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A Matteo Renzi e Carlo Calenda possono essere addebitati difetti e responsabilità varie, però un merito glielo dobbiamo riconoscere: nessuno come loro sta animando questo scorcio agostano di campagna elettorale, portando gli italiani a discutere sotto l’ombrellone o in montagna di patti, tradimenti, accordi, marce indietro, passi in avanti.

Eccoli, Matteo e Carlo, il primo, di due anni più giovane del secondo, ha già fatto, tra le altre cose, il sindaco della sua città, Firenze, e il presidente del Consiglio dei ministri. Il secondo ha accarezzato il sogno di diventare sindaco di Roma e per poco non l’ha realizzato, mentre a Palazzo Chigi ci ha messo piede solo grazie al primo che nel 2016 l’ha nominato ministro dello Sviluppo economico.

Entrambi, a quanto pare, hanno un carattere fortemente volitivo ma altrettanto ambizioso, doti che si legano perfettamente in una miscela già di per sé frizzante a una discreta dose di cinismo, attitudine necessaria per non restare imbrigliati nell’anonimato depressivo della politica italiana.

Il primo è, per la vulgata dominante tanto bravo quanto antipatico e tracotante, il secondo, invece è un meticoloso organizzatore che si presenta tanto supponente quanto maledettamene spregiudicato nel linguaggio social.

Entrambi hanno trovato, Matteo prima di Carlo per dirla tutta e non far torto a nessuno, la loro dimensione più autentica tuittando, molto spesso direttamente, ciò che gli frullava per la testa. Senza filtri, senza badare tanto al rispetto della grammatica politica e istituzionale e, soprattutto, senza bada vespaio delle polemiche che il loro post poteva generare. Anzi, il tweet è per i due leader l’innesco ideale di un butterfly effect voluto, cercato e ambito.

Così l’account Twitter dell’ex segretario del Partito democratico negli anni è diventato per i giornalisti e le classi dirigenti politiche l’abbeveratoio per stanare le strategie renziane e, di converso, quello del leader di Azione, è assurto a confessionale digitale delle scorribande calendiane.

Entrambi, oggi, sono al centro dello spazio mediatico e, al contempo, provano a diventare, sgomitando, il centro politico di un possibile terzo polo, una missione difficile quanto andare su Marte, ma di certo non impossibile. Intanto, è innegabile che un primo risultato l’hanno portato a casa, cioè sono riusciti a narcotizzare in questa settimana quella polarizzazione elettorale – che Antonio Palmieri ha sagacemente definito come “cattiva, perché fatta di demonizzazione e delegittimazione” – che ruotava tutt’attorno all’equazione semplificata atlantisti, progressisti e riformisti contro fascisti, putiniani e razzisti.

I numeri, perché in politica sono quelli che contano e fanno la differenza, ma non soltanto quelli delle urne perché la politica dovrebbe iniziare a guardare, senza enfatizzarli, anche ai dati, ci dicono che dalla caduta del governo Draghi, Matteo Renzi e Carlo Calenda non hanno lasciato sul campo follower e like.

Dal 22 luglio al 9 agosto, i due leader hanno guadagnato su Twitter rispettivamente 6.900 – Renzi – e 16 mila nuovi follower – Calenda – , mentre, dall’inizio di luglio e fino al 19, giorno prima della rottura del patto di maggioranza delle forze che sostenevano l’esecutivo Draghi, l’incremento era stato di 1.400 per il leader di Italia Viva e di 4.000 quello di Azione.

Quest’ultimo, in particolare, ha pubblicato una marea di tweet, addirittura 475 in totale con una media giornaliera di 25 post, che gli hanno fatto incassare complessivamente 307 mila reaction, a fronte delle 142 mila registrate nel periodo precedente. Al pari, anche Matteo Renzi, che di tweet nella prima parte di luglio ne aveva pubblicati 15, passa da 40 mila a 95 mila reaction totali, twtittando 51 volte, dal 22 luglio al 9 agosto.

A questo punto, l’agognato Terzo polo molto probabilmente lancerà il suo primo vagito con Matteo e Carlo che si ritroveranno nuovamente sotto lo stesso tetto, evitando, se vorranno darsi qualche pizzicotto in più sulla pancia, quanto diceva anni fa Vincenzo De Luca di due politici di centro-destra: “Sono come Cric e Croc, questi due giovanotti contano per quello che contano. Fare ammuina era l’obiettivo dei due personaggi che ho citato e cerco di non nominare, perché non portano bene”.

Calenda e Renzi, una partita a colpi di Tweet. L'analisi di Giordano

Entrambi, oggi, sono al centro dello spazio mediatico e, al contempo, provano a diventare sgomitando il centro politico di un possibile terzo polo. Una missione difficile, ma di certo non impossibile. Intanto, è innegabile che un primo risultato l’hanno portato a casa: modificare la polarizzazione elettorale

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