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Il piano per il più grande investimento tecnologico in Italia nella storia repubblicana, quello di Intel per i semiconduttori, “sembra sempre di più su un binario morto”, scrive il Corriere della Sera. “Nessuna decisione di investimento in Italia è stata presa e tutto è ancora in corso di valutazione, dicono persone vicine al vertice dell’azienda” al giornalista Federico Fubini, in questi giorni a Davos per seguire il World Economic Forum.

Dieci mesi fa Pat Gelsinger, l’amministratore delegato di Intel, aveva annunciato “piani per un investimento iniziale di oltre 33 miliardi di euro per costruire un mega-sito di semiconduttori all’avanguardia in Germania, per stabilire un nuovo centro di ricerca e sviluppo (R&S) e progettazione in Francia e per espandere le capacità in ricerca e sviluppo, produzione, servizi di fonderia e produzione back-end in Irlanda, Italia, Polonia e Spagna”. Con questo investimento “storico”, si leggeva nel comunicato, “Intel porterà la sua tecnologia più avanzata nel continente, aiutando l’Unione europea a creare un ecosistema di chip europeo di prossima generazione”.

Per l’Italia – in Veneto o Piemonte – 5 miliardi di investimento per un centro di packaging e produzione “back-end”, un segmento particolarmente sofisticato della produzione di semiconduttori. Previsti 5.000 posti di lavoro diretti.

Il governo Meloni, aveva dichiarato la scorsa settimana Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, è determinato ad assicurarsi l’investimento. “Noi siamo sempre determinati a lavorare in positivo e in maniera costruttiva per raggiungere gli obiettivi”, aveva sottolineato. “Aspettiamo le decisioni dell’azienda in merito al luogo dove vuole realizzare investimento e questo è ovviamente legato a tutto il contesto europeo perché è un investimento che l’azienda fa in Europa”, aveva aggiunto.

Un mese fa il giornale tedesco Volksstimme aveva rilevato che Intel avrebbe deciso di rinviare i lavori di costruzione della fabbrica di semiconduttori a Magdeburgo, una città nella Germania orientale, previsti per la prima metà del 2023. La ragione? La richiesta di più sussidi pubblici. “Siamo impegnati a far sì che il progetto di Magdeburgo abbia successo”, ha dichiarato ieri Keyvan Esfarjani, chief global operations officer di Intel, all’agenzia Reuters. Secondo il giornale Volksstimme, l’inflazione stava aumentando i costi. Esfarjani non ha fatto commento su questo aspetto, ma ha detto che, dopo l’annuncio, “le sfide geopolitiche sono diventate più grandi, la domanda di semiconduttori è diminuita e l’inflazione e la recessione stanno sconvolgendo l’economia globale”. Poi ha sottolineato che Intel ha già acquistato alla fine dello scorso anno il terreno dove sorgerà la fabbrica.

I chip Intel in Europa e in Italia? Ecco a che punto siamo

Secondo il Corriere della Sera “nessuna decisione di investimento in Italia è stata presa e tutto è ancora in corso di valutazione”. La partita inizia dalla Germania

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