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A più di sei mesi dalla firma a Montevideo, la Commissione europea ha presentato ieri al Consiglio le proposte per concludere due accordi di portata storica: il partenariato con il Mercosur e quello modernizzato con il Messico. L’obiettivo è duplice: diversificare le relazioni commerciali dell’Unione e rafforzare i legami con partner che condividono principi comuni in un’epoca di crescente instabilità geopolitica.

L’intesa con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay darebbe vita alla più grande zona di libero scambio mai creata da Bruxelles, con oltre 700 milioni di consumatori. Per le imprese europee significherebbe abbattere dazi spesso proibitivi — fino al 35% sulle automobili, al 20% sui macchinari, al 14% sui farmaci — e ottenere un accesso privilegiato agli appalti pubblici sudamericani. Secondo le stime della Commissione, le esportazioni comunitarie verso il Mercosur potrebbero crescere fino al 39%, con un impatto diretto su centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Anche l’accordo UE-Messico aggiorna un’intesa in vigore dal 2000, rafforzando le tutele su prodotti alimentari e bevande di qualità europei, eliminando tariffe ancora proibitive e garantendo accesso a materie prime critiche come fluorite, bismuto e antimonio.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha commentato: “I nostri accordi con il Mercosur e il Messico rappresentano tappe importanti per il futuro economico dell’UE. Continuiamo a diversificare il nostro commercio, promuovere nuove partnership e creare nuove opportunità di business. Le imprese e il settore agroalimentare dell’UE trarranno immediatamente vantaggio da tariffe più basse e costi più ridotti, contribuendo alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro”.

Non mancano resistenze. Una parte del mondo agricolo europeo teme di subire gli effetti di una concorrenza ritenuta sleale. Per questo Bruxelles ha previsto salvaguardie specifiche: limiti quantitativi alle importazioni preferenziali (ad esempio l’1,5% della produzione europea per le carni bovine), clausole di salvaguardia automatiche, controlli sanitari stringenti. A queste si aggiungono nuovi strumenti finanziari della Politica agricola comune, compresa una riserva da oltre sei miliardi di euro per le crisi di mercato.

In questo quadro, l’Italia ha scelto di sostenere l’intesa. Roma ha spinto per includere protezioni a favore dell’agricoltura e della zootecnia, ottenendo rassicurazioni dalla Commissione. Ma vede soprattutto i benefici per settori nei quali il Made in Italy è competitivo: la meccanica avanzata, l’automotive, i beni di consumo di alta gamma. Per il governo Meloni significa rafforzare il ruolo dell’Italia in una politica commerciale europea che, dopo anni di impasse, torna a essere uno strumento di proiezione globale.

C’è poi il fattore geopolitico. La nuova politica protezionistica degli Stati Uniti, insieme al dibattito sul bilancio pluriennale dell’UE, alimenta timori di nuove fratture interne. Ma è proprio in questa incertezza che Bruxelles punta a dare un segnale di apertura: diversificare mercati e fornitori per ridurre le dipendenze, consolidare legami con partner affidabili, riaffermare l’impegno comune su diritti umani, multilateralismo, sostenibilità.

Gli accordi con Mercosur e Messico non entreranno subito in vigore: dovranno passare il vaglio di Consiglio e Parlamento, con la prospettiva di forti opposizioni. Ma la direzione è chiara. L’Europa sceglie di difendere il proprio peso nel commercio mondiale attraverso nuove alleanze. L’Italia, con la decisione di allinearsi, si colloca al centro di questa partita.

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