timore di essere scavalcato da Giuseppe Conte ha scelto una posizione ambigua. È indubbio che le modalità con cui Ursula Von Der Layen ha comunicato il potenziamento della difesa europea hanno avuto un effetto boomerang. Ma un errore di comunicazione non può giustificare l’assenza di una politica lungimirante. Di fronte alle inedite incognite americane e alle persistenti minacce di Russia, Iran, Corea del Nord e Cina (ribadite in questi giorni dal Copasir presieduto da Lorenzo Guerini) e tutta l’opposizione dovrebbero aprire una discussione seria allo scopo di definire una volta per tutte una strategia efficace in materia di sicurezza senza lasciare questo tema cruciale per la nostra libertà e la nostra democrazia al monopolio della destra.

In queste ultime ore le indiscrezioni sulla presunta decisione di Pechino di inviare d’urgenza al Pakistan i missili aria-aria a lungo raggio (i PL-15) sembrano indicare un pericoloso segnale di escalation rispetto alle tensioni esplose in Kashmir. E comunque al di là della contingenza il grafico pubblicato sul numero appena uscito di Foreign Affairs dimostra inequivocabilmente come negli ultimi 20 anni la Cina abbia perseguito con pervicacia una politica di riarmo. Il paradosso é che nessuno parla del riarmo cinese mentre in tanti criticano quello europeo che in realtà rappresenta il primo vero tentativo di riequilibrare gli impegni militari tra Europa e Stati Uniti all’interno della Nato.

La prima cosa da chiarire è che la spesa effettivamente proposta dalla Ue è di 150 miliardi (e non 800 – ipotesi puramente teorica ma continuamente sbandierata). La seconda osservazione è che i 150 miliardi sono vincolati al common procurement che rappresenta un primo tassello della difesa comune creando le condizioni per una interoperabilità dei sistemi di difesa degli Stati membri della Ue. Non solo, ma vengono anche specificati gli ambiti strategici a cui destinare le risorse a partire dalla difesa delle infrastrutture civili e dalla cybersecurity, ecc. Si tratta ovviamente di un primo passo, ma nella direzione giusta. Il “pilastro europeo” della Nato non deve restare una formula vuota, utile soltanto per le conferenza stampa.

Gli Stati membri della Ue possono contare di più all’interno dell’Alleanza Atlantica solo se progettano e realizzano un piano pluriennale ben articolato sulla base di strutture, apparati, ruoli e gerarchie ben definite. Non sarà un processo facile perché si tratta di superare gradualmente l’attuale organizzazione in cui i 23 paesi Ue danno ciascuno il proprio contributo alla Nato su base individuale. L’acquisto congiunto costringe ad un cambio di direzione, ma il cammino da fare è ancora molto perché occorre passare dall’idea di un pilastro europeo della Nato ad un progetto esecutivo. Su questa prospettiva il ministro Guido Crosetto potrebbe avviare in parlamento un confronto con le opposizioni. “Roma non è stata fatta in un giorno”… e neppure l’euro.

Pilastro europeo della Nato, ecco come passare dalle idee ai fatti

Di Marco Mayer e Valeria Fargion

Gli Stati membri della Ue possono contare di più all’interno dell’Alleanza Atlantica solo se progettano e realizzano un piano pluriennale ben articolato sulla base di strutture, apparati, ruoli e gerarchie ben definite. Non sarà un processo facile perché si tratta di superare gradualmente l’attuale organizzazione in cui i 23 paesi Ue danno ciascuno il proprio contributo alla Nato su base individuale. Il commento di Marco Mayer e Valeria Fargion

Italia e Arabia Saudita, un modello integrato di cooperazione. Parla Almunajjed

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

In un’intervista a Formiche.net, Kamel Almunajjed, presidente dell’Italian-Saudi Business Council, delinea il rafforzamento strategico tra Italia e Arabia Saudita, puntando su energia pulita, cultura, commercio digitale e cooperazione in Africa e lungo il corridoio Imec. L’obiettivo è costruire un modello integrato di sviluppo bilaterale e regionale. Domani 28 aprile a Milano e poi il 30 a Torino le riunioni del Council

