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Il Pentagono mette intelligenza artificiale e veicoli senza pilota in servizio per la sicurezza del Golfo, fornendo al Comando Centrale (CentCom) una panoplia di strumenti altamente tecnologici.

È un messaggio di efficienza ed efficacia, una rassicurazione ai partner che l’ambiente securitario della regione sarà curato e protetto con i migliori strumenti a disposizione delle Forze armate statunitensi e contemporaneamente una dimostrazione di capacità (dunque di forza) davanti a certe dinamiche che stanno portando quei Paesi a inclinarsi verso avversari dell’America — vedere per esempio gli accordi sull’intelligenza artificiale recentemente stretti da Cina e Arabia Saudita in occasione del viaggio di Xi Jinping.

Schuyler Moore, responsabile tecnologico del Comando centrale degli Stati Uniti, ha sottolineato, durante un briefing con la stampa la scorsa settimana, la necessità di accelerare la fornitura di intelligenza artificiale, sistemi senza pilota e altre tecnologie emergenti nelle mani delle unità statunitensi in presenza di minacce in rapida evoluzione.

“Ciò significa che come comando combattente siamo davvero concentrati sulla sperimentazione tecnologica e su come questa possa apparire per creare capacità sostenute, e crediamo che un combat command sia il posto giusto per questo, perché è così critico portare certe tecnologie nelle mani di chi le usa, nel luogo in cui le userà e contro le minacce che dovrà affrontare”, ha detto Moore, che è stata nominata Chief Technology Officer in ottobre.

Il tema è anche politico: gli Stati Uniti hanno più volte mostrato interesse a rallentare (se non eliminare) le missioni combat in Medio Oriente. Usare sistemi robotizzati è utile per evitare coinvolgimento di personale in operazioni delicate, e inoltre permetterà di abbassare la quantità di quel personale stesso in presenza nella regione. Un risparmio di costi in termini umani (dunque sociali e politici) ed economici.

Moore ha risposto a una domanda su come il comando integri l’AI nelle sue operazioni di combattimento in Medio Oriente. “Siamo molto attenti e continuiamo a conversare con il team politico in ogni momento su quali siano i limiti esatti di ciò che possiamo o non possiamo fare in teatro”, ha detto ai giornalisti. “Dove stiamo integrando pesantemente l’AI è nei dati storici, in modo da comprendere i modelli di evoluzione  che stanno accadendo nella regione”.

La Cto ha spiegato come il CentCom utilizzi intelligenze artificiali per aiutare a informare il processo decisionale e ha discusso il lavoro di sviluppo tecnologico della Task Force 39 dell’Esercito e della Task Force 59 della Marina. Moore è stato raggiunto dal sergente dell’esercito Mickey Reeve, che ha parlato del suo software per l’addestramento ai sistemi aerei senza pilota e si è anche delineata la possibilità che questi sistemi siano il comune denominatore dell’integrazione attorno al Middle East Integrated Air Defenses — un’idea di difesa aerea integrata tra Stati Uniti e partner regionali di cui si parla da tempo.

“L’aspetto meraviglioso di questa esperienza è che, venendo dall’Ufficio del Segretario alla Difesa, ho visto nascere molti di questi team, dalla Army Software Factory alla Defense Innovation Unit, alla Kessel Run, per continuare a nominare il Defense Digital Service, la comunità dell’innovazione all’interno del dipartimento che si sta costruendo da anni”, ha detto Moore, delineando rapidamente quanto sia vasto l’impegno della Difesa americana su queste tematiche.

”Credo che ora siamo in grado di trarre vantaggio dal fatto che noi operatori possiamo definire molto chiaramente il problema che abbiamo e poi tornare indietro e dire: abbiamo bisogno di sviluppatori di software, di scienziati dei dati, di architetti di rete. E questi talenti esistono già all’interno del dipartimento. Si tratta solo di sapere dove sono i team e di essere in grado di raggiungerli e sfruttarli correttamente”.

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