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Nel 2021 la Commissione europea aveva previsto per il 2035  la riduzione del 55% delle emissioni di Co2 e la carbon neutrality al 2050. La transizione che è irrinunciabile per motivi climatici e ambientali è oggi messa tra parentesi nell’emergenza seguita alla guerra in ucraina. sarebbe invece necessario definire un calendario accelerato di investimento sulle rinnovabili per progettare l’indipendenza energetica attraverso un forte impegno sull’innovazione.

A livello Paese ci sono le iniziative di Spagna e Germania che hanno predisposto programmi fondati sull’aumento dell’efficienza energetica, pompe di calore e tetti solari obbligatori. La Germania punta come l’Italia sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas ma è soprattutto impegnata sulla tecnologia, dell’idrogeno verde che nel nostro pnrr trova uno stanziamento di 3,19 miliardi complessivi per la sua promozione.

Circa l’Europa, il primo documento presentato dalla commissione (repower eu) prevede di distaccarci dalle forniture di gas russo, eliminando gradualmente almeno 155 miliardi di metri cubi di gas fossile dal mix energetico europeo, equivalenti al volume totale importato dalla Russia nel 2021 e la domanda europea di gas russo potrebbe essere ridotta di circa due terzi entro un solo anno. “Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russi”, ha dichiarato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Non sono però ben chiari strumenti ed obbiettivi, ma si tratta per ora di indicazioni generali che non indicano gli strumenti per raggiugere questi obbiettivi. Il sesto pacchetto di sanzioni approvato il 31 maggio è un successo perché ben sappiamo che ci sono fortissime differenze tra i paesi dell’Ue circa la fornitura e l a disponibilità di energia e al di la dei problemi che hanno ritardato la sua approvazione e il compromesso sul petrolio via tubo che tiene conto delle esigenze ungheresi la decisione rappresenta, l’affermazione del principio di sovranità degli stati perché non c’é sovranità e libertà se si è ostaggio di paesi che usano l’energia come arma di ricatto.

Se l’accordo sull’embargo del petrolio va considerato come un successo sappiamo che il vero problema riguarda il gas rispetto al quale è stata accolta, ma solo in principio, la fissazione di un tetto al prezzo ,salvo verificarne la fattibilità .
è necessario provare a fissare un tetto al prezzo del gas pur in presenza di molti ostacoli come è necessario provare il coordinamento degli acquisti. Ed  è anche necessario anche spingere in tempi brevi (il governo stima due anni) verso la diversificazione delle forniture così come verso l’uso del gas naturale liquido attraverso i rigassificatori e le altre fonti alternative (biometano,biogas )

Detto questo è vero che nell’emergenza emerge la difficoltà di gestire a livello politico l’aumento di una crescente situazione di disagio sociale che nasce dall’inflazione e dall’incertezza economica non è chiaro quale sarà il risultato. Nel frattempo emergono le spinte per una ripresa dell’uso del carbone che, non va dimenticato, produce a livello mondiale il 72% delle emissione di co2 e rappresenta il 37% dell’elettricità.

L’esigenza dell’abbandono deli fossili prevista dal Fit 55, oltre le ragioni ambientali e climatiche, trova la sua giustificazione in un principio di sicurezza. Il G7 ha rilanciato a fine maggio l’addio alle fonti fossili con i 7 grandi che si sono impegnati a chiudere entro i 2922 il finanziamento pubblico per le centrali alimentate a combustibili fossili, prive di strumenti di cattura della co2.ma non è stata fissata una data per il loro abbandono.

Ma è anche vero che non è stato fissato dall’Europa un calendario della transizione pur nella consapevolezza che la carbon neutrality è un obbiettivo su cui si gioca una partita tecnologica. Che questa partita sia importante lo dimostrano gli aspetti delle sanzioni a sfondo tecnologico. Basta pensare che secondo Gina Raimondo, segretaria al commercio Usa il valore dell’export usa di semiconduttori, lasers, avionica e attrezzature di telecomunicazioni è diminuito dei 2/3 e che alcune produzioni russe si sono fermate per mancanza di componenti, rispetto allo stesso periodo del 2021.

Quello della tecnologia è un punto importante di cui si parla poco, eppure rappresenta una linea strategica decisiva anche se, per metterla in pratica l’Unione europea dovrebbe investire decisamente sull’innovazione insufficiente ad oggi, secondo l’idea per realizzre i programmi del fit 55.

In questa direzione il quadro mediterraneo che si va delineando potrebbe aiutare sia attraverso la diversificazione delle forniture di gas sia attraverso la collaborazione eu con i paesi africani che prenda atto dell cambiamento dei rapporti tra le diverse aree del mondo(nulla sarà più come prima). Ciò significa oltre ad un’azione europea diretta fronteggiare la crisi alimentare incombente a seguito della chiusura russa dei porti ucraini ed uno scambio grano /energia serve anche una strategia di lungo periodo con grandi investimenti su idrogeno verde e sul solare nelle aree desertiche del Sahara sull’esempio del Giappone e della Cina.

Ed è una strategia che metterebbe assieme le esigenze climatico ambientali, quelle dello sforzo tecnologico e quello politico di un’Europa che, nel cambiamento del quadro internazionale seguito alla guerra Ucraina potrebbe proporre un’alleanza nord-sud di grande rilievo.

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