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Un ultimo strappo in avanti, per poi prendersi una pausa di riflessione, corta o lunga che sia. Troppo grande l’incertezza legata ai dazi che hanno impallinato acciaio e alluminio in Europa e che ora potrebbero produrre nuovi effetti sull’economia del Vecchio continente (qui l’intervista al presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economia di Fratelli d’Italia, Marco Osnato).

La Banca centrale europea ha tagliato ancora una volta il costo del denaro, nella consapevolezza che imprese e famiglie hanno bisogno di nuovo ossigeno, alla luce di una stretta tariffaria di matrice americana ancora tutta da decifrare in termini di impatto e di un disaccoppiamento della visione europea della guerra in Ucraina rispetto a quella statunitense. I prezzi, complici le nuove tensioni commerciali, potrebbero tornare a salire e allora tanto vale allentare ancora i cordoni della Borsa, ma senza fughe in avanti.

E così, nel giorno in cui i rendimenti sui titoli sovrani tedeschi sono schizzati per via della svolta di Berlino sulla gestione del proprio debito, la Banca centrale europea ha messo a terra un nuovo taglio da 0,25 punti percentuali ai tassi di interesse dell’area euro. Il principale riferimento, che ancora oggi resta il tasso sui depositi, è sceso così al 2,50%. l tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento è diminuito invece al 2,65% e il tasso sulle operazioni marginali al 2,95%. Ma è sul dopo che si creano divergenze di vedute tra analisti e osservatori dell’istituzione.

All’ultima riunione operativa monetaria, che si è svolta il 30 gennaio, gli elementi rilevanti erano stati la debolezza dell’economia e l’elevata incertezza sulle prospettive. Specialmente quest’ultimo aspetto, quello dell’incertezza, non potrà risultare che acuito, con l’amministrazione Trump che procede con l’imposizione di dazi commerciali, mentre blocca l’invio di armi all’Ucraina e, creando scompiglio nella Unione europea, preme per un accordo di pace con la Russia.

Ed ecco il punto, l’economia secondo Francoforte sta rallentando, mentre l’inflazione torna a crescere. Tanto basta a immaginare una pausa nei prossimi board. Nella tradizionale conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, Christine Lagarde ha aggiornato le sue previsioni sulla crescita economica media nell’area euro. Ora ci si attende lo 0,9% del Pil quest’anno, 1,2% nel 2026 e 1,3% nel 2027. Nelle precedenti stime, lo scorso dicembre, indicavano 1,1% nel 2025, dell`1,4% nel 2026 e dell`1,3% nel 2027. L’Eurotower ha anche rimodulato le sue previsioni sull’inflazione media nell’area euro. Ora i tecnici dell’istituzione si attendono 2,3% quest’anno, 1,9% nel 2026 e 2% nel 2027. Nelle precedenti stime, lo scorso dicembre, indicavano 2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026 e 2,1% nel 2027.

Difficile decifrare il tutto. Se la crescita rallenta, c’è bisogno di più denaro nell’economia, ma se i prezzi aumentano allora i tassi non possono scendere troppo. E allora, che fare? Gli economisti della banca olandese Ing, prediligono uno stop ai tagli dei tassi. “Tra i falchi nel Consiglio direttivo sono emerse preoccupazioni sul fatto di tagliare eccessivamente i tassi. I dati sull’inflazione contribuiranno a sostenere la tesi che ora sia relativamente favorevole, ci attendiamo un altro taglio da 25 punti base questa settimana ma accompagnato da un dibattito su più acceso sul quando la Bce raggiungerà il tasso terminale”.

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