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Ancora la data non è certa. Con ogni probabilità, però, dopo la caduta del governo guidato da Olaf Scholz la Germania andrà alle urne il prossimo 23 febbraio. Come è trapelato dalle parole  del cancelliere uscente al Bundestag, la situazione è piuttosto complessa. Per il Paese e – forse ancor di più – sul piano politico. Perché, come spiega a Formiche.net Antonio Villafranca vicepresidente della ricerca di Ispi, “l’unica soluzione possibile per formare un governo è quella di una grosse koalition con soggetti politici difficilmente compatibili fra loro”.

Facciamo un passo indietro, alle origini di questa crisi di governo. La coalizione semaforo non è mai stata particolarmente stabile. 

No, è sempre stata al contrario molto litigiosa. D’altra parte le piattaforme programmatiche di socialisti, liberali e verdi sono molto diverse. In particolare fra liberali e verdi intercorrono grosse differenze che, in definitiva, si sono rivelate inconciliabili.

Quale, su tutti, si è rivelato lo scoglio davvero insormontabile?

Il rapporto fra debito e pil. I socialisti, assieme ai Verdi, avrebbero voluto derogare dal limite che fissa il parametro al 60% mentre per i liberali si tratta di qualcosa di invalicabile. Oltre alle profonde divergenze che si sono consumate sui tempi e le modalità della transizione ecologica.

Senza un esecutivo, quale sarà l’approccio al Bilancio?

È molto probabile che ora si apra l’esercizio provvisorio e che dunque la situazione si “congeli”: non ci saranno scelte strategiche in particolare sugli investimenti. Nessuna decisione reale di indirizzo in termini di politica economica.

Questo è un problema non solo per la Germania. 

Esattamente. Questa situazione di “stallo” e mancanza di prospettiva economica è un problema anche per le nostre filiere produttive nazionali. Basta pensare a ciò che sta accadendo infatti nel comparto dell’automotive. La prospettiva che la Germania permanga in questa situazione di stagnazione economica non è per nulla positiva per l’Europa.

Quali sono i passaggi più rilevanti del discorso di Scholz in parlamento?

Al di là degli aspetti più legati alle dinamiche di scontro politico interno, il cancelliere ha più volte rimarcato la necessità, per la Germania, di investimenti. Di qui si collega la necessità di superare – dalla sua prospettiva – la soglia del 60% nel rapporto fra debito e pil. I riferimenti alle capacità di investire, a mio modo di vedere, sono i più rilevanti. Va detto, comunque, che i problemi della Germania non dipendono solo da Scholz.

Un lascito dei governi precedenti?

Sono stati commessi, dai precedenti esecutivi, errori strategici abbastanza rilevanti che hanno portato a un’onda lunga che ha travolto la Germania portandola alla situazione attuale. Mi riferisco in particolare a due temi. Il primo è legato alla scelta tedesca di aver optato per dipendere pressoché esclusivamente dalla Russia per quanto riguarda le forniture di gas. Peraltro, Merkel sottoscrisse l’accordo per il raddoppio del gasdotto Nord Stream nel 2015. Ossia l’anno successivo all’aggressione della Crimea da parte di Putin. Per cui, c’erano già segnali poco rassicuranti su questo piano.

E l’altro errore?

È quello di aver impostato la crescita dell’economia tedesca in maniera del tutto sbilanciata verso le esportazioni. Un errore di valutazione, peraltro fortemente interconnesso con il primo, che ha funzionato in un contesto geopolitico di stabilità ma che ha mostrato tutti i suoi limiti in un quadro internazionale in forte subbuglio come quello in cui ci troviamo da ormai diversi mesi.

A questo punto, quali sono le soluzioni politiche che si profilano all’orizzonte?

Dipende da una serie di fattori, a partire dalle campagne elettorali che verranno condotte. Stando così la situazione, la Cdu è data attorno al 30%, l’Spd al 14%, i liberali più o meno al 4% (con il rischio di non superare la soglia di sbarramento), i Verdi più o meno al pari dei socialisti e Afd verso il 20%. Posto che Merz ha sempre detto che a livello federale non avrebbe mai fatto accordi con Afd, l’unica prospettiva possibile è quella di una coalizione larga tra cristiano-democratici e socialdemocratici. Anche se, stando ai numeri, potrebbe non bastare. A quel punto, bisognerebbe allargare ulteriormente il campo.

E i campi larghi non sempre funzionano. 

L’ipotesi di allargare la coalizione verso i liberarli, potrebbe far alterare i socialdemocratici. Di contro, una mano tesa ai verdi potrebbe creare non poche frizioni tra i cristiano-democratici. Insomma, la situazione è davvero molto complessa.

Scholz paga (anche) le scelte sbagliate di Merkel. Parla Villafranca

Caduto il governo guidato da Olaf Scholz, la Germania si trova in una situazione molto complessa e la prospettiva è quella di un governo – composito – e probabilmente con anime politiche difficilmente compatibili. Il cancelliere uscente paga anche scelte sbagliate fatte da Merkel, in particolare sull’eccessiva dipendenza da Putin per le forniture di gas. Colloquio con il vicepresidente della ricerca di Ispi, Antonio Villafranca

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