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Si sta increspando il mare di alleati e sostenitori, più o meno evidenti, attorno ad Armenia e Azerbaijan, che sono nuovamente protagonisti di una fase di altissima tensione, a seguito della recente riacutizzazione della violenza al confine tra i due Paesi. In particolare Yerevan accusa Baku di aver rinnovato gli attacchi al confine, che dal 2020 sono ormai routine nella regione contesa del Nagorno-Karabakh. Nel mezzo le “fiches geopolitiche” che i super players puntano su l’uno e sull’altro.

Scontro

Secondo il ministero della Difesa armeno l’Azerbaijan ha rilanciato il suo attacco utilizzando artiglieria, mortai e armi da fuoco di grosso calibro nelle direzioni di Jermuk: “Nonostante una chiara reazione della comunità internazionale sulla situazione, la leadership politico-militare dell’Azerbaigian continua i suoi atti di aggressione contro il territorio sovrano dell’Armenia, prendendo di mira sia le infrastrutture militari che civili”.

La replica di Baku poggia sulla tesi che le forze armene hanno violato il cessate il fuoco e hanno bombardato le posizioni azerbaigiane vicino a Kelbajar e Lachin con mortai e artiglieria. La Russia, fiancheggiatore dell’Armenia, ha affermato di aver convinto gli storici rivali ad accettare un rapido cessate il fuoco. Mosca è al momento impegnata sul fronte ucraino ma ciononostante vede nell’Azerbaijan un competitor per il gas visto che Baku è il nuovo super fornitore per il raddoppio del flusso via Tap.

Diplomazia

L’Onu e l’Osce hanno chiesto ai due Paesi di fermarsi: il Segretario generale si è detto profondamente preoccupato per le notizie di nuovi combattimenti lungo il confine armeno-azero, per questa ragione lo stesso Guterres ha esortato entrambe le parti a prendere provvedimenti immediati per allentare le tensioni, esercitare la massima moderazione e risolvere eventuali problemi in sospeso attraverso il dialogo.

Secondo Elnur Mammadov, viceministro degli esteri dell’Azerbaigian, l’Armenia sta bombardando le postazioni militari azere da alcune settimane. “Quel bombardamento è stato intensificato negli ultimi giorni. L’Armenia ha iniziato ad accumulare armi pesanti e armamenti lungo il presunto confine tra Armenia e Azerbaigian. Quello che è successo durante la notte è una provocazione su larga scala da parte dell’esercito armeno contro le posizioni azere, nonché il bombardamento di dipendenti e infrastrutture civili”.

Posizioni

Da un lato spicca la posizione della Turchia, stretto alleato dell’Azerbaigian, che per bocca del ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu ha detto che il Paese dovrebbe “concentrarsi sui negoziati di pace e sulla cooperazione” con il suo vicino. Dall’altro il segretario di Stato americano Antony Blinken si è detto profondamente preoccupato per le notizie sugli attacchi e ha esortato “l’immediata fine di qualsiasi ostilità militare”, aggiungendo che “non può esserci una soluzione militare al conflitto”. Ma i servizi di alcuni paesi temono che ci sia stata una mano esterna dietro il riacutizzarsi della tensione.

Il ruolo della Russia

Rispetto al passato il ruolo della Russia in Armenia può essere diverso? Secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, il presidente Putin ha fatto appello alla calma in Nagorno-Karabakh. “È difficile sopravvalutare il ruolo della Federazione Russa, il ruolo di Putin personalmente”, ha detto Peskov. “Il presidente sta naturalmente facendo ogni sforzo per contribuire ad allentare le tensioni al confine”.

Secondo Jonathan Katz, senior fellow del German Marshall Fund, le ultime violenze in Nagorno-Karabakh seguono una serie di riacutizzazioni negli ultimi mesi: “Dato che la Russia è stata coinvolta più profondamente nel conflitto in Ucraina, comprese le perdite subite nelle ultime due settimane, stai vedendo l’Azerbaigian mettere alla prova ciò che può fare. Vedo davvero un indebolimento dell’influenza della Russia nel Caucaso meridionale a causa dell’impatto non solo delle perdite militari, ma anche delle perdite economiche a causa delle sanzioni e di altre misure che rendono la Russia un paese molto più debole oggi e meno in grado di proiettare potere di era pre-febbraio 24”.

Scenari

Pochi giorni fa in occasione del suo intervento al Forum Ambrosetti, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, (in foto), si era detto disponibile a raddoppiare l’export di gas, annunciando anche la possibilità di un accordo di pace con l’Armenia da siglare entro alcuni mesi. Per cui la possibile normalizzazione dei rapporti tra due ex repubbliche sovietiche che di fatto sono in guerra da due decenni se da un lato è una notizia che va nella direzione della cosiddetta pax energetica e geopolitica, dall’altro non fa certo piacere a chi sta provando in tutti i modi a sabotare la diversficazione energetica del vecchio continente.

Chi soffia sotto le ceneri di Armenia e Azerbaijan

Mosca punta tutto su Yerevan, con la scusa dell’amicizia russo-armena, ma il motivo vero è la sfida per il gas che vede Baku nuovo super fornitore per il raddoppio del flusso via Tap

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