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La presidente Meloni, nella replica alla discussione sulla fiducia al governo, nel sottolineare che la questione energetica richiede sì interventi di urgenza, in continuità con il governo precedente, ma anche “soluzioni strutturali” ha rilanciato il tema delle estrazioni nazionali, della necessità di rigassificatori e delle fonti energetiche rinnovabili “senza dipendere dalla Cina per le materie prime”.

Per i rigassificatori ha citato il progetto di “Gioia Tauro per il quale basta un Dpcm che lo dichiari opera strategica per ripartire (l’impianto è autorizzato da circa 10 anni n.d.r.), realizzando un impianto in grado di processare da 12 a 16 miliardi di metri cubi di Gnl all’anno e iniziare a costruire nel nostro Sud quell’hub energetico nazionale ed europeo con cui ci siamo presentati di fronte agli elettori”.

Sulla necessità di questo impianto, sdoganato anche dall’amministratore delegato dell’Eni, Descalzi, abbiamo già scritto un articolo dove si richiedeva proprio al governo in carica di adottare il Dpcm annunciato da Meloni. Anche perché dopo gli ultimi sviluppi della guerra e delle decisioni di Putin sul gas, l’Italia potrebbe presto essere chiamata a rifornire anche Austria e Ucraina, utilizzando in controflusso i gasdotti che oggi ci portano il gas dalla Russia attraverso quei Paesi.

Qui l’articolo a firma di Diego Gavagnin, esperto di politiche energetiche e Vittorio D’Ermo, economista dell’energia.

Gas

Il Sud hub energetico europeo, realizzando Gioia Tauro. Parola di Premier

Di Diego Gavagnin e Vittorio D’Ermo

La necessità strategica dell’impianto, sdoganato anche dall’amministratore delegato dell’Eni, Descalzi, spiegata in un’analisi di Diego Gavagnin, esperto di politiche energetiche e Vittorio D’Ermo, economista dell’energia

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