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Se le congratulazioni del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, per la vittoria elettorale di Fratelli d’Italia, e della sua leader Giorgia Meloni, hanno ricevuto particolare pubblicità, non è un caso. Né a Roma, né al Cairo. Entrambi sanno che tra qualche settimana, quando con ogni probabilità Meloni riceverà l’incarico dal Quirinale e la fiducia dalle Camere, dovranno lavorare anche insieme.

Perché Italia ed Egitto sono due nodi centrali nel Mediterraneo. La Penisola ha quel valore geostrategico tale da slanciarsi all’interno del bacino, esserne spartiacque – strozzandolo col Canale di Sicilia – tra la porzione occidentale che scivola verso l’Atlantico, e quella orientale, continua col Medio Oriente. Qui il Canale di Suez egiziano fa da corridoio marittimo tra due mondi, quello europeo e occidentale e, appunto, quello orientale.

Questa comunione geografica e geopolitica racconta che Egitto e Italia hanno a cuore interessi simili, come la stabilità del Mediterraneo o del Nord Africa, e ancora le dinamiche nordafricane e quelle del Mar Rosso (non è un caso, ancora, se l’unica base extra-territoriale italiana sia piantata a Gibuti, sul Corno d’Africa che segna il passaggio Est-Ovest del mondo).

Di più: tra Egitto e Italia ci sono anche relazioni di carattere commerciale, con importanti aziende italiane che sono impegnate sul territorio egiziano. Un nome su tutti, Eni: l’azienda guidata da Claudio Descalzi (assiduo frequentatore del Cairo) ha dimostrato la sua centralità anche in questa fase di crisi energetica, facendosi da proiettore dell’interesse nazionale italiano. Eni gestisce già da anni importanti giacimenti egiziani e non più tardi di fine agosto ha ricevuto una nuova assegnazione dal governo del Cairo.

“Estendo le mie più sincere congratulazioni alla signora Georgia Meloni per la vittoria del suo partito alle elezioni generali nell’amica Repubblica Italiana, augurandole il successo nel guidare l’Italia verso la prosperità e un futuro luminoso”, ha dichiarato Sisi come riporta un messaggio pubblicato su Facebook dal portavoce della presidenza egiziana.

“Non vedo l’ora di lavorare con lei, anche nel quadro della solida partnership che unisce Egitto e Italia, al fine di sviluppare le relazioni bilaterali e trasferirle verso orizzonti più ampi di proficua collaborazione in tutti i campi, coerentemente con l’antica storia di i due Paesi e la loro grande civiltà, e per il bene dei due popoli amici e dell’intera umanità”, ha aggiunto Sisi concludendo il messaggio.

“L’Italia è pronta a rafforzare la nostra cooperazione bilaterale su molti campi: sicurezza energetica, stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente, diritti umani e libertà religiosa. Grazie signor Presidente al-Sisi”, ha risposto Meloni. E non è banale che nel tweet abbia menzionato i diritti umani, perché insieme al pragmatismo delle relazioni geopolitiche e geoeconomiche va di pari passo la tutela dei valori democratici, come la Washington dell’amministrazione Biden insegna.

Una traiettoria che Meloni sembra aver già intrapreso con le posizioni assunte a proposito di Taiwan e le pesanti critiche all’annessione russa delle quattro regioni ucraine occupate militarmente. In questo caso, la vicenda Regeni e quella di Patrick Zaki, dimostrano che la tutela dei diritti in certi Paesi come l’Egitto è nell’ottica stesso dell’interesse nazionale.

Prima di Sisi, Meloni aveva già ricevuto le congratulazioni dalle leadership di Bahrein ed Emirati Arabi Uniti.

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