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L’ultimo accordo di pace mediato dalla Casa Bianca tra Armenia e Azerbaigian pone gli Stati Uniti al centro del “Grande Gioco” che si sta svolgendo nel Caucaso e nell’Asia centrale. Al centro di questo accordo vi è il presunto leasing di 99 anni del Corridoio di Zangezur agli Stati Uniti.

Sebbene molti dettagli del leasing restino riservati, sono emersi alcuni aspetti chiave. Gli Stati Uniti — o un ente internazionale da essi delegato — otterrebbero il controllo operativo del corridoio lungo 43 chilometri che attraversa la provincia armena di Syunik, garantendo un transito sicuro e ininterrotto tra la terraferma dell’Azerbaigian e la sua exclave di Nakhchivan. Questo corridoio funzionerebbe come una rotta commerciale dedicata, consentendo la libera circolazione di merci e persone senza interferenze armene, bypassando di fatto i controlli di confine interni dell’Armenia.

Sebbene l’Armenia mantenga la sovranità formale, l’autorità operativa verrebbe trasferita, suscitando preoccupazioni riguardo all’autonomia nazionale e ai diritti territoriali. Il leasing è presentato come uno strumento per promuovere la stabilità regionale e l’integrazione economica, collegando Azerbaigian e Turchia e posizionando gli Stati Uniti direttamente al confine con l’Iran in Asia centrale.

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian riflette da tempo rivalità regionali più ampie, in particolare tra India e Pakistan. L’India ha fornito sostegno politico e militare all’Armenia, mentre l’Azerbaigian conta su Israele e Italia come alleati chiave. Parallelamente, i forti legami tra Azerbaigian e Pakistan hanno alimentato il sostegno indiano all’Armenia. Questo accordo di pace promette di ridurre gran parte di questo conflitto per procura nel Caucaso e, soprattutto, offre agli Stati Uniti un accesso senza precedenti al confine con l’Iran, una novità che ha profondamente turbato Teheran.

“Mister Trump pensa che il Caucaso sia un pezzo di terra che può affittare per 99 anni”, ha dichiarato Ali Akbar Velayati, consigliere senior del leader supremo iraniano, in un’intervista a Tasnim News legata all’Irgc. L’Iran ha giurato di opporsi all’attuazione del corridoio, con o senza il sostegno della Russia. La presenza statunitense è vista come un accerchiamento della Russia e un’escalation della competizione sulle rotte commerciali vitali, territori dove Pechino e Mosca hanno a lungo cercato di consolidare la propria influenza.

“Questo passaggio non diventerà un varco per i mercenari di Trump, diventerà la loro tomba”, ha avvertito Velayati, definendo il leasing un’“infedeltà politica” volta a minare l’integrità territoriale armena.

L’opposizione iraniana nasce dal timore che il corridoio ridisegni i confini, frammenti l’Armenia e limiti l’accesso regionale di Teheran. Precedenti tentativi di Turchia e Azerbaigian di promuovere il corridoio avevano portato a esercitazioni militari iraniane vicino al confine nordoccidentale, segnalando la volontà di bloccare la rotta.

Per il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan, il Corridoio di Zangezur è una pietra angolare della sua più ampia agenda pan-turca, volta a rafforzare i legami politici, culturali ed economici tra le nazioni turcofone dell’Asia centrale e del Caucaso. Il corridoio non solo snellisce il commercio tra Azerbaigian e Turchia, ma amplifica anche l’influenza di Ankara nel Caucaso meridionale. Come segmento vitale del “Middle Corridor” — una rotta alternativa Est-Ovest che bypassa Russia e Iran — collega la Cina e l’Asia centrale all’Europa passando per la Turchia.

Il sostegno di Erdoğan riflette l’ambizione di posizionare la Turchia come hub commerciale eurasiatico di primo piano, perseguendo obiettivi che vanno oltre l’economia e incidono sulla definizione dell’identità regionale e delle alleanze. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito l’accordo “molto importante e favorevole”, esprimendo la speranza di una rapida attuazione del corridoio. Tuttavia, il crescente coinvolgimento statunitense in quest’area rischia di complicare i calcoli strategici di Ankara.

Collegando la terraferma dell’Azerbaigian con la sua exclave di Nakhchivan attraverso l’Armenia, il Corridoio di Zangezur offre una rotta terrestre più diretta Est-Ovest, facilitando il commercio tra Azerbaigian, Turchia ed Europa. Questo percorso potrebbe competere o integrarsi con i corridoi dell’iniziativa Belt and Road (Bri) cinese, offrendo un’alternativa per il transito delle merci tra Asia centrale ed Europa. Sebbene non si tratti di un confronto diretto, il corridoio modifica la dinamica regionale, potenzialmente indebolendo l’influenza della Cina sui flussi commerciali e introducendo una presenza occidentale più marcata, in contrasto con gli investimenti infrastrutturali tipicamente guidati dallo Stato cinese.

Ribattezzato “Trump Route for International Peace and Prosperity” (Tripp), il corridoio ha il potenziale per rimodellare l’International North–South Trade Corridor (Intsc) — una rotta ferroviaria e marittima di 7.200 chilometri che collega Russia e India. L’Intsc mira a ridurre i costi di trasporto del 30% e i tempi di transito del 40%, con stime che indicano risparmi di circa 2.500 dollari ogni 15 tonnellate di merci. Come l’India-Middle East-Europe Economic Corridor (Imec), che corre Est-Ovest, l’Intsc è un progetto Nord-Sud. L’Imec, firmato nel 2023 al G20 di Nuova Delhi da partner allineati con gli Stati Uniti, collega l’India attraverso i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo e Israele via Europa agli Stati Uniti. L’Intsc, avviato sotto il governo Bjp nel 2002 con Atal Bihari Vajpayee come primo ministro, è da tempo simbolo dell’autonomia strategica indiana in un contesto di interessi geopolitici contrastanti. Con il Tripp, gli Stati Uniti si preparano a diventare un attore chiave in entrambi i corridoi, consolidando la loro influenza sulle rotte commerciali eurasiatiche.

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Di Vas Shenoy

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