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Il Regno Unito si appresta a rivedere la propria postura militare con un’attenzione crescente verso l’Artico e il cosiddetto “High North”, alla luce dei cambiamenti geopolitici e climatici in atto. Secondo quanto emerge dalla nuova Defence Review – affidata a un team indipendente guidato dall’ex segretario generale della Nato Lord George Robertson – Londra intende aumentare la propria presenza nella regione, oggi sempre più rilevante per le rotte commerciali emergenti e le risorse naturali rese accessibili dallo scioglimento dei ghiacci.

Secondo quanto riporta il Financial Times, il documento confermerà un approccio incentrato sull’Alleanza Atlantica, ponendo una forte enfasi sulla sicurezza del contesto euro-atlantico. Si tratterebbe, di fatto, di una correzione di rotta rispetto all’orientamento verso l’Indo-Pacifico adottato dai precedenti governi, ritenuto ora meno prioritario rispetto agli impegni in Europa e nel Nord Atlantico.

La revisione, che è ancora in fase di finalizzazione dovrebbe prevedere investimenti significativi in nuove tecnologie, tra cui sistemi aerei e navali senza equipaggio, nonché rafforzamenti nella sorveglianza, nel pattugliamento marittimo e nella guerra anti-sommergibile. Secondo fonti vicine al processo, si starebbe valutando un potenziamento delle attività operative nel Circolo Polare Artico, anche in risposta alla crescente militarizzazione dell’area da parte della Russia.

Il contesto internazionale contribuisce a questa riconsiderazione strategica. Le preoccupazioni per una riduzione dell’impegno militare statunitense in Europa e la competizione con altri attori, come Cina e Russia, rendono necessario un maggiore contributo europeo alla sicurezza collettiva. In quest’ottica, diversi paesi nordici avrebbero espresso interesse per un ruolo britannico più attivo nella regione.

Dal punto di vista operativo, è attesa una conferma del ruolo centrale della Royal Navy e della Royal Air Force, considerate fondamentali per rispondere alle esigenze di sicurezza dell’area euro-atlantica, mentre minori investimenti sembrano destinati all’Esercito.

Accanto agli aspetti operativi, il documento dovrebbe anche proporre misure per rafforzare la resilienza nazionale, coinvolgendo le forze di riserva, i cadetti e i veterani, e promuovendo una maggiore integrazione dei temi di difesa e sicurezza all’interno del sistema educativo.

Sarà inoltre ribadito l’impegno del Regno Unito nel programma congiunto con Italia e Giappone per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione, il Global Combat Air Programme. Tuttavia, restano da definire i margini di bilancio: l’obiettivo del governo di portare la spesa per la difesa al 2,5% del Pil entro il 2027  (pari a circa 6 miliardi di sterline annui) potrebbe non essere sufficiente a soddisfare tutte le richieste delle forze armate, che auspicano un incremento fino al 2,65%.

Infine, la revisione affronterà la questione della riorganizzazione del personale responsabile del dominio cyber, attualmente distribuito tra diverse agenzie e strutture governative, con l’obiettivo di migliorare il coordinamento e ottimizzare il reclutamento.

La pubblicazione ufficiale della Defence Review è attesa nei prossimi mesi, possibilmente in concomitanza con il summit Nato di giugno o con il previsto incontro tra Regno Unito e Unione Europea per discutere un nuovo patto di cooperazione in materia di difesa.

Le nuove direttrici della difesa britannica passano dall’Artico

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