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Nell’ultima settimana ci sono state alcune evoluzioni che arrivano dal Golfo in grado di segnare un passaggio importante nelle relazioni occidentali con la regione, con un’attenzione particolare a quelle europee.

La prima notizia riguarda la morte di Shekh Khalifa, presidente e padre degli Emirati Arabi Uniti. L’affidamento dell’incarico a Mohammed bin Zayed, erede al trono di Abu Dhabi e fratello dell’ex leader, segna l’inizio formale della sua amministrazione – sebbene fosse iniziata da anni, visto che Khalifa era rimasto in cattive condizioni di salute dopo essere stato colpito da un ictus nel 2014.

Ciò che riguarda gli Emirati ha effetti di carattere internazionale. Il Paese è un punto caldo dei mercati commerciali, è un produttore di petrolio e gas (fattore tornato predominante con l’invasione russa dell’Ucraina e gli scombussolamenti del mondo dell’energia), è un hub finanziario, un attore geopolitico fondamentale e sta crescendo a livello di capacità da esprimere nel mondo del turismo e della cultura (non a caso ha ospitato l’ultimo Expo).

Una dimensione che rappresenta grandi potenzialità, che l’Europa ha riconosciuto non solo agli Emirati ma all’intera regione con il documento strategico per i rapporti tra Ue e Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG). Il testo, la seconda evoluzione di cui si parlava, potrebbe segnare un cambio di passo e coinvolgimento su molti fronti (dall’energia agli investimenti dalla sicurezza alla connettività digitale e logistica, alla ricerca scientifica).

Come ha spiegato Mohammed Baharoon, direttore generale del Dubai Public Policy Research Center (b’huth), commentando il documento con Formiche.net, “rappresenta anche una comprensione matura e realistica del ruolo di catalizzatore che i Paesi del CCG stanno svolgendo su scala globale”, dimostrando una nuova comprensione non solo dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, ma anche del loro ruolo nella penisola arabica, che comprende l’Iraq, il Levante e lo Yemen, con quattro vie d’acqua intorno a essa e la sua attuale connettività con i mercati e gli interessi asiatici.

La terza evoluzione è la notizia della possibile visita di Joe Biden a Riad, per incontrare l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman. Se fino a qualche anno fa poteva essere una questione di routine, visto il livello – basso – raggiunto dalla relazioni con Riad, ora l’incontro ha un valore. L’Arabia Saudita è un attore fondamentale nel Golfo, e il ruolo svolto all’interno della regione è anche frutto di un rapporto più o meno ferreo avuto da decenni con gli Stati Uniti.

L’incontro di Biden aprirà a nuove relazioni? Quali scenari aspettarci dall’evoluzione della partnership UE-Golfo? Che ruolo avranno in tutto questo gli Emirati Arabi? A queste domande Decode39 proverà a rispondere con un Live Talk (online) che si terrà lunedì 23 alle ore 18. Ospiti Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata Ispi e cultrice della materia in Storia dell’Asia Islamica e Nuovi conflitti all’Università Cattolica di Milano, e Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dell’ECFR.

Gli Emirati di MBZ. Il Live Talk di Decode39

Il mondo del Golfo è in continua evoluzione e l’Europa sembra aver riconosciuto alla regione un ruolo geostrategico di valore. La connettività degli Emirati, il peso dell’Arabia Saudita, il documento Ue per la partnership al centro del Live Talk di Decode39 che si terrà lunedì 23 alle ore 18. Ospiti Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata Ispi e cultrice della materia in Storia dell’Asia Islamica e Nuovi conflitti all’Università Cattolica di Milano, e Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dell’ECFR

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