Dai sommergibili nucleari cinesi (e non solo) un nuovo paradigma per l'Intelligence moderna

Di Ivan Caruso

La recente scoperta di sei sommergibili nucleari cinesi attraverso immagini satellitari di Google Earth non è un semplice caso isolato, ma il simbolo di un profondo cambiamento nell’intelligence moderna. Nell’era digitale, ogni cittadino connesso diventa potenzialmente un’importante fonte informativa, creando una rete globale di intelligenza diffusa. Questo fenomeno sta trasformando radicalmente i metodi di raccolta e analisi delle informazioni strategiche. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi

Perché Trump vuole un passaggio gratis su Suez? C’entra la Cina

Trump chiede il passaggio gratuito delle navi americane nei canali di Panama e Suez, pressando l’Egitto in risposta ai suoi legami crescenti con la Cina. Mentre gli Stati Uniti rilanciano un approccio assertivo, l’Italia punta su una diplomazia più morbida per consolidare i rapporti con Il Cairo, anche nell’ottica di contenere l’influenza dei rivali

Cosa Francesco (non) avrebbe voluto al suo funerale. L'opinione di Cristiano

Quella di ieri è stata un’omelia a mio avviso perfetta, che non ha risparmiato nessuno tratto “costitutivo” della sua personalità e della sua agenda. Ho trovato invece desolante lo svolgimento della cerimonia a Santa Maria Maggiore, dove gli ultimi non sono diventati i primi neanche per il breve momento di un funerale. La riflessione di Riccardo Cristiano

Le (tante) responsabilità dei Popolari per l'Ue di domani. Scrive Alli

Il Congresso del Partito Popolare Europeo in programma il 29 e 30 aprile è destinato ad essere il più rilevante della storia recente della più importante forza politica presente nel Parlamento europeo. Le tre “sveglie” all’Europa degli ultimi cinque anni (pandemia, aggressione russa all’Ucraina e seconda amministrazione Trump) mettono i popolari europei di fronte alla responsabilità di guidare l’Unione verso una vera e compiuta integrazione politica. Il commento di Paolo Alli, presidente di Alternativa Popolare

Dal Fondo monetario un taccuino a prova di grandi incertezze. La lettura di Polillo

Dalle previsioni del Fondo emerge una sorta di promemoria che riguarda la summa degli elementi di una buona politica economica. A partire da un rigore finanziario che non può venir meno, nemmeno quando si tratti di accrescere la spesa legata alla difesa. Che deve essere finanziata con gli strumenti tradizionali di finanza pubblica. Il commento di Gianfranco Polillo

Il Sudafrica è un ponte tra Occidente e Global South. Tavolato (Med-Or) spiega perché

Il Sudafrica, penalizzato dalla nuova postura americana, può diventare un ponte tra Global South e Occidente, afferma Umberto Tavolato (Med-Or). Secondo il direttore delle relazioni internazionali della Fondazione, l’Italia deve puntare su energia, filiere industriali e cooperazione regionale. Un’occasione strategica per attuare il Piano Mattei e rafforzare la presenza nel continente africano

Tra Cina e Usa l'Europa della ricerca arranca. Il punto di Stefano Monti

Fino a quando il mondo aveva una leadership indiscussa, l’Europa e il suo gruppo di Paesi poteva mantenere una condizione subalterna. Ma se si va verso un altro tipo di assetto globale, l’Europa ha bisogno di rimboccarsi le maniche, e iniziare a ragionare davvero come la terza potenza globale. Condizione che richiede coraggio, investimenti, influenza

Lo scatto che cambia tutto: Trump, Zelensky e la fine delle illusioni. La lettura di Arditti

L’incontro ravvicinato a San Pietro ha il sapore di un risveglio amaro. Non c’è più spazio per la retorica. Zelensky dovrà trattare, dovrà capire che Trump è disposto a parlare di pace, ma alle sue condizioni, e che ogni debolezza verrà colta come un’occasione per riscrivere la partita. Il commento di Roberto Arditti

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