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Serbia, Montenegro e Albania in Ue tra 4 anni. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto al vertice ministeriale sui Balcani che si è tenuto oggi a Villa Madama. L’occasione è il vertice del Gruppo “Amici dei Balcani Occidentali”, creato il 23 giugno 2023 in occasione dell’Europa Forum di Wachau e include Italia, Austria, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Grecia e Slovenia, che hanno sottoscritto la “Dichiarazione di Göttweig”. Presente l’Alto commissario Ue per la politica estera Kaja Kallas.

Il vertice

Le finalità sono quelle di tenere sempre alta l’attenzione europea sulla regione, stimolando un’accelerazione del processo di integrazione. Per questa ragione il gruppo ha messo in atto una serie di iniziative politiche per l’apertura dei negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina e presentato un documento con 14 proposte per rafforzare la cooperazione tra Ue e Balcani Occidentali in una serie di ambiti come politica estera e sicurezza comune.

Inoltre su iniziativa del ministro Tajani, a margine del CAE di Bruxelles del 13 novembre 2023, l’incontro del gruppo è stato esteso per la prima volta ai sei Paesi della regione: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. Questo formato cosiddetto allargato è stato riprodotto il 5 febbraio 2024 a Villa Madama e a New York il 23 settembre durante la Settimana di Alto Livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Qui Villa Madama

Tajani durante il vertice ha toccato molti punti della politica che investe i Balcani. In primis ha messo l’accento sul fatto che la nuova amministrazione Usa non cambierà approccio: “Noi andiamo avanti per la nostra strada. C’è una presenza della Nato, anche forte. Non cambia la nostra politica, siamo determinati a svolgere un ruolo fondamentale nei Balcani”. In seguito ha precisato che l’incontro di oggi serve a favorire il rapporto tra Bruxelles e i Balcani, con esplicito riferimento alla partecipazione di Kaja Kallas, per poi citare due casi legati alla contingenza: Grecia e Kosovo.

Il primo: la protezione civile è “sempre disponibile a lavorare con i Paesi amici e più vicini, con la Grecia siamo chiaramente disponibili a fare tutto ciò che è possibile”, in riferimento agli eventi sismici che stanno interessando l’isola di Santorini. Il secondo, dove ieri si sono tenute le elezioni, su cui il governo di Roma auspica che si concluda una stagione difficile grazie ad un “calo della tensione al confine fra Kosovo e Serbia”, mettendo in luce la necessità del “rispetto dei diritti delle minoranze”.

Cosa prevede il piano di crescita

Lo strumento operativo del gruppo “Amici dei Balcani Occidentali” si ritrova nel Piano di crescita che prevede quattro assi programmatici: l’integrazione nel Mercato unico in “settori chiave”; l’integrazione economica regionale; il pacchetto di riforme per allinearsi a regole e standard dell’Ue; investimenti da 6 miliardi di euro previsti fino al 2027, con i fondi che saranno erogai solo dopo la realizzazione delle predette riforme. Entrando nello specifico, ciascun partner (eccetto la Bosnia ed Erzegovina) al fine di ottenere quei denari ha presentato alla Commissione una “agenda delle riforme” posizionata su quattro settori: stato di diritto, capitale umano; business environment; agenda verde e digitale.

Al momento da parte della Commissione c’è disco verde per le cinque agende presentate, anche dopo il parere favorevole degli Stati membri riuniti in un apposito comitato. Un passaggio che è propedeutico a due accordi (Facility agreement e Loan agreement) che saranno siglati tra Paesi e commissione e quindi ottenere un pre-finanziamento per ciascun Paese beneficiario.

Il ruolo dell’Italia

Proprio in tema allargamento Roma ha immaginato un documento di posizione nazionale con proposte concrete e pragmatiche che contribuiscano ad accelerare il processo di adesione di tutti i candidati all’adesione alla Ue, senza discriminazioni verso i Paesi dei Balcani Occidentali.

La proposta italiana consta di tre punti. Primo: l’integrazione graduale, tramite misure che permettano un accesso anticipato al mercato interno europeo, per mostrare vantaggi politici ed economici tangibili ai cittadini dei Paesi candidati, in cambio delle riforme. L’Italia propone di partire dai settori ad alto valore aggiunto per i Paesi dei Balcani Occidentali come cyber-sicurezza, rafforzamento della Pubblica Amministrazione, gestione della migrazione, cooperazione tra imprese.

Secondo: contenimento della bilateralizzazione del processo. Sempre più spesso alcuni Stati membri “bilateralizzano” il processo di allargamento per risolvere questioni politiche aperte con specifici candidati: ad es. Bulgaria-Macedonia del Nord e Ungheria-Ucraina sulla questione della tutela delle rispettive minoranze nazionali. L’Italia propone di semplificare alcune stratificazioni accumulatesi nel tempo che impediscono progressi nei passaggi più tecnico-procedurali, pur salvaguardando l’unanimità in tutti i passaggi finali e di carattere politico.

Terzo: comunicazione strategica. Ovvero migliorare la comunicazione sui vantaggi dell’appartenenza all’UE, soprattutto rispetto ai nostri “rivali” strategici.

(Foto: ministero degli Esteri)

Parte da Roma la riunificazione europea dei Balcani

Tajani durante il vertice a Villa Madama ha toccato molti punti della politica che investe i Balcani, come Ue, Usa, Kosovo. Lo strumento operativo del gruppo “Amici dei Balcani Occidentali” si ritrova nel Piano di crescita che prevede quattro assi programmatici: l’integrazione nel Mercato unico, l’integrazione economica regionale, il pacchetto di riforme, investimenti da 6 miliardi di euro previsti fino al 2027

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