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Alexandroupolis e Kavala sono due porti minori della Grecia, ma minori fino a ieri. Perché dall’intensificazione della crisi energetica dell’ultimo trennio post Crimea, quindi ben prima della guerra in Ucraina, hanno progressivamente scalato posizioni “geopolitiche”, entrando anche nel cono di interesse di players internazionali intenzionati a privatizzarli. Oggi si apprende che sono stati attenzionati anche dai servizi di vari Paesi.

Giallo in Grecia

Il porto di Kavala a nord della Grecia, strategico perché vicino al Tap e sede del nuovo deposito che si costruirà vicino ad Alexandroupolis, è interessato da un giallo: la società Hellenic Petroleum Company di Kavala ha deciso di ristrutturare l’azienda, licenziando di fatto 185 lavoratori qualificati, ovvero il 95% dei dipendenti nell’aprile 2021. Tutto questo, oltre a provocare la rabbia dei lavoratori dopo la decisione improvvisa, ha comportato anche la chiusura della fabbrica per sette mesi: ma non si è trattato di un capriccio aziendale. Oggi a distanza di un anno si apprende che almeno 26 operai avrebbero violato le regole di funzionamento e sicurezza, per i quali sono perseguiti dalla Procura di Kavala per reati come tentato danno, rimozione di strutture assicurative, esplosione per negligenza, danni a proprietà straniere, detenzione illegale di armi e altro. Non si sa ancora se in autonomia o se spinti da altri a mettere in pratica tali condotte.

Infiltrazioni?

Gli investigatori starebbero ragionando anche riguardo a infiltrazioni mirate all’interno di quei settori, con l’obiettivo evidente di creare disguidi ai progetti in essere. Che quel tratto di Grecia che confina con la Turchia sia affollato da 007 di vari paesi è cosa nota sin dalla crisi dei migranti siriani, per via di possibili infiltrazioni di jihadisti, dopo che il terrorista della strage di Parigi Salah Abdeslam, transitò proprio dalla Grecia per una questione di documenti falsi.

Ma in seguito le attenzioni delle intelligence coinvolte si sono spostate sul dossier energetico. Quei due porti sono fondamentali per la diversificazione energetica non solo ellenica ma anche europea: vi transita il Tap, che si allarga fino alla Bulgaria; da lì parte la Via Carpatia, la bretella Nato che giungerà fino in Lituania; da lì partirà entro il prossimo anno il gateway del gas.

Gateway del gas

La LNG FSRU di Alexandroupolis sarà un nuovo gateway energetico e svolgerà un ruolo chiave nella sicurezza energetica e nell’indipendenza della Grecia e dell’Europa sudorientale grazie ad una capacità di 153.500 mc di GNL. Sarà collegato al sistema nazionale di trasmissione del gas naturale (NNGΤS) della Grecia con un gasdotto lungo 28 km rifornendo sia la Grecia che il costone balcanico e con la prospettiva di servire anche l’Ucraina. A sud-ovest si trova un altro porto strategico, Salonicco, da poco privatizzato da un consorzio russo-teutonico guidato dall’oligarca ellinorusso Ivan Savvidis, magnate televisivo, sportivo e già sodale di Vladimir Putin. Per cui dopo che il porto del Pireo è stato privatizzato dai cinesi di Cosco e Salonicco è entrato nel cono di interesse di Mosca e Berlino, è chiaro che il prossimo processo di privatizzazione ad Alexandroupolis e Kavala assumerà una caratterizzazione marcatamete geopolitica, prima che finanziaria o commerciale.

Usa in Grecia

Gli Usa da tempo stanno lavorando, prima a fari spenti e poi apertamente, per consolidare il proprio ruolo su Alexandroupolis e andando così a rappresentare un muro dinanzi alle percussioni in Grecia di soggetti esterni. Il porto rientra anche nell’accordo raggiunto tra Usa e Grecia per l’utilizzo di basi militari in terra ellenica, siglato dal Segretario di Stato americano Antony Blinken e dal ministro degli esteri greco Nikos Dendias a Washington il 14 ottobre 2021. L’obiettivo è attuare già ora una proroga di dieci anni dell’accordo per difendere la sovranità e l’integrità territoriale sia contro le azioni che minacciano la pace che contro l’aggressione armata.

Come osservato da Blinken in una lettera inviata al primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis l’accordo “è la base della nostra cooperazione nel campo della difesa e ha contribuito a rafforzare la nostra difesa comune per più di tre decenni”, con un occhio particolare all’invasività di Mosca e Pechino nell’Egeo.

Huawei

In questo senso va segnalata l’azione cinese targata BRI, con la firma tra Università Aristotele di Salonicco e Huawei di un protocollo di cooperazione, finalizzato non solo all’istruzione e alla ricerca, ma anche al collegamento dell’università con il mercato del lavoro. Studenti e personale dell’Università Aristotele avranno accesso al programma educativo internazionale “Huawei ICT Academy”, con il colosso della comunicazione che prova in questo modo a restare lì dove il governo di Atene ha deciso invece di non affidarsi ai cinesi per il 5G, preferendo altri players occidentali.

@FDepalo

Gas naturale liquefatto Gnl

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