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Qualcuno dalle parti del Pd dovrebbe tenere gli occhi bene aperti. E non sottovalutare l’avanzata, ancora tutta da verificare certo, di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Vincenzo Visco è uno che la sinistra la conosce bene. Più volte ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi Prodi, Amato e D’Alema, l’economista foggiano non avrebbe motivo di mettere in guardia i dem, sostenitori di Mario Draghi fino all’ultimo istante, dalla possibilità che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sbanchino il botteghino alle prossime elezioni, se non temesse proprio questo scenario.

Mario Draghi presto non sarà più premier. Che sensazione le fa?

Draghi era giunto al capolinea, non mi ha stupito più di tanto la sua caduta. Non tanto per colpa del M5S, quanto per la Lega che proponeva a oltranza soluzioni regressive, a cominciare dalle tasse. E anche i grillini pensavano di potersi ritagliare un posto all’opposizione. Naturale che l’esperienza di Draghi sia giunta al termine.

L’ex presidente della Bce, si sa, era garanzia per l’Italia contro la speculazione sui mercati. Dobbiamo attenderci una vendetta degli investitori?

Non credo, le finanze pubbliche italiane stanno benino, il problema non si pone per il momento. Certo, non appena i mercati fiuteranno una possibile vittoria delle destre, allora la musica potrebbe cambiare. Specialmente se Salvini chiede uno scostamento di bilancio da 50 miliardi. E non dimentichiamoci una cosa, due partiti su tre a destra sono filo russi o qualcosa di molto vicino. Se Meloni e Salvini arrivano a Palazzo Chigi e cominciano a sfondare il bilancio pubblico, i mercati ci massacreranno. Oggi siamo passati dall’essere un Paese inaffidabile a essere un Paese sotto controllo, ma un problema mercati ora non c’è.

Ma lei Visco è convinto che la destra possa vincere davvero?

Io non solo ne sono convinto, ma ho la sensazione che possa stravincere. Per questo qualcuno a sinistra e magari anche al centro si deve svegliare e subito.

Cosa dovrebbe fare?

Serve un’alleanza per competere nei collegi uninominali, anche con il Movimento Cinque Stelle, per creare una difesa, un bastione. Parlo di un’alleanza tecnica, non politica. Altrimenti si rischia di dare il 70% dei seggi alla destra. Di questo però non parla nessuno e lo trovo abbastanza assurdo. Io dico che sull’uninominale si rischia lo sfondamento. Questo è il vero tema da discutere.

Forse nel Pd non hanno compreso bene la situazione e non si sono posti il problema.

No no, lo hanno compreso eccome, mica sono tonti. Ma confondono un’alleanza politica con un’alleanza tecnica che avrebbe il solo scopo di impedire lo sfondamento delle destre e dunque di soccombere. E poi abbiamo un Parlamento dominato dalla destra, occhio alla Costituzione e al presidenzialismo. Mettiamo che qualcuno cacci Mattarella, che facciamo?

Torno ai mercati. Lo scudo anti-spread sembra non convincere più di tanto, nemmeno gli analisti. Scettico anche lei?

L’idea iniziale dello scudo era simile al whatever it takes, ovvero indicare un livello oltre il quale la politica monetaria non era sostenibile. Questo meccanismo è più complesso, ma preso Paese per Paese si può capire dove lo spread può salire oltre un certo punto e dove no. Lo strumento può funzionare, ma c’è un problema.

Ovvero?

La Germania o meglio i falchi di Germania. Sono contrari, è gente che ragiona con la testa di 30 anni fa, senza rendersi conto che il mondo è cambiato. Anche perché se si attaccano alla questione del debito pubblico prendono un granchio. E lo sa perché?

Me lo dica lei…

Perché in questi anni la Bce ha comprato miliardi di debito sovrano. Quindi, i debiti pubblici sono molto più bassi di quanto si dice, perché finché il debito sottoscritto da Francoforte è nella pancia della Bce, è come se non esistesse. E anche di questo non si parla, o meglio i tedeschi non ne parlano e fanno autocritica.

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Intervista all’ex ministro delle Finanze, anima della sinistra ai tempi di Prodi e Amato. Le destre rischiano di sfondare, il Pd faccia un’alleanza tecnica anche con M5S sui collegi uninominali, altrimenti saranno guai seri. Lo scudo anti-spread può funzionare, ma la Germania ottusa rischia di essere un problema

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